Oristano 30 marzo 2021
Cari amici,
Chi si affida al buon
senso non può dimenticare il famoso detto di Ippocrate che recita: "L'uomo è ciò che mangia. Fa che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo". Parole sante! Oggi le norme in vigore stabiliscono che i prodotti
che noi mangiamo devono riportare obbligatoriamente delle etichette alimentari
che lo accompagnano. Su queste devono essere presenti notizie importanti, a
partire dalla provenienza. La normativa europea nel 2011 stabilì quanto doveva
essere obbligatoriamente riportato. Etichettare gli alimenti, dunque, è
qualcosa che il consumatore ha subito apprezzato, tant’è vero che diversi
produttori, oltre le informazioni regolamentate per legge, ne hanno aggiunto
anche di facoltative o complementari. Sulla frutta, per esempio, l’etichetta
riporta dove questa è stata coltivata, da dove arriva e addirittura a che punto
è di maturazione.
Ebbene, amici, l’evoluzione
non resta mai ferma, tant’è che di recente il team dell'Istituto Italiano di
Tecnologia (IIT) guidato dal Dr. Mario Caironi, titolare di un
prestigioso grant (ERC Consolidator) destinato a sviluppare ulteriormente il
campo dell’elettronica commestibile, ha studiato uno straordinario,
modernissimo tipo di etichetta, che utilizza appieno l’elettronica.
Un’elettronica, però, fatta non di circuiti classici in metallo, ma molto,
molto diversa, un qualcosa di “mangiabile”, e proprio per questo è stata già
definita “elettronica commestibile”.
L’Istituto Italiano di
Tecnologia, grazie a un finanziamento di 2 milioni di euro concesso dall’UE, ha
messo a punto un’etichetta davvero specialissima: parlando di mele, per
esempio, dice dove questa è stata coltivata, da dove arriva, e perfino se è al
punto giusto di maturazione! La cosa ancora più straordinaria è che l’etichetta
non è posta sulla confezione delle mele, ma proprio sulla mela; volendo, addirittura,
il chip-etichetta può essere nascosto anche all’interno della stessa mela! È
qualcosa, insomma, di straordinario, un’etichetta- circuito elettrico, che
però non è fatto con i metalli con cui di norma sono fatti i circuiti
elettrici, ma con l’utilizzo di ingredienti naturali e quindi il micro-chip
può essere tranquillamente mangiato e digerito. Ecco il motivo per cui può
stare dentro la frutta, come una mela un’arancia, o altro!
A Milano, nel laboratorio
del Center for Nano Science and Technology dell’Istituto italiano di
Tecnologia, stanno studiando le applicazioni pratiche di quello che già
viene definito “cibo elettronico”, in quanto, seppure i chip siano il massimo
della tecnologia, questi una volta applicati anche dentro il prodotto, potranno
essere tranquillamente ingeriti, senza problemi. Il Dr. Mario Caironi,
originario di Bergamo e laureato al Politecnico, è a capo di questo
interessante progetto chiamato ElFo (Electronic Food, appunto), realizzato,
come accennato prima, con il finanziamento di 2 milioni di euro messo a
disposizione dall’European Research Council, e che consentirà di sviluppare, in
tutti i modi possibili, il progetto di ricerca definito “elettronica
commestibile”.
L’elettronica che noi
oggi per comodità chiamiamo “ingeribile”, in realtà non è una novità assoluta, in
quanto i primi dispositivi ingeribili sono stati concepiti alla fine degli anni
’50 del secolo scorso. Erano pillole con circuiti capaci di trasmettere
informazione all’esterno. Ma come è cambiato questo scenario e come si è
passati dall’elettronica ingeribile a quella commestibile e con quali
obiettivi? Ecco la risposta data dal dr. Mario Caironi.
“Con i circuiti
elettronici ingeribili, nel prossimo futuro si potranno realizzare ad esempio
farmaci smart, in grado di fornire informazioni sui parametri interni dei
pazienti o ottenere informazioni su specifiche patologie, come quelle
dell’apparato digerente. Un esempio sono le pillole che possono eseguire
un’endoscopia, che però non sono in vendita e vengono usate negli ospedali. La
differenza con quello che stiamo facendo noi oggi è che noi stiamo puntando a
un’elettronica non solo ingeribile, ma pure commestibile, che le persone
possano utilizzare anche senza necessità di controllo medico, che una volta
mangiata venga degradata in 48 ore dal nostro corpo senza generare rifiuti
metallici, che dovrebbero essere poi smaltiti, come succede appunto oggi per le
capsule endoscopiche”.
Cari amici, le possibili
applicazioni di questo nuovo modello di etichetta sono davvero tante. Questi
circuiti potrebbero monitorare all’istante il grado di maturazione di un
frutto, o la commestibilità e la deperibilità di cibi e prodotti. Il suo buon
funzionamento darebbe un colpo mortale agli sprechi alimentari. L’elettronica commestibile
potrebbe anche permettere la somministrazione di farmaci in modi sempre più
mirati, o analisi, anche le più complesse, direttamente nell’apparato
digerente. Un grande passo avanti, per il futuro dell’umanità.
A domani.
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