Oristano 26 marzo 2021
Cari amici,
Sullo spopolamento degli
antichi, piccoli borghi, che numerosi sono presenti da tempo immemorabile nella nostra
Isola, ho scritto non poche volte su questo blog. In queste mie riflessioni ho
ribadito che la loro salvezza, dalla quasi certa, totale estinzione (con irreparabile perdita della loro storia e tradizioni), potrà avvenire solo con la loro rivitalizzazione a livello turistico, ovvero
con la diffusione della loro conoscenza e della riscoperta degli antichi modi di vivere, riportando alla
luce i costumi e le tradizioni del passato, i valori, i saperi e i sapori, a
volte unici, che col tempo si sono prima appannati e poi diventati obsoleti e
dimenticati.
Si
amici, il lento, costante e inesorabile spopolamento sta cancellando la gran parte di
questo nostro antico e straordinario passato, che, volendo però, possiamo
ancora salvare e riportare in auge. L’esempio che porto oggi va proprio in
questa direzione, e curiosamente parte proprio dalla mente eccelsa di un
abitante di un piccolissimo, minuscolo villaggio sardo, che oggi conta solo 13
abitanti: Lollove. Si, in questo piccolo ma meraviglioso borgo in Provincia di Nuoro, Simone
Ciferni sta tentando un’operazione straordinaria di ricostruzione e
valorizzazione mai tentata prima, che sa di vera, meravigliosa avventura!
Vediamola insieme.
Simone Ciferni, protagonista di
questa avventura, è nato 31 anni fa a Lollove, un borgo di 13 abitanti posto vicino a
Nuoro. Negli anni Novanta del secolo scorso Simone era un bambino vivace e
iperattivo, che giocava curioso tra le strette viuzze di quell’antico
villaggio, fatto di poche case in pietra (ben diverse da quelle di oggi) che si
affacciavano sulle campagne dove pascolavano pecore e capre. Il posto è incantevole, ma il bambino capisce
che quel luogo, seppure bello, è isolato, lontano dalla città, e lui ha bisogno di conoscerlo
quel mondo, vuole fare esperienze più grandi, non certo rimanere inattivo, seduto ad osservare senza agire.
La sua è una famiglia
della “Nuoro bene”, impegnata nei servizi della ristorazione, e l’esigenza di
Simone viene tenuta in considerazione, tanto che il nucleo familiare si
trasferisce a Nuoro. L’abbandono di quel borgo, comunque, gli fa venire una
immensa tristezza. A scuola è un ragazzo studioso e attento e apprende con velocità, ma si
accorge che non gli basta, che ha bisogno di fare ulteriori esperienze: Lui ha
bisogno di conoscere il mondo a 360 gradi! Conseguito il diploma di Ragioniere,
Simone si laurea in Economia e gestione aziendale. I genitori sperano che si
impegni nell’azienda di famiglia, ma ciò non lo appaga e Simone decide così di fare
esperienze all’estero.
La sua prima meta raggiunta
è l’Inghilterra. Approda a Londra, la città che da sempre è nel cuore dei
giovani, centro mondiale che fa sognare e fantasticare più di molte altre città.
Il suo girovagare, però, è solo all’inizio. Nel 2016, bisognoso di ulteriori esperienze,
approda in Sudafrica. Trova lavoro in un ristorante, a Stellenbosch, un piccolo
borgo posto nella parte meridionale del Continente Africano; abituato a guardarsi intorno,
si accorge che quegli immensi spazi intorno al villaggio sono popolati da centinaia di fattorie (ne
conta oltre 300), e fra queste tanti altri piccoli villaggi, molto simili alla sua
Lollove. Luoghi piccoli ma incantati, che godono di un costante sviluppo
turistico che crea agli abitanti benessere e lavoro, rassicurandoli per il futuro.
Più li osserva e più si
rende conto che questo sviluppo turistico può essere trasportato anche nella
sua Sardegna! Simone, giorno dopo giorno, si convince che la sua idea può
funzionare e ipotizza di trasferire quella esperienza nella sua isola, partendo
dal suo villaggio natio: Lollove. Detto fatto. Con grande convinzione lascia
tutto e decide di rientrare in Sardegna. Vuole dare un futuro al villaggio che
lo ha visto nascere, al luogo magico della sua infanzia. Arrivato a Lollove si
mette subito all’opera. Di giorno inizia a ristrutturare le case in pietra, di
notte studia. Le idee non gli sono mai mancate! Vince un bando regionale: un
master di tre mesi sull’imprenditoria negli Stati Uniti. “Cavolo, gli
americani sarebbero i turisti ideali per Lollove”, pensa con convinzione.
Il suo progetto è semplice: l’ospite a Lollove si deve sentire parte del borgo; deve dormire,
consumare i pasti assieme agli abitanti, quelli che lì ci hanno sempre abitato. Certo,
si rende conto delle grandi difficoltà, perché Lollove è davvero un villaggio poco moderno, che
manca di tutto, non c’è neppure il segnale telefonico! “Meglio – pensa
Simone - questo sarà un punto di forza, non di debolezza; gli ospiti
vivranno un’esperienza detox: si ritroveranno a trascorrere il tempo come una
volta, senza tecnologia, immersi nella natura”.
Per sciogliere gli ultimi
dubbi, cocciuto e determinato com’è, vuole ancora studiare meglio il problema. Decide di partire
in Costa Rica, dove visita i piccoli villaggi, quelli da 70 abitanti o poco più.
Si accorge che anche lì vivono di turismo, immersi nell’ambiente; si convince ancora di più che
il suo progetto può funzionare anche a Lollove. Rientrato nel suo borgo natio si rimbocca subito
le maniche. Riavvia la piccola azienda di famiglia, che lo aiuta a realizzare
il suo sogno. Apre una piccola locanda, proprio dove prima c’era il laboratorio
della nonna, Zia Franzisca. Il dado è tratto!
Iniziano finalmente ad arrivare i primi turisti. È un successo. Dopo 48 ore
senza telefono i turisti-visitatori sembrano rinascere; si perdono nel borgo,
negli orti, tra le capre, le pecore, gli oliveti e le vacche, facendo amicizia
con gli scarsi abitanti, appena una dozzina. Per molti intossicati dai veleni
delle grandi città è un cambio epocale, un'esperienza che affascina; gustando
il cibo genuino di una volta quello che solo i nonni sanno ancora fare, ben
diverso da quello preconfezionato della civiltà industriale, sembrano rinascere
a nuova vita.
Cari amici, l’esperienza
di Simone la trovo geniale e capace di dare buoni frutti. Nonostante il periodo
difficile che si sta attraversando, credo che sia il momento giusto per poter
riscoprire i piccoli borghi, quelli più sicuri, quelli più sani. La vita all’aria
aperta in futuro sarà ben più necessaria di oggi; questo porterà la gente a
rivivere luoghi da tempo abbandonati, se sapremo creare le condizioni per
rivitalizzarli. Ecco perché apprezzo molto quanto Simone sta facendo per la sua
e nostra Isola, perché la Sardegna, col concorso di tutti noi, può recitare un
ruolo ben diverso da quello in cui da tempo è stata relegata! Non continuiamo a pensare che debbano essere gli altri a risolverci i problemi, abbiamo tanti giovani validi e preparati! A loro il compito del cambiamento!
Sono un sognatore, è
vero, ma immagino che le nuove generazioni potranno e dovranno portare avanti questi progetti di rinascita; se sapranno investire bene il loro
sapere e le loro capacità, costruiranno una Sardegna diversa: una Sardegna ripopolata nelle
zone interne, dove la bellezza della natura ancora ben tutelata sia qualcosa di ammaliante, una terra dove esiste ancora il valore del silenzio, dell’ascolto, lontano dal turbinio e dalle
sregolatezze della vita moderna delle metropoli. La Sardegna deve diventare per tutti qualcosa di preziosi e unico. Abbiamo questo meraviglioso patrimonio da difendere e che può darci ancora tanto, se saremo capaci di valorizzarlo,
come sta facendo oggi Simone, a cui va tutto il mio plauso!
A domani.
Mario
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