Draghi e Schaeuble |
Oristano 20 giugno 2021
Cari amici,
Chi pensava che Mario
Draghi avesse in Europa solo estimatori, per le sue non comuni capacità di
gestione politico-finanziaria (ben dimostrate durante la sua permanenza alla BCE), si
dovrà presto ricredere. In Germania c’è certamente un soggetto importante che
già in passato gli rivolse parole poco simpatiche: l’ex Ministro delle Finanze
tedesco e attuale Presidente del Bundestag, Wolfgang Schaeuble. Dopo l’approvazione
del Recovery Fund e l’assegnazione all’Italia di una cifra consistente, che
consentirà certamente di far ripartire il nostro Paese, in Europa (ma in Germania in particolare), essendo note le
nostre alte capacità, di ripresa, iniziano a storcere il naso.
Schaeuble per
primo, notando che l'Italia in qualche modo si sta riorganizzando per rimettersi in piedi,
cerca con ogni possibile mezzo di mettersi di traverso. E Schaeuble non è il solo invidioso. Un altro alquanto preoccupato è Valdis Dombrovskis, il Vicepresidente Lettone della Commissione
Europea, tanto è vero che ha subito rilanciato l'idea di ripristinare appena
possibile il "Patto di stabilità". Il nostro Draghi, sarà indubbiamente bravo e
autorevole (come lo è stato alla BCE), ma i nemici dell'Italia di certo non mancano! L'Italia da lui guidata - pensano i falchi prima indicati - non pensi ora
di crescere affidandosi solo al debito: «Gli squilibri macroeconomici restano eccessivi».
Debito troppo alto, bassa produttività e un mercato creditizio in sofferenza,
questa l’opinione sul nostro Paese in Europa!
Quello che meraviglia non poco è
il fatto che certi timori e certi discorsi nei nostri confronti si stanno facendo
addirittura prima dell'arrivo dei fondi messi a disposizione, quando i prestiti del Recovery non sono neppure partiti! È
un'allerta, amici, che nasce da vecchi sentimenti negativi nei nostri confronti, purtroppo mai tramontati. Il primo punto è la sfiducia verso l'Italia. Non bastano le garanzie dell'ex
capo della BCE a spazzare via i dubbi sul carattere degli italiani. Resiste il
sospetto di una spesa allegra del debito, fatta da un Paese che preferisce
assistere piuttosto che investire. È un pregiudizio, ma che non è facile da
smentire. È la vecchia storia della «bella vita», con gli italiani ricchi (evasori con i risparmi in banca e la casa di proprietà) e uno Stato scialacquatore che non rispetta le regole del gioco.
Per Schaeuble, poi,
questa è anche una questione morale. C'è un'Europa che continua a
ripetere di non voler pagare per le cicale italiane. L'altro sentimento negativo nei nostri confronti è che l'Italia, che ha eccelse menti pensanti e grandi capacità creative, possa contare di più in Europa, e con Draghi alla guida questo è davvero possibile. La paura che L'Italia con Draghi possa essere un vero punto di riferimento in Europa impensierisce non poco i Paesi nordisti dell'Unione Europea. Draghi, questa è la maggiore preoccupazione, sta
riportando l'Italia al centro della scena, e l'idea che Draghi possa occupare il vuoto lasciato
dalla Merkel terrorizza non poco. L'Italia che possa contare troppo in Europa non fa certo comodo a Berlino, anzi impaurisce!
Amici, ecco la conferma di quanto dicevo prima. Mario Draghi, uomo
esperto e navigato, quando Wolfgang Schaeuble, Presidente del Bundestag, il
Parlamento tedesco, in un suo recente discorso evocò la figura di Alexander Hamilton sentì sulla schiena uno
spiffero gelido colpirlo come una frustata. Per aiutarvi a capire meglio, ricordo che Hamilton fu uno
dei padri fondatori degli Stati Uniti d'America. Segretario al Tesoro col
Presidente George Washington, fu il fondatore, con John Adams, del partito
Federalista. Qualcuno lo considera l'uomo che ha indirizzato le tredici colonie americane verso un destino da grande potenza. Per altri invece, come Thomas Jefferson, Hamilton fu il patriarca dei poteri forti,
un cinico uomo d'affari che tradì lo spirito libertario della repubblica
americana.
Da grande accentratore, Hamilton operò togliendo
spazio ai singoli Stati; sottrasse autonomia economica
agli Stati e mise in atto una mossa mai tentata prima: la condivisione del
debito, commissariando il potere degli Stati della federazione e creando la Banca
Nazionale. Si può dire che è in questo modo che le colonie sono diventate
l'America di oggi e, forse, questa era una delle strade possibili. Ebbene, Schaeuble
citando il nemico di Jefferson, trasporta nell’Europa di oggi quella sua visione:
«Serve un patto di riscatto del debito per la zona euro sul modello dello
storico fondo di ammortamento istituito da Hamilton nel 1792».
Il criptico messaggio di Schaeuble
in realtà aveva un destinatario preciso: proprio Mario Draghi; ne fa anche nome e
cognome: «Ho discusso più volte di questo azzardo morale. Lasciati a sé
stessi, i membri di una Confederazione di Stati rischiano di soccombere alla
tentazione di contrarre debiti a spese della Comunità». Schaeuble come
sappiamo non ha simpatia per l’Italia. Ora, notando che il nostro Paese in
qualche modo sta cercando di rimettersi in piedi, cerca di stoppare la nostra
ripresa.
Cari amici, la ricreazione, con l’assenza del patto di stabilità, sta per finire. Di recente il
vicepresidente lettone della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha
paventato il ripristino del Patto di stabilità nel 2023, mentre sono arrivati i
primi avvertimenti a Italia, Cipro e Grecia ad usare prudenza nello spendere i
fondi europei, a “limitare la crescita delle spese”, favorendo gli
investimenti “in ricerca, istruzione e infrastrutture pubbliche” in luogo della
spesa corrente. Il ritorno alle regole di bilancio, nelle intenzioni del Commissario
all’Economia ed ex premier Paolo Gentiloni, sarebbe comunque accompagnato da
una volontà di riforma del Patto, considerato “troppo complesso” e di fatto
ormai obsoleto nel quadro creato dalla pandemia, un progetto però già avversato
da diversi Paesi membri, tra cui Austria, Germania, Finlandia e Svezia.
Credo di poter dire, cari
lettori, seppure non sia un grande esperto di economia, che le ricette “pane e acqua” non
sono più in grado di funzionare. Se l’Europa vorrà, davvero, salvarsi dalla
possibile scomparsa (come Unione Europea), dovrà certamente utilizzare tre strumenti
oggi trascurati, che sono fattori fondamentali: uguaglianza, crescita e giustizia
sociale. È solo questa la soluzione principe ai problemi attuali del debito, che dovrà tener conto della solidarietà. Non è certo con la forza della coercizione alla fame, ma con il giusto riconoscimento dei diritti, che si fonda una vera Società civile.
A domani.
Mario
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