Oristano 11 marzo 2021
Cari amici,
Che il Festival di
Sanremo abbia sempre innescato polemiche non è certo una novità, e in realtà
anche quest’anno, primo Festival senza pubblico, le polemiche non sono mancate.
C’è chi ha contestato dichiarazioni irrispettose della fede e chi, invece, ha contestato
la mancata ‘parità di genere’. Sulla mancata parità tutto è partito da Beatrice
Venezi, che ha contestato a Fiorello l’appellativo di “Direttrice d’orchestra”,
e che, forse andando contro corrente, ha affermato che il termine attribuitole
di “Direttrice d’orchestra”, non lo apprezzava, dichiarando di preferire
quello antico e più solito di “Direttore d’orchestra”.
In realtà, a mio avviso, le professioni non hanno genere, mentre ora, invece, è una corsa alla modifica al femminile di tutta una serie di termini, che più che maschili sono neutri, e questa mania di "femminilizzazione", che da tempo dilaga, ha innescato un lungo contenzioso, che proprio non
accenna a placarsi; perché nella declinazione al femminile dei termini
indicanti le professioni, c’è chi vede, da parte delle donne, la strada per
raggiungere quella parità che, nonostante gli sforzi, continua a mancare. Nella
diatriba le opinioni appaiono abbastanza contrastanti, tra linguisti e puristi
della lingua italiana e le donne, che vedono in ogni possibile spiraglio una
via aggiuntiva per raggiungere quanto prima la parità finora negata.
Amici, chi mi conosce sa
bene quanto io creda nella necessaria parità tra uomo e donna, ma vorrei precisare che credo “in quella reale”, che vuol dire identiche retribuzioni, identiche opportunità
di lavoro, parità di diritti in famiglia, senza sudditanza nei confronti del
coniuge e nell’educazione dei figli. Secondo la mia modesta opinione, non è
certo la femminilizzazione dei termini, come quello da “Direttore” a
“Direttrice”, che fa raggiungere la parità alla donna! Parità reale significa “Uguaglianza
e Rispetto” verso le donne, “pari considerazione”, eliminando la sudditanza nei
confronti dell’uomo, specie quella psicologica, che ancora risulta dominante.
Su questo blog ho di
recente espresso il mio pensiero sull’uguaglianza di genere nel post dell’8
marzo, e chi desidera può andare a leggere (o rileggere) quanto scrissi,
cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2021/03/oggi-e-l8-marzo-giorno-dedicato-alle.html. Parità reale, amici, non
parità apparente per la donna! Poco cambia, quando una donna firma gli atti
come “Sindaca” anziché come “Sindaco”, oppure, gestendo un ateneo
universitario, quando firma come “Rettora” anziché come “Rettore”, per citare solo
i casi più noti. Non è con la femminilizzazione dei termini (la lingua ha da
sempre le sue regole), che le donne conquisteranno prima la parità che ancora
manca!
Prof. C. Marazzini |
Quanto alla polemica
innescata da Beatrice Venezi, che ha dichiarato di preferire il termine
“Direttore”, senza la femminilizzazione del termine, il professor Claudio
Marazzini, Presidente dell’Accademia della Crusca, ha dichiarato
all’Adnkronos: “Ognuno ha il diritto di essere chiamato come vuole
nell’ambito della pluralità degli usi esistenti nella lingua italiana:
scegliendo la definizione ‘direttore’ Beatrice Venezi ha adoperato un maschile
cosiddetto inclusivo o non marcato. Una soluzione tradizionale, ben nota alla
lingua italiana e che viene considerata tuttavia come una bestia nera da
taluni, perché a loro giudizio non riconosce o occulta gli avanzamenti del
dibattito di genere”.
Beatrice Venezi |
Personalmente confermo di
essere d’accordo con il professore, che ha precisato anche che “sul piano
propriamente lessicale”, Beatrice Venezi aveva tre possibilità per
definirsi: “una più tradizionale (direttore) che però taluni accusano di
essere ideologicamente arretrata; una declinata al femminile (direttrice) ed
una più innovativa (direttora). Ognuno ha quindi il diritto di fare la propria
scelta, ma non può pretendere di imporla agli altri in maniera assoluta, ne può
pretendere che lo faccia qualche Istituzione”.
Cari amici, vi confesso
che Beatrice Venezi, la bella e giovanissima professionista, forse la più
giovane a dirigere un'orchestra in Europa, mi ha davvero favorevolmente impressionato
per la sua coerenza. Lo ha fatto mettendo subito in chiaro al conduttore di Sanremo
Amadeus, fin dal primo momento dell’ingresso in scena, come preferiva essere
chiamata: "Direttrice d'orchestra? No, meglio Direttore".
La
frase, come era prevedibile, ha fatto il giro dei social, raccogliendo opinioni sia positive che negative, di irritazione e di consenso, tra cui la replica di Laura Boldrini, che, in
un'intervista all'agenzia Adnkronos ha commentato: "Direttrice è
bellissimo, rifletta sui sacrifici delle donne". Aggiungendo poi: “Se
il femminile viene nascosto, si nascondono tanti sacrifici e sforzi
fatti". Opinioni, certo. Le donne, a mio avviso,
debbono lottare per avere una parità vera, concreta; poi, in seguito, potrà
arrivare a prendere piede, sovrastando anche le altre versioni, quella formale
parità della declinazione al femminile anche delle parole!
A domani.
Mario
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