Oristano 7 marzo 2020
Cari amici,
Da tempo, ormai, dietro
le quinte delle trasmissioni a pagamento viaggia alla grande un mercato non
ufficiale, ovvero illegale, che “pirata” le trasmissioni TV alle quali si
accede con regolari abbonamenti. Questo tipo di pirateria costituisce un
business molto lucroso, in quanto sono ormai tanti i clienti che lo alimentano,
spesso senza rendersi conto che stanno commettendo un reato, quindi ignari
delle conseguenze a cui vanno incontro, e che creano danni economici ingenti sia
ai titolari dei diritti che all'economia nazionale.
Il reato che commettono i
clienti fruitori abusivamente di trasmissioni a pagamento, in quanto acquirenti
di abbonamenti pirata, è quelle della “ricettazione”, oltre a quello di violazione
della legge sul diritto d'autore. Il mercato di abbonamenti pirata è diventato
vasto e sempre più diffuso, in quanto consente di poter vedere a poco prezzo
partite di calcio, film e serie TV, trasmesse sulle principali piattaforme di
streaming (DAZN, Sky, Mediaset Premium). Ma ora, pare arrivato uno stop che
certamente frenerà non poco questo mercato illegale.
Le indagini svolte dalla
Guardia di Finanza hanno permesso di identificare un bel gruppo di utenti che
avevano acquistato gli abbonamenti pirata, che ora rischiano la reclusione sino
a 8 anni e 25.000 euro di multa, oltre al pagamento delle spese legali. La
legge sul diritto di autore prevede inoltre la confisca degli strumenti
utilizzati per accedere al servizio, quindi nel caso specifico, televisori,
computer, tablet e smartphone. Al momento sono stati identificate 223 persone,
che risultano pertanto indagate.
L’indagine svolta dalle Fiamme Gialle fa parte di un’operazione più vasta e complessa, avviata
dalle Autorità competenti per cercare di smantellare la rete delle IPTV (Internet
Protocol Television) illegali, individuando i centri di trasmissione (che
possono trovarsi anche fuori dal nostro Paese). I risultati cominciano ad arrivare,
considerato che nei mesi scorsi diverse piattaforme che trasmettevano
illegalmente in Italia contenuti soggetti alla normativa sul diritto d'autore sono
state oscurate.
Le nuove, moderne
tecniche di pirateria hanno superato il vecchio sistema, il cosiddetto
"pezzotto", quando al cliente veniva fornito un apparecchio per poter
decodificare il segnale criptato; ora invece basta una semplice stringa di un
codice, che viene inviato attraverso WhatsApp, per poter accedere ai programmi.
Il segnale viene diffuso via IPTV, un sistema che è perfettamente legale: la
differenza sta nel fatto che le piattaforme pirata, dopo aver acquisito con
regolari abbonamenti i palinsesti televisivi delle pay tv ufficiali,
ricodificano il segnale assemblando i flussi dei singoli canali in un unico
file, che è poi quello che riceve il cliente finale. In sostanza, il segnale
viene 'incapsulato in un unico flusso dati e distribuito poi attraverso la rete.
In realtà credo che molti
acquirenti degli abbonamenti illegali fossero davvero inconsapevoli dei seri rischi
a cui andavano incontro. La Guardia di Finanza durante l’indagine ha colto anche
l’occasione per ricordare ai consumatori che acquistare gli abbonamenti pirata
significa anche condividere con organizzazioni criminali i propri dati
personali, tra cui quelli anagrafici e bancari, diventando quindi parte di un
sistema criminoso anche se allo stesso tempo vittime dell’organizzazione. È giusto
dunque ricordare che la ricettazione è prevista e sanzionata dall’Art. 648 del
Codice Penale che in parte così recita: “... chi, al fine di procurare a sé
o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti
da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare,
ricevere od occultare...”.
La lotta contro questa
pirateria in realtà è solo all’inizio e la Guardia di Finanza è certa che molti
altri pesci cadranno nella rete. «È una svolta epocale nella lotta alla
pirateria, finalmente chi sbaglia paga» ha commentato l'Amministratore Delegato
della Lega Serie A Luigi De Siervo, e, sulla stessa linea, si è posto il Presidente
dell'ANICA Francesco Rutelli, che parla di «un'operazione senza precedenti».
L'indagine del Nucleo speciale beni e servizi delle Fiamme Gialle riguarda
tutta Italia: le denunce hanno portato all'apertura di fascicoli in ben 67
procure sparse in tutte le Regioni, ad eccezione della Valle d'Aosta.
Cari amici, indubbiamente
la “tentazione” di pagare poco per avere la possibilità di vedere sul proprio
televisore le partite di calcio trasmesse su Sky e Dazn, le serie tv su
Netflix, i film su Mediaset premium e perfino la musica su Spotify, ad un costo
medio di 10 euro al mese, è stata per tanti abbastanza forte! Forse i clienti
mai e poi mai avrebbero sospettato di poter essere indagati, ma ora per la
prima volta in Italia, nella guerra alle pay tv illegali, a "pagare"
sono ora chiamati direttamente i clienti e non più e non solo le organizzazioni
che gestiscono le piattaforme pirata.
Insomma, amici, a fare
troppo i furbi, ci si rimette sempre.
A
domani.
Mario
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