Oristano 14 giugno 2021
Cari amici,
L’utilizzo degli
organismi viventi come armi da utilizzare contro i nemici, ha radici lontane.
Pare che gli insetti siano stati i primi ad essere utilizzati dall’uomo come
armi biologiche. Si ipotizza addirittura che questo tipo di armi, composte da
esseri viventi, cominciarono ad essere utilizzate nientemeno che nel
Paleolitico Superiore (oltre 10.000 anni fa). Era un periodo dove le lotte tribali
avvenivano ancora con l’uso di armi elementari, come le pietre e i bastoni, un sistema
rudimentale utilizzato anche per la caccia delle prede.
In realtà l’uomo,
contrariamente alle altre specie, non cacciava aggredendo le prede prendendole
di petto, ma utilizzando appositi oggetti da lanciare e colpire da lontano la
preda. L’uomo, dunque, diventato capace
di uccidere le prede a distanza, perfezionando sempre più gli strumenti come
fionde e lance. In questo modo risultava più semplice e meno pericoloso
procacciare il cibo per sé e la Comunità. Col passare del tempo gli
strumenti si perfezionarono, diventando più potenti ed efficaci: dalle lance in
legno e selce ai giavellotti, fino ad arrivare, secolo dietro secolo, alle armi
più recenti, quelle da fuoco, mantenendo, comunque, il principio generale della
cattura e della eventuale offesa al nemico: “colpire da lontano”. Per quanto
riguarda l’approvvigionamento alimentare, alla caccia seguì la domesticazione e
l’allevamento; si stima che il primo animale domesticato sia stato il cane,
attorno al 15.000 a.C. Poi fu il turno di cavalli, cammelli, elefanti, e così
via.
La domesticazione portò
all’uomo anche la possibilità di utilizzare gli animali addomesticati come arma
contro il nemico. Questi animali venivano comunemente utilizzati in guerra, ma
avevano il “difetto” di disertare durante la battaglia, per via del loro
istinto di conservazione. Per fortuna, però, l’uomo si accorse che in
natura ci sono anche esseri viventi, tipo certi insetti sociali come le api, che nella loro evoluzione
hanno sviluppato la tendenza a difendere il super organismo di cui fanno parte
(l’alveare) fino alla propria morte, se necessario. E le utilizzò contro il nemico.
Per l’uomo primitivo
trovare gli alveari delle api selvatiche risultava abbastanza facile; gli
agglomerati di api, erano anche facilmente trasportabili, per cui un uomo
robusto, con un buon braccio, poteva lanciare facilmente uno di questi nidi
(grandi più o meno come una palla da basket) alla sua preda o al suo avversario,
causando in questo modo un caos indescrivibile. In tempi antichi gli strateghi militari
vedevano nelle api una vera e propria forza bellica.
Lo avevano certamente
osservato quando uno sciame formato da una moltitudine di piccole api (apis
mellifera) era in grado di mettere in fuga addirittura un orso! Questo faceva
presumere loro che anche un gruppo inferocito di uomini in battaglia poteva
essere messo in fuga dalle api, facendolo battere in ritirata. Le api, lo
sappiamo bene, per via del loro pungiglione col quale iniettano il veleno, sono
in grado non solo di provocare dolori piuttosto acuti, ma anche di suscitare
panico e paura. Insomma, quando decidono di difendersi possono arrecare un
danno enorme, specialmente se paragonato alla loro piccolissima stazza.
Usare le api in battaglia
è certo un’idea geniale, anche se non priva di problematiche. Uno dei problemi,
per esempio, è che le api sul campo di battaglia non si preoccupano solo
di “pungere” le fazioni nemiche, ma anche gli “alleati”, non solo quindi i
“nemici”. Insomma, il cosiddetto “fuoco amico” era all’ordine del giorno! Il
vantaggio comunque era evidente, in quanto gli alveari lanciati nei punti
giusti erano in grado di rompere un assedio e far scappare i nemici allo
scoperto. Anche le tecniche di
“lancio delle bombe d’api” col tempo diventarono raffinate. Inizialmente questi
nidi contenenti api erano come una sorta di granate messe dentro ad una scatola: non potevano essere lanciati molto lontano, e nel momento in cui
“esplodevano” i proiettili (ovvero le api) schizzavano in ogni direzione,
pungendo chiunque. Diventò perciò necessario trovare un modo per direzionare gli
arpioni avvelenati. Per raggiungere un miglior risultato, si usarono diversi metodi.
I TIV, ad esempio, un
gruppo etnolinguistico della Nigeria, sviluppò un cannone d’api, ovvero un
corno molto lungo, appositamente sagomato. Una volta caricate le api dentro al
corno, questo veniva puntato verso il nemico. Per via della forma e della
lunghezza del corno, le api venivano a tutti gli effetti direzionate verso il
nemico. Anche i Maya utilizzavano le api (o le vespe) come armi. In un testo di
miti e leggende Maya (il Popol Vuh), si parla della costruzione di una sorta di
manichini vestiti da guerrieri, opportunamente agghindati, con una zucca al
posto della testa, che conteneva l’alveare. Quando gli aggressori colpivano i manichini,
gli insetti reagivano furiosamente. Questo metteva in fuga gli assalitori,
permettendo così ai Maya di colpirli mentre scappavano in preda al panico.
Nei secoli successivi, in
particolare durante gli assalti ai castelli e alle città fortificate, gli
assediati utilizzavano le “bombe di api”
lanciandole sugli assedianti dall’alto delle mura durante i periodi di assedio.
Fu così che nella progettazione di alcuni castelli si pensò di piazzare gli
alveari direttamente sulle mura cittadine, dove avrebbero potuto assolvere ad
un duplice scopo: in tempo di pace avrebbero prodotto miele, cera e propoli, in
tempo di guerra avrebbero prodotto morte e scompiglio fra le fila nemiche.
Cari amici, Vi potrei
raccontare molte altre storie sull’uso in battaglia delle api, ma sarebbe
troppo lungo e vi annoiereste. Vu riporto solo un paio di esempi. I romani,
seppure militarmente validissimi, subirono una sonora sconfitta nel 197 a.C. quando i cittadini di Hatra, (ora Iraq),
usarono insetti contro le legioni dell’imperatore Settimio Severo. Nonostante
non sia specificato se si trattasse di api o vespe, i romani persero la
battaglia. L’altro esempio che riporto successe durante le Crociate, quando i
cristiani combatterono per cacciare i musulmani da Gerusalemme: entrambe le
fazioni usarono le api. Secondo le cronache del tempo, Riccardo Cuor di Leone
portò in battaglia numerosi vasi contenenti api da utilizzare a scopo bellico.
Il mondo delle api, cari
lettori, è davvero un mondo straordinario! Se non esistesse, bisognerebbe
inventarlo!!!
A domani.
Mario
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