venerdì, marzo 06, 2020

L’APOCALISE DEGLI INSETTI: È IN PERICOLO IL 40 PER CENTO DELLE SPECIE, MA LA LORO SCOMPARSA PORTEREBBE ANCHE ALLA FINE DELL’UMANITÀ.


Oristano 6 marzo 2020

Cari amici,

Gli insetti stanno scomparendo. Il mondo, sempre più inquinato, è seriamente malato. Uno dei segni più evidenti di questo declino è la lenta ma inesorabile scomparsa di molte specie di insetti, a causa dei veleni che con sempre maggiore abbondanza vengono sparsi nelle nostre campagne. In gran parte sottovalutato, il problema è invece molto serio, in quanto risulta ormai “a rischio estinzione” il 40 per cento circa delle specie esistenti. In realtà l’intero ecosistema del pianeta appare avviato verso il collasso e questo è un danno gravissimo che anche la specie umana pagherà a caro prezzo, per le nefaste conseguenze che avrà.
Sembra incredibile, eppure tutto questo sta avvenendo in una grande indifferenza generale; da diversi anni ormai, lentamente ma inesorabilmente, continua senza sosta una deleteria estinzione che potremmo definire “di massa” nel mondo degli insetti che, seppure sottovalutata, potrebbe avere conseguenze tragiche sul futuro della specie umana. I più capaci ed esperti studiosi hanno ribattezzato questa estinzione “l’apocalisse degli insetti”, ben conoscendo la loro insostituibile funzione vitale svolta nel perfetto ciclo della natura.
Il futuro del pianeta dipende anche dagli insetti. Per rendersi conto del tremendo danno che sta creando l’uso indiscriminato dei prodotti di sintesi utilizzati nelle coltivazioni intensive, basta dare uno sguardo a quanto sta succedendo negli USA. Campi sempre più tossici, stanno causando una vera apocalisse di insetti: api, farfalle e numerose altre specie di insetti continuano a cadere sotto l’attacco dei neonicotinoidi utilizzati dagli agricoltori americani. Un problema che si ripercuote anche sugli uccelli, con successive morie. Un recente studio effettuato sempre negli Stati Uniti ha evidenziato che nel corso degli ultimi 25 anni l’agricoltura è diventata quasi 50 volte più tossica per le api da miele e per altri insetti. 
Secondo quanto affermato da Kendra Klein, capo ricercatrice a Friends of the Earth America, questo enorme incremento della tossicità ha creato un notevole calo nel numero di api, farfalle e altri insetti impollinatori, ma anche degli uccelli. Per le api da miele e non solo, il paesaggio agricolo statunitense è 48 volte più tossico rispetto a 25 anni fa, quando si usava il DDT. Secondo un nuovo studio appena pubblicato su PLOS One le ragioni sono quasi del tutto da ascrivere al diffuso utilizzo dei pesticidi cosiddetti neonicotinoidi. 
“I neonicotinoidi sono un po’ il nuovo DDT. La differenza è che per le api sono mille volte più tossici rispetto al DDT”, ha sostenuto Klein in un’intervista. Eppure se ne potrebbe fare a meno, come sostiene la stessa Klein! “In realtà i neonicotinoidi non sono indispensabili; non ne abbiamo bisogno in quanto abbiamo alle spalle quattro decenni di ricerche e di evidenze che dimostrano che i metodi agro-ecologici possono far crescere il nostro cibo in sicurezza e senza decimare gli impollinatori”.
Secondo gli ultimi monitoraggi effettuati dagli entomologi, le sempre più sofisticate e tecnologiche attività umane minacciano di estinzione circa il 40 per cento delle specie di insetti presenti sulla faccia della Terra; la prima ma non l’unica conseguenza derivante porterebbe al collasso degli ecosistemi. Un team composto da 73 scienziati ha di recente pubblicato sulle pagine della rivista Nature un possibile piano d’azione per fronteggiare quella che è a tutti gli effetti un’emergenza planetaria; si tratta di un piano complesso che dovrà essere necessariamente implementato entro i prossimi anni, altrimenti il mondo rischia di doversi preparare al peggio.
Il piano è previsto che si debba sviluppare in più fasi. Alcune azioni andranno portate a termine rapidamente (le "no regret solutions"), mentre altre prevedono interventi di medio e lungo periodo, ma anch’esse ritenute fondamentali e assolutamente non prorogabili. I primi passi da compiere non richiedono grandi investimenti, ma prevedono l’acquisizione di una “nuova mentalità”, che porti ad un serio cambiamento di direzione: migliorare i programmi di conservazione, interrompere l'uso di pesticidi, ridurre l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e quello luminoso, restituire eterogeneità al paesaggio agricolo. 
Il cambiamento non è di poco conto e convincersi che la strada è quella e non è sostituibile, non è né semplice né facile! Alcuni Paesi hanno già avviato delle iniziative virtuose in tal senso, ma per godere di effetti significativi sarà necessario che si dia agli stessi un’applicazione globale. Alle “no regret solutions” dovranno poi seguire i piani di conservazione a medio-lungo termine, volti a migliorare la nostra conoscenza della situazione globale degli insetti. Fondamentali saranno le future ricerche atte a raccogliere nuovi dati, ma anche la rianalisi delle informazioni già a disposizione degli scienziati e spesso non adeguatamente sfruttate.
Amici, quando il mondo è in pericolo, non basta la saggezza di pochi Stati, ma è necessario che il pericolo venga recepito da tutta la Comunità mondiale nella sua interezza; la Comunità scientifica internazionale, raccordandosi poi con i singoli Stati, deve dare inizio ad una vera e propria rivoluzione che non può essere più procrastinata, in quanto non c’è più tempo da perdere. Solo l’intensa collaborazione tra Scienza e Politica, potrà evitare la catastrofe, prima promuovendo e poi applicando “protocolli globali standard di monitoraggio e di conservazione".
Chissà se il mondo sarà capace di rinsavire, prima che accada la catastrofe!
A domani.
Mario
Per salvare il mondo il tempo sta scadendo...


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