Oristano 12 marzo 2020
Cari amici,
In realtà, dato per
scontato che personalmente ho una grande passione per la lettura e la scrittura, so anche, per certo, che c’è chi lo sa fare
bene quanto e più di me! Antonio Pinna, per esempio, un caro amico la cui famiglia è originaria
di Ghilarza ed è imparentata con quella di mia moglie, e che ora è orgogliosamente cittadino oristanese. Qui Antonio, prima professore e poi preside (si è
laureato in Filosofia nel 1975 e successivamente, nel 2014, in Scienze e
Tecniche Psicologiche), una volta andato in pensione (già giornalista
pubblicista), ha deciso di continuare ad occuparsi di cultura, scrivendo libri e
poesie che hanno trovato favorevole accoglimento tra il pubblico.
Autore della monografia
“Antioco Zucca, un filosofo sconosciuto” (2D-Editrice Mediterranea, 1994), ha
poi pubblicato una raccolta in versi, “Poesie sms” (Montedit, 2005) e
successivamente ulteriori tre libri: “Mollalo! Lettere ad un figlio
cellulardipendente” (EPD’O 2007), “Il mio viaggio nella SLA” (Cuec, 2018). Ora ha dato alle stampe la sua ultima
fatica letteraria: “La pineta e il porto” (ediz. Mille TO).
Questo suo ultimo volume,
dopo le prime tre presentazioni effettuate a Torino (è stato presentato tra
l’altro il 1 di febbraio anche nella Fondazione Amendola con la partecipazione
di suor Giuliana Galli dell’Associazione Mamre, impegnata
nell’accoglienza e l’integrazione dei migranti), avrebbe dovuto approdare ad Oristano proprio in questi giorni (la presentazione al pubblico di casa era prevista per 13 Marzo al Centro Servizi Culturali di via Carpaccio), ma le restrizioni emanate dal Governo per il contenimento del “coronavirus”, non ne hanno consentito la presentazione che è stata rinviata a data successiva, non appena sarà possibile farlo. Io l'ho letto, amici, e vi posso assicurare che ne vale davvero la pena!
In quest’ultimo libro
l’autore ripercorre il suo sforzo interiore per cercare di “uscire” da una
sopravvenuta depressione; ha cercato di farlo attraverso la ricerca della
propria vocazione: la solidarietà nei confronti degli altri. Un itinerario,
quello evidenziato nel libro, descritto in modo poetico e allo stesso tempo
ironico; nelle pagine troviamo le camminate in pineta fatte nel bosco di Torre
Grande, gli anni di studio all’Università, la conoscenza e la divulgazione della
terribile malattia della SLA (la sclerosi laterale amiotrofica) e la
solidarietà dimostrata nei confronti dei malati; tutte situazioni che hanno contribuito
positivamente a fare da “leva” per ricreare una sua nuova serenità interiore.
Il libro in realtà è una
specie di “diario poetico e narrativo” degli ultimi dieci anni di vita
dell’autore. Oltre l’importante aiuto datogli dalle belle passeggiate nella
pineta di Torregrande, momenti descritti dall’autore con commovente lirismo, il
libro racconta la lenta uscita dalla depressione, maturata anche fuori
Oristano. Lo ri troviamo infatti a Torino, città che per un isolano come lui diventa
“il primo porto oltre il mare”; una città bella ma fragile, accogliente e
solidale, con cui a poco a poco entra in empatia, nonostante la sua primissima
impressione non sia stata positiva, in quanto apparsa, nel 1997 al suo primo
impatto, “Fredda e plumbea”.
L'autore giorno dopo
giorno viene progressivamente coinvolto nella vita culturale di Torino; il suo
libro sulla sclerosi laterale amiotrofica, “Il mio viaggio nella SLA”, viene
presentato in tre sedi torinesi, compreso il Salone del Libro nel 2019, con
ampia partecipazione di pubblico. Torino dimostra così di averlo praticamente
accolto, e Lui impara ad amarla e apprezzarla. La sua bellezza fragile e la
solidarietà che la anima lo hanno conquistato ed ora il suo impegno è diventato
quello di entrare in sintonia con il mondo del volontariato torinese, cui sono
dedicate le pagine finali del libro.
Amici, "La pineta e il porto",
l’ultimo suo libro che ha per sottotitolo “il passo risale la china e
l’anima trova l’approdo”, è una vera e propria riflessione psicologica su
sé stesso, fatta a cuore aperto, senza nascondimenti.
A chi gli domanda cosa lo ha spinto a scrivere queste sue emozioni
personali risponde: “La mia è una testimonianza personale che esula da un
esame clinico e psicoterapeutico dell’argomento, pur facendo riferimento a
un’opera psicoanalitica (Il codice dell’anima di James Hillman). I sentimenti e
le riflessioni evidenziate nel libro, sono la sintesi delle mie percezioni
sviluppate soprattutto nelle mie camminate quotidiane nella pineta di Torre
Grande, diventata il mio buon ritiro, ispiratore del mio viaggio introspettivo.
Ripercorro il mio cammino di riflessione, con il mio occhio ed il mio cuore
puntati su Torino, il capoluogo piemontese che mi ha benevolmente accolto
facendomi appassionare e amare persone, fatti e luoghi. Torino mi somiglia
perché di questa città che ho conosciuto condivido gli stessi valori”.
Cari amici, per ora oppressi dal serio problema del coronavirus, possiamo solo attendere (come attendiamo pazientemente a casa che la situazione si normalizzi), ma appena torneremo in tranquillità sono certo che Antonio Pinna tornerà alla carica e presto lo presenterà anche nella sua Oristano!
Io, che l'ho letto con attenzione, posso dirvi che merita davvero di essere aggiunto alla biblioteca di ciascuno di Voi, amici lettori, perché è capace di farci riflettere tutti sul percorso della nostra vita.
Io, che l'ho letto con attenzione, posso dirvi che merita davvero di essere aggiunto alla biblioteca di ciascuno di Voi, amici lettori, perché è capace di farci riflettere tutti sul percorso della nostra vita.
Grazie, amici, a domani.
Mario
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