Oristano 22 febbraio 2020
Cari amici,
Una nota locuzione latina
molto conosciuta, successivamente adottata anche dalla liturgia cattolica, cercava
(e cerca) di ricordare all’uomo la sua fragilità con le parole: "Memento,
homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris", a significare che
non siamo altro che pochezza, solo un PUGNO DI POLVERE, destinati a ridiventare terra, a prescindere da CHI siamo stati in vita: re o sudditi, ricchi o poveri, giovani o vecchi.
Nel corso del tempo, il rispetto per le spoglie mortali della specie umana, l'attenta venerazione e conservazione dei corpi, che ebbe la sua massima espressione nell’antico
Egitto, divenne addirittura sontuosa, con tombe gigantesche come le piramidi, così come, per restare nella nostra cultura sarda, con l'edificazione delle tombe dei giganti. Tradizione che ha attraversato i secoli, tanto che anche oggi, nel Terzo
millennio, nei cimiteri possiamo osservare una varietà di tombe più o meno importanti, poste tra un’infinità di loculi. Ma da tempo nuovi concetti appaiono all'orizzonte, nella convinzione che questi monumenti del passato sottraggono spazio e creano
anche un maggior inquinamento. Ed ecco che, lentamente ma inesorabilmente, dopo
l'avanzare della cremazione, si affaccia ora anche un altro particolare processo “post morte”, che prevede la "riduzione organica naturale"
del corpo del defunto.
Negli USA è stato lo
Stato di Washington il primo al mondo a legalizzare un innovativo impianto funebre di compostaggio
umano, che dovrebbe iniziare l'attività nella primavera del 2021. Il moderno
processo di trattamento del corpo umano è stato elaborato dalla società Recompose,
con sede a Seattle, azienda che per prima potrà offrire la possibilità di
"riduzione organica naturale" post-morte del defunto. Ma vediamo
esattamente di cosa si tratta.
L’innovativa struttura
che la società Recompose sta per mettere in funzione a Seattle, è progettata
per ricollegare i rituali della morte umana con la natura e per offrire
un'alternativa più sostenibile alle opzioni di sepoltura convenzionali. Secondo
gli architetti di Olson Kundig che hanno progettato la nuova struttura, Recompose convertirà i resti umani in suolo” in circa 30
giorni, contribuendo così a ricreare nuova vita dopo la morte.
L’idea di mettere in atto
questo nuovo sistema di sepoltura, nasce nella mente degli ideatori nel 2016, presso lo studio di
progettazione globale con sede a Seattle; l'idea, fu subito sposata dalla fondatrice e
CEO di Recompose Katrine Spade, che elaborò, con il suo team di architetti, il
primo prototipo di impianto. Poiché ogni nuovo sistema, se "relativo al
trattamento dei resti umani", ha bisogno di una apposita norma di legge, è
stato lo Stato di Washington ad accogliere per primo l’innovazione. Il Governatore
Jay Inslee ha già firmato l’autorizzazione lo scorso maggio, facendo
diventare Washington il primo Stato americano a riconoscere la "riduzione
organica naturale" come alternativa alla cremazione o alla semplice sepoltura.
La legge entrerà in vigore il 1° maggio 2020, secondo quanto scrive il
Seattle Times.
Quanto al funzionamento
del nuovo sistema, concepito dagli architetti di Olson Kundig, Recompose è
concepito per dare un significato ‘moderno’ al così detto "letto di
morte". Il corpo viene collocato in particolari, singoli "vasi"
dove avviene la riduzione organica; rapportati alla tipica pratica funeraria,
potrebbero essere considerati come bare; i resti di una persona sono ivi collocati
e coperti con trucioli di legno. Lì, i resti sono aerati per creare un ambiente
adatto per i batteri termofili, che poi provvedono ad abbattere i resti organici trasformandoli in terreno utilizzabile.
Quali sono i vantaggi di
questo processo che avviene in una struttura controllata come Recompose, al
contrario di un cimitero? "Convertendo i resti umani in suolo,
riduciamo al minimo i rifiuti, evitiamo di inquinare le acque sotterranee con i fluidi di imbalsamazione e impediamo le emissioni di CO2 dalla cremazione e dalla
produzione di scrigni, lapidi e fodere per tombe", spiegano i
portavoce dell'azienda sul sito web. Inoltre, spiegano ancora: "Permettendo
ai processi organici di trasformare il nostro corpo e quelli dei nostri cari in
un utile emendamento al suolo, contribuiamo a rafforzare il nostro rapporto con
i cicli naturali, arricchendo la terra".
Il progetto viene
dichiarato già in fase avanzata di realizzazione. Settantacinque di questi
singoli spazi costituiscono il primo progetto Recompose. Queste "speciali piccole bare" sono disposte intorno ad un grande e arioso spazio di raccolta posto al centro della struttura di
18.500 piedi quadrati. "Questa struttura ospita i vasi di
ricomposizione, ma è anche uno spazio importante per il rituale e il raduno
pubblico", afferma Alan Maskin, preside e proprietario di Olson Kunig,
"Il progetto in definitiva favorirà un'esperienza più diretta e
partecipativa e un dialogo intorno alla morte e alla celebrazione della
vita".
Cari amici, quando ho
letto e riletto la notizia, sono rimasto non solo meravigliato ma anche
abbastanza perplesso e amareggiato. Se è pur vero che la morte rende ciascuno di noi col
passare del tempo praticamente solo un pugno di terra, da che mondo e mondo nessuna civiltà, a prescindere dal tipo di cultura dominante, ha mai pensato di ridurre la persona umana al semplice valore del suo corpo
mortale! Pensare solo questo, "dargli il valore miserrimo di “un pugno di
terra”, mi sembra un voler brutalmente dissacrare quei valori che l’Umanità porta avanti da migliaia di
anni!
Nei millenni il rito di
onorare il corpo è sempre stato qualcosa di importante, a prescindere dal modestissimo
valore costituito dal materiale organico che fisicamente rappresentava!
Ognuno di noi resta presente nella società di appartenenza (anche con i suoi
resti fisici), per quello che è stato, per quello che ha fatto e realizzato, ed è per onorare questo valore
che già migliaia di anni fa furono costruite le piramidi, le tombe dei giganti
e quant’altro.
Pensare di
ridurre il valore dell’uomo al semplice, modesto “peso” del suo corpo mortale, all'utilizzo di quel pugno di terra derivato dalla poca materia organica di cui e fatto, significa, nel
mio concetto, dissacrarne brutalmente il valore. Mi astengo dall’aggiungere altro!
A domani.
Mario
Siamo solo questo?
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