Oristano 27 marzo 2021
Cari amici,
Che da tempo la nostra
lingua sia sempre più impregnata di termini provenienti da altre lingue è la
sacrosanta verità. Certo, se proprio risulta necessario, in quanto appare mancante o scarna la parola nel nostro vocabolario, può inserirsi un termine importato, preso da un altro linguaggio, che così completa il pensiero. È successo in
passato e certamente succederà ancora, ma mai in modo così esagerato come adesso. Per esempio, chiamare
“Fast lunch” un pranzo o una colazione di lavoro veloce, oppure “Meeting”
un convegno, così come “Lockdown”, al posto dello stare ‘chiusi in casa’, credo che sia uno svilire la nostra bella lingua.
Draghi, che quanto all’inglese
non ha certo difficoltà di pronuncia, essendo una lingua che da tempo parla in modo
impeccabile, ha dimostrato tutta la sua avversità nei confronti dei termini anglofoni
presenti a dismisura nella nostra lingua; lo ha fatto uscendo dal suo solito,
riservato schema, esternando la sua insoddisfazione e commentando seppure brevemente. Nel leggere quanto scritto negli appunti, il Presidente
del Consiglio si è fermato un attimo per fare una considerazione ad alta voce:
"Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole
inglesi...". Dopo la battuta, accompagnata da un sorriso, Draghi ha
chiosato sui passaggi successivi del discorso, aggiungendo che: "per
chi svolge attività che non consentono lo smart working, sarà
riconosciuto l'accesso ai congedi parentali straordinari o al contributo baby-sitting".
Amici, il fastidio esternato da Draghi, seppure mitigato da un ironico sorriso, in realtà poteva anche essere interpretato come un velato richiamo al rispetto della nostra lingua, che merita ben altra considerazione. Una battuta, quella fatta
da Draghi, che non è sfuggita alle orecchie di Claudio Marazzini, Presidente
dell'Accademia della Crusca, la grande istituzione che da quasi 500 anni è impegnata
nella diffusione e nello studio della lingua italiana. Il Presidente dell’Accademia
della Crusca ha così commentato: "Sono molto contento che il Presidente
Draghi, in questo momento difficile per il Paese, abbia toccato questo
argomento con leggerezza e con una battuta, ma si capiva bene la sua
posizione". Poi ha aggiunto: "Normalmente quando si
critica l'uso eccessivo dei termini inglesi scatta l'accusa di provincialismo.
Nel caso di Draghi è difficile farla scattare, dato che lui per anni ha fatto
discorsi in inglese, ma quando parla in italiano si pone il problema di usare i
termini appropriati nella nostra lingua".
Accademia della Crusca |
Conversando con i
giornalisti, Marazzini ha ulteriormente commentato, chiarendo che il Premier nella
sua battuta aveva fatto riferimento a un passaggio dove si citavano lo smart
working e il baby-sitting. In realtà, ha detto lo studioso, "Baby-sitter”
è un'espressione difficile da sostituire, ma per lo “Smart working” l'Accademia
ha indicato da anni il termine “Lavoro agile”. “Il problema – ha continuato
il Professor Marazzini - è che con la pandemia sono entrate tantissime nuove
parole inglesi, quindi l'osservazione del Presidente del Consiglio mi è sembrato
un segnale chiaro, al di là del termine al quale lui intendesse
riferirsi". "
Cari amici, che la lingua
sia un ‘prodotto fluido’, eternamente in evoluzione, è certamente una realtà,
ma appare ovvio che questa realtà non deve essere mai snaturata. Plaudo alla
battuta del nostro Presidente Draghi, e magari, chissà, che il rinnovamento
della scuola, da tempo promesso e mai mantenuto, con Draghi non abbia
finalmente ad aver luogo. Speriamo che siamo in tanti a capire che al posto di “Smart
Working” è molto meglio il nostro “Lavoro agile", tanto per cominciare!
A domani.
Mario
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