Oristano 19 marzo 2021
Cari amici,
Oggi è la "Festa del Papà". Auguri a tutti i papà del mondo! In questo giorno di festa (sono papà anch'io...) il mio blog, considerata la mia innata curiosità, torna indietro nel tempo, ricordando, insieme a Voi amici lettori, le straordinarie conviviali degli antichi romani.
Che gli antichi romani fossero
dei veri amanti delle feste che duravano non solo molte ore ma anche parecchi giorni, con l’allestimento
di conviviali dalle mille portate, che essi consumavano sdraiati mollemente sui
triclini, è cosa oramai ben nota; riunirsi in conviviali così esagerate era un modo per trascorrere il tempo in allegria, mangiando
e bevendo a volontà, senza limiti, come ci hanno rendicontato i grandi scrittori dell’epoca.
Feste gioiose, certo, ma con finali anche molto trasgressivi. Si, questo antico
popolo, intelligente e capace, che riuscì a conquistare gran parte del mondo
allora conosciuto, nei momenti di svago amava e osava anche “esagerare”, consumando sostanze da sballo, ovvero sostanze che altro non erano che quelle che noi oggi definiamo droghe
allucinogene.
Durante le feste più importanti
(dai Saturnalia ai Floralia, solo per citare le più note), questo popolo, per poter
raggiungere gli effetti psichedelici desiderati, aveva scoperto un modo
particolare per stordirsi: consumare la testa di un pesce, che abbondava nel
Mare Mediterraneo: la Salpa. Questo pesce comune (noto anche con il nome di Mangiaracina),
seppure poco saporito, contiene nella testa dei componenti particolari, capaci
di creare quegli effetti psichedelici desiderati, che oggi possiamo paragonare
a quelli creati dall’LSD.
Si, amici, proprio la sarpa
salpa, un pesce che appartiene alla famiglia degli Sparidi, come il sarago e
il dentice. Con il corpo e la forma tipica degli sparidi, allungato, ovale, con
dorso e ventre convessi, peduncolo caudale sottile, coda bilobata e livrea
argentata, la salpa ha la bocca piccola, posta all’apice del muso e rivolta leggermente
verso il basso; la specie è dotata di denti appuntiti, utilizzati per raschiare
le alghe dagli scogli. Pesce poco apprezzata in cucina, a causa del cattivo
odore di fango che emettono le sue carni, è molto presente in tutte le zone
costiere mediterranee sino a 30 metri di profondità; è presente anche nell’Atlantico
Orientale, e ama pascolare in prossimità di praterie di posidonia e di ambienti
rocciosi. Poco solitaria, questa specie è ‘gregaria’, vivendo sempre in grandi
gruppi.
Il suo nome più noto, Mangiaracina,
non si sa esattamente come sia nato, anche se, in ipotesi, potrebbe derivare o
dal fatto che mangia un tipo di alga che produce delle piccole bacche che
ricordano gli acini dell’uva, oppure per il fatto che i mari si popolano di
questo pesce soprattutto nel periodo della vendemmia, che è il momento in cui
depongono le uova; il nome potrebbe anche derivare dal fatto che anticamente questo
pesce veniva pescato con una sorta di reticolato di lenze a cui erano applicati
degli ami che ricordano il raspo dell’uva. Un’ultima ipotesi è che, essendo la
salpa, in età adulta, vegetariana, in passato la si pescava anche con la polpa
dei mandarini e dei piccoli chicchi di uva di cui va ghiotta.
Ma torniamo ai nostri
antichi romani, che utilizzavano la sarpa salpa come droga ricreativa e allucinogena.
Non si sa con precisione come essi avessero scoperto le proprietà allucinogene
di questo pesce, tuttavia sappiamo che la salpa veniva abitualmente consumata per creare un
clima di trasgressione, ovvero come droga allucinogena. Oggi che gli studi su
questo pesce sono stati approfonditi, possiamo affermare che nella testa di questo
sparide ci sono sostanze capaci di creare attività psicotropa, con
effetti che possono perdurate a lungo, anche per circa 36 ore. L’ipotesi più accreditata è che
questo pesce si nutra di alghe e/o fitoplancton contenenti triptamina, una sostanza che, perdurando nella testa del pesce, crea poi in chi lo consuma potenti effetti
allucinogeni.
La triptamina
è un alcaloide presente in natura in alcune piante, funghi ed animali. Strutturalmente simile all'amminoacido triptofano, da
cui deriva il suo nome, la triptamina, come in questo caso, risulta presente in alcune
aree del cervello del pesce, e svolge il ruolo di neuromodulatore e neurotrasmettitore. Non
per niente questo pesce in arabo, è chiamato “il pesce che fa sognare”,
e c’è da dire che le sue proprietà allucinogene si manifestano in particolare
quando viene mangiata la testa. Oltre i romani e gli arabi anche i polinesiani
utilizzavano questo pesce a livello cerimoniale, considerato che era la via per raggiungere una efficace comunanza
con lo spirito.
Nel 2012, uno studio è
stato condotto su “come questo pesce provoca le allucinazioni”; il
lavoro è stato pubblicato sulla rivista ‘In Vitro Cellular and Development Biology’. Lo
studio ha evidenziato che gli effetti sono dovuti a qualcosa che ha a che fare
con la dieta del pesce, costituita dal fitoplancton che cresce sui fondali,
anche se non è ancora chiaro quale sia, esattamente, la tossina specifica che provoca
le allucinazioni in chi mangia le salpe, in particolare la testa. Un punto
interessante sono gli alcaloidi del gruppo indolo, che sono naturalmente
presenti in alcune alghe e fitoplancton che il pesce mangia, sostanze che hanno
una struttura chimica simile all’LSD.
Cari amici, quando sono
venuto a conoscenza che la Salpa era un pesce allucinogeno, utilizzato dagli
antichi romani per le loro feste trasgressive, la cosa mi ha davvero
incuriosito; riflettendo ho pensato che in realtà l’uomo, da che mondo è mondo,
ha sempre cercato di stordirsi con le droghe, per poter superare le avversità della vita. Lo
ha fatto con l’alcool e con l’aiuto delle altre sostanze contenute nelle piante
(in primis il papavero) oppure, come in questo caso, consumando questo pesce
particolare. Insomma la voglia di evasione, la voglia di stordirsi con sostanze
“da ballo”, c’era ieri, c’è oggi e credo che ci sarà anche in futuro.
A domani.
Mario
Sarpa Salpa, il pesce allucinogeno |
Nessun commento:
Posta un commento