Oristano 18 marzo 2020
Cari amici,
Siamo in tanti, ormai,
nel mondo a preoccuparci dell’emergenza climatica, che sta trasformando zone
prima fertili in luoghi aridi, desertici, rivoluzionando in modo incredibile zone
che in secoli e millenni sembravano irreversibili. Ma non mondo, però, nulla
risulta stabile, in quanto la nostra terra, inserita nel complesso meccanismo
dell’universo, per le ragioni più diverse, è sempre stata soggetta a mutamenti
che l’hanno trasformata e cambiata ripetutamente. Un solo esempio credo basti a
dimostrarlo: l'analisi fatta, per esempio, sull’immenso deserto del Sahara.
Questa sconfinata distesa di
sabbia, terribile e inospitale, circa 10.000 anni fa e per un periodo rimasto
stabile per almeno 5.000 anni, non era un deserto ma un territorio fertile, coperto
di vegetazione lussureggiante, costellato di piccoli laghi e fiumi che
scorrevano dalle montagne verso ampie pianure coperte dalla savana. Un territorio allora
densamente popolato da Comunità umane e da animali selvatici, oltre che da
numerose specie di pesci di lago e di fiume; popolazioni laboriose, che vivevano sia di
caccia che di pesca, costituite da un mix di cacciatori, pescatori, raccoglitori e pastori.
A dimostrazione di quanto
detto prima, uno studio portato avanti da un gruppo di ricercatori e biologi ha dimostrato che 10/12 mila anni fa, il
deserto del Sahara era un posto gradito e ricco, abitato e ben popolato. A
ricostruire la storia di questo luogo e dei suoi abitanti ci ha pensato questo gruppo di
ricerca internazionale di biologi, coordinato da Fulvio Cruciani,
dell’università la Sapienza di Roma, che ha utilizzato una tecnica innovativa
di sequenziamento del Dna per ricostruire l’evoluzione della specie umana
all’interno del continente africano. I risultati sono stati poi pubblicati su
Genome Biology.
Questo gruppo di
ricercatori ha ricostruito la storia dei movimenti umani focalizzando la sua attenzione sull'attuale deserto del Sahara; qui, dai reperti archeologici rinvenuti, ha cercato di ricostruire il vivere del passato, mettendo insieme e confrontando i diversi reperiti rinvenuti in loco e riconducibili ad
antichi insediamenti sahariani, a cui è stata aggiunta l'analisi del genoma. Questa
analisi – come ha spiegato Beniamino Trombetta, co-autore della ricerca -
ha anche evidenziato massicci spostamenti avvenuti attraverso il bacino del
Mediterraneo, che hanno coinvolto antichi movimenti di popolazioni umane
dall’Europa all’Africa e viceversa, mostrando come i contatti tra queste due
regioni siano sempre avvenuti fin dai tempi preistorici”.
Si, amici, il deserto del
Sahara tra 10mila e 5mila anni fa era un luogo molto diverso da come lo
conosciamo noi oggi. C’erano foreste lussureggianti e molti animali e piante,
come rilevato dai rinvenimenti, in specie in un sito archeologico nell’Egitto meridionale,
di numerose perline colorate costruite con uova di struzzo. Gli archeologi, dopo
aver sottoposto le perline fatte con le uova di struzzo all’esame del carbonio 14,
hanno rilevato che erano vecchie di 7 mila anni; ciò significava che 7 mila
anni fa il più implacabile deserto della terra ospitava vita umana, vegetale e
animale. Questo fa pensare che dovevano esserci un tempo anche degli struzzi. E
non è tutto.
In altri siti gli
archeologi gli studiosi hanno trovato resti di ossa umane, seppellite con cura
in cimiteri vicino ai laghi. Le analisi di queste ossa hanno rivelato che
risalgono ad un periodo sempre compreso fra i 10 mila ed i 7 mila anni fa. Inoltre, sono stati trovati degli utensili di pietra nei siti archeologici non lontani
dai mega laghi, e questo è senz’altro il primo passo per identificare le sponde
dell’antico lago principale; gli antichi utensili dell’età della pietra finemente lavorati, ritrovati in buon stato, suggeriscono l’idea che migliaia di anni fa sulle sponde di questi laghi, l’uomo cacciatore aspettava le prede e poi le cacciava.
Lo dimostra anche il
ritrovamento di numerosi resti ossei di antilopi e altri piccoli animali, reperti
riferiti a quando quel luogo non era certo un deserto ma una terra verdeggiante, popolata
da animali sulla terra e da abbondanti specie ittiche nei laghi e nei fiumi che
la attraversavano. Dimostrazione avallata anche dalle sorprendenti pitture
murali trovate nelle grotte, che mostrano perfino uomini che nuotano. Nei
diversi siti sparsi nel deserto del Sahara gli scienziati hanno dissotterrato numerose
prove di vita di quelle zone, ben diverse dunque da come purtroppo sono oggi. Resti di elefanti,
gazzelle, ippopotami e coccodrilli, oltre le pitture rupestri rinvenute, danno
l’idea di una fauna varia e incredibilmente diversificata, che consentiva uno svolgersi della vita piena e favorevole.
Questo studio, pubblicato
anche sulla rivista Nature, ci dà l’idea di quanto fossero evolute le
popolazioni sahariane dell’epoca, cullate da un clima temperato e con ampi
depositi di acqua dolce. Gli scienziati sapevano che dei laghi giganti
ricoprivano un tempo la maggior parte del deserto ma non avevano prove che
fossero collegati fra loro. Il Sahara era un a terra meravigliosa, ricoperta di foreste, di laghi e di
paludi, con un sistema idrico complesso, fatto di fiumi interconnessi, così come
suggeriscono anche le immagini radar della NASA; dimostrazione confermata anche dal
ritrovamento, in alcune di queste zone ora desertiche, di numerose conchiglie
di acqua dolce, un indizio certo della presenza degli antichi laghi.
Cari amici, se non
vogliamo accelerare una massiccia, ulteriore desertificazione, credo che tutti,
in tutto il mondo, dobbiamo cercare di porre rimedio all’imminente, ipotizzato
disastro ecologico che, forse, non tarderà ad arrivare. Nessuno può ritenersi
esente dal fare la sua parte…
A domani.
Mario
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