Kihnu, l'isola dove vige il matriarcato |
Oristano 6 giugno 2021
Cari amici,
Noi sardi sappiamo bene
cos’è il “Matriarcato”, dato che l’antica civiltà barbaricina l’ha
sempre praticato, tanto che ancora oggi retaggi di quell’antico costume, che
dava alle donne la gestione forte della famiglia, in parte è ancora in auge.
Ebbene, seppure per molti il matriarcato possa essere considerato un retaggio
storico, esso esiste ancora! E' ancora presente in Europa, in Estonia, precisamente nelle
isole di Kihnu e Manija.
Su queste due isolette
vivono poco meno di mille persone, in gran parte donne, con pochissimi uomini. Qui
la vita sociale è totalmente regolata e gestita dalle donne, tanto da essere considerata
come l’ultima società matriarcale in Europa, dove le donne anziane si
occupano di tutti gli aspetti della vita quotidiana mentre i loro mariti
viaggiano per mare. Kihnu e Manija sono situate nel mar Baltico e fanno parte
dell’Estonia, dove permane da secoli una cultura davvero arcaica.
Le due isole sono abitate
da una Comunità chiusa, che non accetta innovazioni, conservando con orgoglio gli antichi ritmi di vita e le tradizioni. Molte forme di cultura popolare sono, infatti, rimaste intatte: riti e danze,
costumi tradizionali, dialetto e lavori con l’ago. A ornare questa rara
testimonianza sono i tradizionali canti runici precristiani, che possono essere
sentiti tutt’oggi in queste isole. L'antico costume tradizionale, pensate, non viene indossato solo
in occasione di una sagra o di una festa popolare, ma è l’abito
quotidiano, in quanto ritenuto un simbolo di non contaminazione, di conservazione, di ricordo e proseguimento orgoglioso del passato. Ancora oggi si può incontrare una abitante di Kihnu vestita con una
tradizionale gonna a strisce verticali, che si muove su una motocarrozzetta per andare da
qualche parte.
Amici, la vita particolare portata avanti da questa Comunità, è considerata un vero fenomeno culturale non solo per l’Estonia
ma per l’intera Europa; comportamento sociale che ha consentito il permanere dell'antica cultura storica presente in queste minuscole isole. In particolare gli usi e costumi praticati in quella di Kihnu (l’isola è lunga
solo 7 km e larga 3,3 km) sono stati inclusi nel patrimonio orale e immateriale
dell’umanità, con la protezione dell'UNESCO. In questi luoghi il matriarcato del passato si è conservato
integro, senza cambiamenti, stante il fatto che la maggior parte dell’anno gli
uomini lo trascorrono in mare, impegnati nella pesca e nella caccia alle foche.
Neppure col passare del
tempo le abitudini praticate per secoli sono state cambiate. I pochi uomini di queste
due isole, viaggiando a lungo per mare lontani da casa per poter guadagnare il
necessario, non sono quasi mai presenti nella Comunità; i giovani isolani, invece, iniziano a rompere la tradizione della pesca andando a cercare fortuna nelle grandi città. Così le isole restano gestite dalle donne
anziane. Il posto, in realtà isolato dal resto del mondo in quanto in balia
delle avverse condizioni meteorologiche, crea agli abitanti una vita molto
dura. Per queste ragioni le isolane (oltre al lavoro dell'accudire la famiglia) sono abituate a lavorare sodo fuori casa e a prendersi
cura delle maggior parte dei necessari lavori: arano il terreno, guidano i trattori,
cuciono i vestiti e provvedono al bestiame.
Si, cari amici, nel
freddo Mar Baltico - quello su cui si affacciano tra le altre anche la
Finlandia, la Germania, la Polonia e la Svezia, in queste due piccole isole il
tempo sembra essersi fermato! Il fatto che ancora oggi a gestire la vita nelle isole di Kihnu
e Manija siano le donne a “governare” e guidare la vita, ha una forte motivazione tutt'ora valida. Il motivo per cui c'è ancora il matriarcato, è che qui gli uomini, ieri
come oggi, sono sempre lontani da casa: per pescare, per lavorare altrove, per
combattere e così via. Per questo, da secoli, le donne della Comunità continuano
a svolgere tutte le mansioni, dalle più tipiche per il genere femminile, come
occuparsi della casa e dei figli, fino a quelle che lo sono meno, come tagliare
la legna, pascolare il bestiame (soprattutto pecore) e costruire le case.
A Kihnu, per esempio,
anche il mantenimento delle tradizioni è strettamente in mano femminile: sono loro infatti a tramandare le
danze e i canti popolari (che hanno un'enorme importanza per la cultura locale),
come anche a gestire l'insegnamento dell'arte tessile alle nuove generazioni.
In questo microscopico angolo di Estonia i tessuti hanno molta importanza,
incarnano un valore simbolico, si usano per tutte le cerimonie più importanti e,
attraverso disegni e fantasie, raccontano la storia di questa popolazione.
Anche le cerimonie
ufficiali (come i matrimoni e i funerali) vengono celebrate dalle donne, a
differenza di quasi tutto il resto del mondo. E nel tempo questa caratteristica
ha attratto curiosi, giornalisti e studiosi da tutti i continenti. Ne ha
scritto il New York Times in un lungo reportage, per esempio, e il National
Geographic ha scattato delle bellissime immagini della vita quotidiana
sull'isola. A questa società matriarcale poi sono stati dedicati servizi TV,
studi e tesi di laurea.
Cari amici, questa
piccola Comunità, che ha saputo mantenere usi costumi e tradizioni del passato, è
un esempio di come sia importante il passato, ma dimostra anche quanto sia sempre
stato alto il valore delle donne! Nel mondo attuale, purtroppo, questo loro valore stenta
ancora ad affermarsi appieno.
Personalmente plaudo a questa ‘conservazione del
passato’, dove le donne, dimostrando capacità e saggezza, si occupano di custodire
il patrimonio culturale ereditato dalle generazioni precedenti, tramandandolo a
quelle future. La loro eredità, come detto prima, è ricca di danze, giochi,
musica, ricami e persino riti funebri. Pensate, a sessant’anni le isolane
iniziano a preparare tutto il necessario per il proprio funerale: confezionano i
vestiti per la sepoltura, lavorando a maglia anche i guanti per i giovani
uomini che loro hanno scelto come scavatori delle proprie tombe! C'è davvero tanto da scoprire nell'universo femminile...
Grazie amici, a domani.
Mario
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