Oristano 13 marzo 2021
Cari amici,
Il Parlamento europeo nei giorni scorsi ha
revocato l'immunità agli eurodeputati catalani indipendentisti Carles
Puigdemont, Toni Comin e Clara Ponsatì. Questa decisione, sollecitata dal Tribunal
Supremo spagnolo, riapre un’annosa battaglia legale fra i magistrati
iberici e i tre deputati, contro i quali ora sarà possibile emettere un nuovo mandato
d’arresto europeo. Come tanti di noi sicuramente ricordano, i tre leader
catalani, dopo il referendum sull'indipendenza della Catalogna del 2017,
brutalmente contestato dal Governo spagnolo, furono incriminati per i reati di
sedizione e malversazione. Puigdemont e Comin si “auto-esiliarono” in Belgio (dove
si trovano da due anni), per sfuggire alla giustizia spagnola, mentre Ponsatì,
invece, si trasferì in Scozia.
Il problema dell'indipendenza reclamata dai popoli, in realtà,
non è certo semplice, ma risulta piuttosto complesso. A chi invoca che “l’unità
delle nazioni non può e non deve essere messa in discussione”, viene risposto
che "i popoli hanno il loro diritto all’autodeterminazione”, sempre valida, in
quanto in passato le nazioni attuali furono costruite d'imperio, mettendo insieme,
forzatamente (e col sangue), popoli diversi, che mai hanno accettato ma solo subito un’unione costruita con la
violenza. Questo fa sì che anche oggi, nella realtà europea, si stia assistendo
in più parti all’emergere di istanze autonomiste più o meno marcate da parte di
popolazioni di intere regioni (in passato popoli sovrani), con differenze notevoli
multietniche e/o plurilinguistiche, rispetto alla attuale patria matrigna. Uno di
questi casi è certamente quello della Catalogna, che continua a chiedere a gran
voce alla Spagna l’indipendenza, come tra l’altro avviene in altri contesti (vedi Scozia in
Gran Bretagna e i Baschi in Belgio, solo per citare le realtà più note).
L’Europa, però, ha oggi operato come un novello Pilato, avendo voluto tirarsi fuori dall’impasse lavandosene le mani, rimandando il
problema Catalogna alla Spagna e dichiarando: "I problemi della
Catalogna si risolvono in Spagna, non in Europa". La Spagna,
felice della decisione presa dall'Europa, nell’apprendere la revoca dell'immunità ai
deputati indipendentisti catalani, tramite la sua Ministra degli Esteri Arancha
González Laya, ha commentato: "La linea adottata dal governo
spagnolo è quella di tendere la mano alle forze politiche catalane per trovare
una soluzione attraverso il dialogo e la negoziazione".
Carles Puigdemont, ex Presidente catalano, nel
corso di una conferenza stampa, dopo la notizia del voto dell'Eurocamera a
Bruxelles, ha dichiarato: "Oggi è un giorno triste per il Parlamento
europeo, noi abbiamo perso la nostra immunità ma il Parlamento europeo ha perso
molto di più. Questo è un caso di persecuzione politica. Presenteremo,
comunque, una richiesta alla Corte europea di giustizia. Siamo a disposizione
delle autorità giudiziarie belghe".
Tribunale belga |
C’è da dire, però, a maggior chiarezza, che l'ordine
di arresto europeo, anche se riemesso, dovrebbe passare per il
tribunale belga, che finora ha sempre negato alle autorità spagnole l'arresto
dei dissidenti catalani. Senza l'ok delle autorità belghe, gli eurodeputati non
possono nemmeno essere processati, dal momento che in Spagna il procedimento
giudiziario non può andare avanti in assenza dell'imputato.
Amici, il clima politico
in Spagna non appare certo sereno. Il Governo spagnolo appare diviso: il voto
ha segnato una spaccatura profonda, con i socialisti che hanno approvato la
rimozione della protezione, mentre la sinistra radicale di Unidas Podemos ha
votato per mantenere l'immunità. I tre europarlamentari, che fuggirono in
Belgio nel 2017 per evitare l'arresto, alle scorse elezioni europee del 2019
sono stati candidati dal loro partito e sono stati eletti, segno che il
sostegno verso di loro in Catalogna è ancora molto forte.
Per gli altri nove leader
dell'indipendenza rimasti in Catalogna, compreso il vicepresidente regionale,
Oriol Junqueras, le condanne, invece, furono emesse e applicate: sono stati
condannati a pene fino a 13 anni, per il ruolo avuto nel tentativo di
indipendenza fallito, alla fine di un processo nell'ottobre 2019. Ora, come chiara dimostrazione di forza, un tribunale spagnolo ha revocato loro anche il
regime di semilibertà, che era stato in precedenza concesso dal Governo regionale catalano ai
7 leader politici separatisti condannati; la notizia riportata dai media
iberici, ha confermato che i sette, tra cui c'è l'ex vicepresidente regionale
catalano Oriol Junqueras, che prima potevano uscire dal carcere in orario
diurno dal lunedì al giovedì, ora dovranno tornare a restare perennemente in prigione.
La Catalogna, però, dimostra di non volersi arrendere e continuerà senza timore la sua lotta per l’indipendenza. I catalani a gran voce
gridano: "Non ci arrendiamo"! Il partito di Puigdemont, Junts
per Catalunya, dopo l'annuncio della decisione presa dal Parlamento europeo, ha twittato “Il
conflitto politico tra Catalogna e Spagna ha smesso di essere un affare
interno. Lo abbiamo portato nel cuore dell'Europa per continuare a denunciare
la repressione e la persecuzione politica dello Stato spagnolo; la Spagna
sappia che non ci arrenderemo”.
Cari amici, la storia è
piena di lotte per la libertà e l’indipendenza, e credo che anche per la Catalogna,
prima o poi, la guerra per la sua indipendenza troverà la sua vittoria. Ora, mentre PSOE e
PODEMOS litigano a Bruxelles e convivono faticosamente a Madrid, in Catalogna, sono
tornate A SVENTOLARE le bandiere indipendentiste per le strade. Lo stesso giorno in cui i
membri ribelli della Generalitat de Catalunya fuggiti all’estero sono rimasti senza immunità
e i loro sodali condannati in Spagna hanno perso la semi-libertà tornando nel
carcere di Lledoners, sono riprese alla grande le manifestazioni per contestare
con nuova forza il regime. Credo che anche la Spagna viva con grande preoccupazione il problema: un nuovo, serio grattacapo per Sánchez! La questione catalana, in cui, ormai, sembra quasi impossibile separare il confronto politico da quello giudiziario, credo che farà parlare ancora di se a gran voce, in Spagna e in Europa.
A domani.
Mario
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