Oristano 30 marzo 2020
Cari amici,
L’idea di poter disporre
di una macchina che, collegata all’uomo, fosse in grado di accertare se quanto da lui affermato fosse la verità o una menzogna, ha sempre navigato nella mente degli
studiosi; scopo principale quello di capire e dimostrare se quanto dichiarato fosse la verità oppure un'invenzione, una bugia. Smentire, con certezza, quel
crescente numero di bugiardi che cresceva in continuazione, era, insomma, un risultato da raggiungere.
Tanti gli studi che
vennero svolti in diverse parti del mondo in proposito, tanto che una macchina
capace di realizzare questo sogno fu messa a punto già ai tempi della prima
guerra mondiale. Furono le ricerche effettuate ad Harvard da un certo William
Moulton Marston, noto anche con lo pseudonimo di Charles Moulton
(Cliftondale, 9 maggio 1893 – Rye, 2 maggio 1947), psicologo, inventore e
fumettista statunitense (noto anche per essere il creatore del personaggio di
Wonder Woman), a mettere a punto una prima “macchina della verità”. Secondo
Marston a scoprire chi mentiva sarebbe stata la variazione della sua pressione
sanguigna, quando veniva interrogato ed era collegato alla macchina.
Alcuni anni dopo anche John
Augustus Larson, un ufficiale di polizia fresco di PhD in fisiologia a Berkeley,
sviluppò una macchina battezzata in modo inquietante "cariopneumopsicogramma",
che, oltre a tener conto della variazione della pressione sanguigna, prendeva
in considerazione anche le pulsazioni e la respirazione. Questa macchina così perfezionata venne usata per
la prima volta da Larson per indagare su un furto avvenuto in un dormitorio
femminile dell’ateneo californiano; nel giro di un anno, la macchina fu utilizzata
per condannare un uomo di San Francisco, accusato di aver ucciso un prete.
Negli anni Trenta di
queste macchine ne vennero realizzate e vendute diverse (anche in versione portatile)
ai dipartimenti di polizia del Paese. Nel frattempo la macchina fu
ulteriormente arricchita di un sensore, in grado di misurare la risposta
galvanica della pelle, cioè la variazione delle caratteristiche elettriche
legate alla sudorazione. Quarant’anni dopo, milioni di lavoratori del settore
privato vennero sottoposti a questo tipo di test prima di essere assunti. Anche
oggi, in fondo, l’impostazione di base è rimasta quella dell’epoca, con le
domande e la registrazione delle curve che indicano la variazione di quei
parametri, nonostante le capacità reali della macchina non fossero mai state
dimostrate scientificamente.
In realtà, come si poteva
essere certi della risposta data dalla macchina in presenza di soggetti deboli
e impressionabili, innervositi da una specie di terzo grado che sicuramente
poteva mandare in tilt il controllo delle loro emozioni? Neppure nei test in
laboratorio si raggiunsero risultati affidabili, figuriamoci in un
commissariato di polizia, dove chi supera il test di certo poi non confessa e
chi non lo supera, a volte, confessa anche se è innocente. Insomma un’affidabilità
assolutamente mancante, tanto che per lungo tempo questa macchina non fu mai
accettata nei tribunali statunitensi.
Nonostante tutti questi
dubbi, il pallino della macchina della verità rimase in testa agli scienziati
che continuarono a cercare “l’uovo di colombo”, ovvero un metodo che potesse
sbugiardare, senza ombra di dubbio, i sempre numerosi mentitori. La ricerca si orientò
verso altri tipi di misurazione che andassero oltre la variazione delle pulsazioni
o della pressione sanguigna. Con l’avvento della nuova tecnologia si pensò di
essere giunti alla soluzione: un algoritmo poteva individuare quei raffinati
schemi comportamentali degli individui col pallino del mentire!
La “nuova stagione” delle
macchine della verità nacque dalla collaborazione fra due studiosi britannici:
Janet Rothwell, e un informatico iracheno-britannico, Zuhair Bandar. Insieme, tra
la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila e nell'ambito della
Manchester Metropolitan University, iniziarono a perfezionare e allenare reti
neurali in grado di tracciare i movimenti facciali come il battito delle
palpebre e l’arrossamento del volto, nutrendo i sistemi con decine di clip di
persone intente a risponde alla stessa serie di domande in modo veritiero e
menzognero.
Il computer, esaminando
gli elementi in comune di chi mentiva, cercava le correlazioni fra certi
micromovimenti facciali, arrivando a classificare i soggetti in onesti o
disonesti in base all’analisi delle loro espressioni, fotogramma dopo
fotogramma. Il sistema (chiamato Silent Talker) però, non superò mai l’esame, avendo raggiunto un probabile accuratezza solo all’80 per cento. Questa mancata
certezza costrinse Rothwell ad accantonare questa insicura macchina della
verità, che avrebbe potuto mettere in crisi la vita delle persone e, senza
esitazione, mollò l’impresa.
L’idea della macchina,
però, non fu del tutto accantonata. Dopo la strage dell’11 settembre, numerosi Dipartimenti
e Ministeri statunitensi iniziarono a spendere milioni di dollari nella ricerca
di sistemi che potessero arrivare al dunque. La ricerca della macchina perfetta
continuò così ad essere portata avanti. Lo stesso dipartimento per la Sicurezza
degli USA mise a punto un suo modello, il Future Attribute Screening
Technology, destinato a individuare tendenze criminali tracciando movimenti
oculari e facciali dei soggetti, ma (fortunatamente) fu poi archiviato nel 2011. Successivamente
lo stesso dipartimento stanziò 110mila dollari, erogati ad una società di
risorse umane, per allenare i propri addetti ad “individuare le menzogne e
stimolare risposte”, tramite l’analisi dei comportamenti. Altri enti, dall’Army
Research Laboratory ai Dipartimenti di polizia, misero a punto altri sistemi o acquisirono
quelli di altre aziende come l’israeliana Nemesysco.
Cari amici, nonostante i
fallimenti, i tentativi e i numerosi dubbi derivanti, la ricerca per scoprire chi mente continua. Innumerevoli
i tentati fatti e tutt'ora in corso: dall’analisi del movimento del mouse durante le
richieste di prestiti online (Neuro-ID), allo studio della dilatazione delle
pupille, dall’analisi dei movimenti del volto al cambio del tono della voce. La ‘caccia
alle bugie’, ovvero ai mentitori con l’uso della macchina continua senza sosta.
Il problema è serio. La speranza è che l’uomo non rinunci mai alle proprie
capacità di analisi e di esame, e non si affidi solo alle macchine, facendosi
sostituire in quello che è il suo compito primario: scoprire la verità non affidandosi solo ad una macchina ma utilizzando il suo cervello, con le sue capacità intellettive, smentendo così, con maggiore certezza, i bugiardi.
A domani.
Mario
L'uomo da secoli ha sempre cercato il sistema per scoprire la verità!
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