Oristano 8 giugno 2021
Cari amici,
La battaglia, lunga e
defatigante, messa in atto sia per eliminare questo pericoloso grasso dall’alimentazione
umana che per diminuire la deforestazione nelle zone di produzione, purtroppo
non è ancora finita! Illusi dalla martellante pubblicità che in lungo e in
largo ora reclamizza i nuovi prodotti (dove prima veniva largamente utilizzato l’olio
di palma) con la scritta “Non contiene olio di palma”, in tanti abbiamo pensato che la coltivazione di questa pianta fosse se non proprio cessata
almeno fortemente diminuita. Ma purtroppo così non è stato.
Il fatto che l’Olio di
palma sia (in particolar modo in Italia) praticamente sparito dalle nostre
tavole significa ben poco, perché quest'olio risulta ancora alquanto presente. Attualmente
sugli scaffali dei supermercati italiani compaiono sempre più prodotti
reclamizzati come “senza olio di palma”, e questo noi italiani possiamo considerarlo una
bella vittoria alimentare, ma guardando all’estero non è così. L’olio di palma, in realtà,
continua ad essere prodotto su larga scala, e il 60% dell’olio di palma
importato in Europa, seppure non venga ora utilizzato per il cibo lo è per produrre
energia, sia sotto forma di agro-combustibile (45%), cioè combustibile ricavato
da processi e da prodotti dell’agricoltura, che per produrre calore ed
elettricità (il restante 15%).
La realtà, amici, è che
seppure in Italia siamo riusciti ad eliminarlo da moltissimi cibi, la campagna
di boicottaggio messa in atto non ha risolto molto, in quanto la produzione
continua alla grande, avendo solo cambiato destinazione! Questo sta a significare che i
danni causati dalla deforestazione (dall’Amazzonia all’Indonesia) non sono
affatto cessati, ma continuano senza sosta. Questo comportamento ha fatto sì
che Legambiente avviasse una campagna di sensibilizzazione, chiamata “Stop
agli oli di palma e di soia per biocarburanti e elettricità”.
Grazie ad un emendamento
proposto dall’Associazione e presentato agli organi istituzionali, la
produzione industriale di olio di palma e di soia (maggiore responsabile della
deforestazione) sarà, per fortuna, esclusa dalla produzione di biocarburanti e
di elettricità; a partire dal 1° gennaio 2023, grazie ad una norma approvata il
31 marzo in Parlamento, la proposta verrà inclusa dall’esecutivo nella prossima
legge sulle energie rinnovabili, in un contesto di transizione ecologica in
pronta attuazione.
Cari amici, l’estrazione industriale
dell’olio di palma di danni ne continua a fare diversi, diretti e indiretti. In primis il
danno alimentare, accertato da un’indagine
svolta dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) su alcuni
contaminanti tossici che si formano nelle sostanze grasse e oleose sottoposte a
trattamenti di raffinazione ad elevate temperature, e a seguire il danno ambientale, in quanto la produzione industriale di olio di palma è responsabile
di una deforestazione significativa, che, tra l’altro contribuisce alla
scomparsa di molte specie animali come gli oranghi. In che modo, direte Voi?
La palma da olio cresce
solo nella zona equatoriale. Con l’85% della produzione mondiale, l’Indonesia e
la Malesia dominano il mercato. Queste aree sono anche quelle dei grandi bacini
di fitte foreste; attualmente la domanda sta esplodendo: negli ultimi dieci
anni la produzione di olio di palma è aumentata di quasi l’83%! Ogni giorno,
quindi, migliaia di ettari vengono bruciati per far crescere queste famose
palme, rendendo questa coltura una delle principali cause di disboscamento nel
sud-est asiatico, ma anche, più recentemente, in Africa.
L’Indonesia è diventata
così il terzo più grande produttore di CO2 al mondo, in particolare a causa di
questi incendi boschivi. Dopo aver bruciato le foreste, i produttori
industriali creano la monocoltura: superfici gigantesche sono così ricoperte
dalle sole palme. Le piante e gli animali che vivevano lì stanno perdendo il
loro habitat e stanno scomparendo ad alta velocità. La popolazione degli oranghi,
per esempio, è diminuita di oltre il 90% in un secolo sull’isola di Sumatra, dove si è diffusa la piantagione dell’olio di palma.
Altro problema di non
poco conto è l’uso indiscriminato di pesticidi e fertilizzanti chimici, come il
paraquat, comunemente usato in queste piantagioni. Tale prodotto altamente
tossico, vietato dal 2007 nell’Unione Europea, è chiaramente identificato come
cancerogeno e danneggia i sistemi riproduttivi degli animali, compreso l’uomo.
L’uso intensivo e su larga scala di prodotti tossici ha conseguenze disastrose
per l’ambiente e i suoi abitanti: influenzando anche la salute dei residenti,
contaminando il suolo, l’acqua e l’aria.
Cari amici, continuando
con l’egoismo del profitto a tutti i costi, stiamo lasciando un mondo
invivibile alle nuove generazioni. L’olio di palma rappresenta davvero un doppio
rischio: quello di minare la nostra
salute (secondo le stime e leggendo l’etichetta della Nutella, quasi il 70% della
composizione del barattolo era solo zucchero e olio di palma), con aumento dell’obesità,
diabete ma anche malattie cardiovascolari e ostruzione dei vasi sanguigni, e
quelli dei danni, spesso irreversibili, all’ambiente. Purtroppo, a tutt'oggi, la sfida su questo fronte è ancora
lontana dall’essere vinta.
A domani.
Mario
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