Oristano 29 marzo 2021
Cari amici,
Chissà quanti misteri,
relativi al nostro antico passato, si celano sotto metri ti terra o nelle
profondità del mare! Ogni tanto, a volte per casualità, veniamo a scoprire
l’esistenza di antiche civiltà, delle quali fino ad oggi nulla si sapeva! Come
è successo di recente il Iran, dove all'inizio del 2001 un'inondazione fece
straripare il fiume Halil che, creando frane e forti erosioni nelle terre
circostanti e spazzando via diversi strati di sedimenti consolidatisi negli
anni, portò alla luce i resti di una antichissima necropoli.
Le persone del posto, poco
istruite, non capendo l'importanza di quei meravigliosi ritrovamenti
cominciarono a venderli e, appena la notizia si diffuse, arrivarono i tombaroli
e i saccheggiatori, che senza cautela scavarono senza pietà recuperando in malo
modo le cose più appariscenti. Per lungo tempo nessuna autorità iraniana venne
a conoscenza di questi scavi abusivi e dei ritrovamenti effettuati e venduti in
particolare all’estero. Poi, man mano che questi magnifici ritrovamenti
archeologici si moltiplicavano e cominciarono ad apparire in vendita online e
all'asta, iniziarono i primi sospetti e le autorità effettuarono le prime
indagini.
Le opere ritrovate erano
straordinarie: c'erano sculture, vasi, recipienti in bronzo intarsiati,
addirittura giochi da tavolo e anfore con decorazioni mai viste prima. Alcuni
di questi manufatti presentavano intarsi con lapislazzuli e altre pietre
preziose; le raffigurazioni sui vasi e le anfore rappresentavano palmeti,
coltivazioni, guerrieri che affrontavano grandi felini e addirittura palazzi a
forma di piramide e armi. Ma non si riusciva a capire da dove venissero, e
nemmeno a quale civiltà facessero riferimento.
Durante le prime indagini
la prima convinzione fu che questi oggetti fossero dei falsi riprodotti con
grande maestria, ma un dubbio atroce si presentava agli esperti: perché mai dei
falsari avrebbero dovuto produrre reperti di una civiltà inesistente? Sarebbe
stata una pazzia, per cui si iniziò a pensare ad originali appartenenti ad una
civiltà esistita in passato ma della quale nulla si sapeva. Tracciando le
spedizioni fatte verso collezionisti e case d'aste, nel 2003 la polizia
iraniana cominciò ad interrogare e arrestare trafficanti e commercianti del
mercato nero, nella convinzione di trovare le risposte cercate.
Le case d'asta dove i
reperti finivano non davano molte informazioni sui manufatti, anzi ne davano
pochissime, ma indicavano la provenienza come "Asia centrale". La
polizia iraniana scoprì che la spedizione di questi strani oggetti partiva da
Teheran, Bandar 'Abbas e Kerman, con destinazione diversi acquirenti di tutto
il mondo. Ad un certo punto le indagini (sicuramente qualche fornitore messo
alle strette parlò) accertarono che questi oggetti potevano essere ricondotti a
una località nella valle del fiume Halil, a circa 40 chilometri a sud di Jiroft,
una piccola e remota cittadina nel sud-est dell'Iran,
nella regione del Balochistan.
Su questa valle, però, nessuna
autorità iraniana aveva autorizzato scavi o era a conoscenza di ritrovamenti effettuati
in quest'area. Finalmente, dopo le prime verifiche, il rebus iniziò ad apparire
chiaro. Le autorità dell'archeologia iraniana cominciarono gli studi ufficiali
nel sito e rilevarono che, purtroppo, i saccheggi avevano devastato una zona
importantissima e ora veniva molto difficile ricostruire con precisione la
posizione dei siti, ma lentamente si venne a capo del problema.
I risultati furono
davvero sorprendenti. Quelli scoperti erano i resti di una civiltà urbana del
III millennio a.C. apparsa dal nulla in una delle regioni più remote
dell’altopiano iranico; vennero alla luce migliaia di reperti, anche in pietre
semipreziose finemente lavorati, un enigmatico sistema di scrittura e
indiscutibili contatti con la lontana Mesopotamia. Reperti, dunque, che venivano
da una civiltà vissuta tra i 4 mila e i 5 mila anni fa e che nessuno, prima di
allora, era mai venuto a conoscenza della sua esistenza.
Per alcuni studiosi questa
civiltà poteva essere quella del regno di Marhashi, teoria confortata da alcuni
elementi storici: le iscrizioni dei re dell’impero mesopotamico di Akkad, che
ricordano vittoriose imprese contro quel potente stato localizzato nella
regione orientale dell’altopiano iranico. In una di esse viene narrato con
dovizia di particolari l’epilogo del conflitto: «Rimush […] ha sconfitto in
battaglia Abalgamash re di Marhashi […] Quando conquistò l’Elam e Marhashi
portò via 30 mine d’oro, 3600 mine di argento e 300 schiavi e schiave». Poiché
è accertato che Akkad si colloca cronologicamente nella seconda metà del III
millennio a.C., più precisamente tra il 2350 e il 2200 a.C., e dato che
Marhashi è ad essa contemporanea, anche questa città è databile tra il 2350 e
il 2200 a.C.
Si trattava dunque di una
scoperta storica, capace di ridefinire la storia dell'umanità, in quanto una
nuova civiltà nell'età del bronzo non era mai stata prevista da studi
precedenti. A dirigere i lavori sull’importantissimo sito posto su quell'altopiano iranico l'archeologo iraniano Yousef
Madjidzadeh, forse il primo ad essersi accorto del valore e dell'importanza
storica di quei ritrovamenti. Le squadre di archeologi da lui guidate hanno
scavato il terreno fino a 11 metri di profondità, e lentamente sono apparsi
anche i palazzi a forma di piramide, quelli rappresentati sui manufatti. Il
sito era una enorme necropoli, straordinariamente ricca, tanto che attualmente
è considerata la principale di questa nuova civiltà prima sconosciuta.
I lavori di scavo
continuano e c’è da dire che alcune delle strutture architettoniche scoperte
dagli archeologi hanno già svelato molto altro: un edificio di culto, e
addirittura un'intera cittadella fortificata. Ma per studiare un complesso urbano
grande molti ettari e reperire e studiare centinaia di oggetti e reperti
archeologici ci vuole del tempo. Un lavoro lungo e certosino, e ci vorrà
parecchio tempo prima di arrivare a sapere molto di più di questa grandiosa, antica civiltà.
Fin dai primi riscontri
l’incredibile materiale venuto alla luce ha permesso di abbozzare ipotesi che,
se confermate, dimostrerebbero come nel III millennio a.C. la regione del
Balochistan, nel sud-est dell'Iran, aveva raggiunto uno sviluppo simile a
quello della lontana Mesopotamia, ritenuta la vera culla dell’umanità; un
primato che, per oltre un secolo dalla sua scoperta, è stato impossibile
scalzare. Ora però, la storia potrebbe essere riscritta, o almeno riletta, in una
prospettiva più ampia, a riprova di come altre civiltà avessero raggiunto
livelli di sviluppo altrettanto sofisticati anche in altre regioni del mondo. La storia ha ancora molto da raccontare...
A domani, amici.
Mario
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