sabato, marzo 27, 2021

L’ITALIANO E L'ECCESSIVO USO DI TERMINI DI ALTRE LINGUE. LA RECENTE BATTUTA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: "CHISSÀ PERCHÉ DOBBIAMO SEMPRE USARE TUTTE QUESTE PAROLE INGLESI...".


Oristano 27 marzo 2021

Cari amici,

Che da tempo la nostra lingua sia sempre più impregnata di termini provenienti da altre lingue è la sacrosanta verità. Certo, se proprio risulta necessario, in quanto appare mancante o scarna la parola nel nostro vocabolario, può inserirsi un termine importato, preso da un altro linguaggio, che così completa il pensiero. È successo in passato e certamente succederà ancora, ma mai in modo così esagerato come adesso. Per esempio, chiamare “Fast lunch” un pranzo o una colazione di lavoro veloce, oppure “Meeting” un convegno, così come “Lockdown”, al posto dello stare ‘chiusi in casa’, credo che sia uno svilire la nostra bella lingua.

Un comportamento, quello prima evidenziato, talmente fuori luogo, da aver fatto sbottare addirittura il Presidente del Consiglio Mario Draghi, mentre parlava di vaccini e di pandemia durante la visita all'Hub vaccinale di Fiumicino; il Presidente Draghi, parlando delle misure di supporto economico 
presenti nel nuovo decreto-legge appena approvato, eccezionalmente ha perso il suo solito aplomb che da sempre lo connota. Mentre elencava le misure adottate per venire incontro alle esigenze delle famiglie,  e che dovevano garantire il diritto al lavoro agile a chi ha figli in didattica a distanza o in quarantena, oltre alle altre misure disposte per consentire a chi, non potendo usufruire dello svolgimento dello smart working, concedendo l'accesso ai congedi parentali straordinari o al contributo “baby-sitting", Draghi, si è lasciato andare ad un brevissimo commento, anche se un po' pizzicante e di rimprovero.

Draghi, che quanto all’inglese non ha certo difficoltà di pronuncia, essendo una lingua che da tempo parla in modo impeccabile, ha dimostrato tutta la sua avversità nei confronti dei termini anglofoni presenti a dismisura nella nostra lingua; lo ha fatto uscendo dal suo solito, riservato schema, esternando la sua insoddisfazione e commentando seppure brevemente.  Nel leggere quanto scritto negli appunti, il Presidente del Consiglio si è fermato un attimo per fare una considerazione ad alta voce: "Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi...". Dopo la battuta, accompagnata da un sorriso, Draghi ha chiosato sui passaggi successivi del discorso, aggiungendo che: "per chi svolge attività che non consentono lo smart working, sarà riconosciuto l'accesso ai congedi parentali straordinari o al contributo baby-sitting". 

Amici, il fastidio esternato da Draghi, seppure mitigato da un ironico sorriso, in realtà poteva anche essere interpretato come un velato richiamo al rispetto della nostra lingua, che merita ben altra considerazione. Una battuta, quella fatta da Draghi, che non è sfuggita alle orecchie di Claudio Marazzini, Presidente dell'Accademia della Crusca, la grande istituzione che da quasi 500 anni è impegnata nella diffusione e nello studio della lingua italiana. Il Presidente dell’Accademia della Crusca ha così commentato: "Sono molto contento che il Presidente Draghi, in questo momento difficile per il Paese, abbia toccato questo argomento con leggerezza e con una battuta, ma si capiva bene la sua posizione". Poi ha aggiunto: "Normalmente quando si critica l'uso eccessivo dei termini inglesi scatta l'accusa di provincialismo. Nel caso di Draghi è difficile farla scattare, dato che lui per anni ha fatto discorsi in inglese, ma quando parla in italiano si pone il problema di usare i termini appropriati nella nostra lingua".

Accademia della Crusca

Conversando con i giornalisti, Marazzini ha ulteriormente commentato, chiarendo che il Premier nella sua battuta aveva fatto riferimento a un passaggio dove si citavano lo smart working e il baby-sitting. In realtà, ha detto lo studioso, "Baby-sitter” è un'espressione difficile da sostituire, ma per lo “Smart working” l'Accademia ha indicato da anni il termine “Lavoro agile”. “Il problema – ha continuato il Professor Marazzini - è che con la pandemia sono entrate tantissime nuove parole inglesi, quindi l'osservazione del Presidente del Consiglio mi è sembrato un segnale chiaro, al di là del termine al quale lui intendesse riferirsi". "

Cari amici, che la lingua sia un ‘prodotto fluido’, eternamente in evoluzione, è certamente una realtà, ma appare ovvio che questa realtà non deve essere mai snaturata. Plaudo alla battuta del nostro Presidente Draghi, e magari, chissà, che il rinnovamento della scuola, da tempo promesso e mai mantenuto, con Draghi non abbia finalmente ad aver luogo. Speriamo che siamo in tanti a capire che al posto di “Smart Working” è molto meglio il nostro “Lavoro agile", tanto per cominciare!

A domani.

Mario

 

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