domenica, febbraio 16, 2020

QUARTO APPUNTAMENTO CON GLI AMICI DEL ROMANICO AL MUSEO DIOCESANO ARBORENSE: TIMBORS DE ROCABERTI E SIBILLA DI MONCADA, DONNE PROTAGONISTE DEL MEDIOEVO SARDO.


Oristano 16 febbraio 2020

Cari amici,

Venerdì 14 febbraio il Museo Diocesano Arborense si è ancora una volta riempito oltre ogni limite per seguire con interesse la 4^ puntata del ciclo “Donne protagoniste del Medioevo sardo”, ideato dall’associazione Amici del Romanico. Puntata dedicata a due grandi figure di donne che, seppure non Giudicesse o Regine, sono state comunque delle protagoniste del Medioevo sardo: Timbors (o Timbora) di Rocaberti e Sibilla di Montcada. 
A illustrare la loro vita, ripercorrendo i diversi passaggi tra la Spagna e la Sardegna, due eccellenti docenti universitarie: la Professoressa Rossana Martorelli, docente di Archeologia cristiana e medievale e Preside della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università di Cagliari, oltre che Direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, e la Professoressa Nicoletta Usai, docente dell’Università degli Studi di Cagliari, Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali.
Dopo i saluti portati dalla Vice Presidente dell’Associazione Amici del Romanico Marisa Deias, ha preso la parola la professoressa Martorelli, che, in primo luogo ha voluto ringraziare i tanti amici del Romanico che hanno votato compatti per l’inclusione della Chiesa di Sant’Eulalia a Cagliari come bene primario da salvaguardare. Ha poi introdotto la figura delle due donne protagoniste della serata: Timbora e Sibilla, la cui vita sarebbe poi stata dettagliatamente ripercorsa da Nicoletta Usai.
La Usai, allieva del Prof. Roberto Coroneo, ha iniziato parlando delle loro origini. Entrambe, Timbora e Sibilla, erano appartenenti a nobili famiglie catalane; Timbora faceva parte dell'aristocratica ed influente famiglia dei visconti di Roccaberti, mentre Sibilla apparteneva alla potente famiglia dei Moncada. Mariano e Giovanni, rampolli del nobile casato degli Arborea, da giovani furono inviati dalla famiglia in Catalogna, al fine di ricevere, frequentando l’aristocrazia catalana, una principesca educazione in una delle corti reali più importanti dell’epoca a Barcellona. In questo modo acquisirono dimestichezza con gli usi di corte ricevendo entrambi l’investitura a cavaliere, considerato dato il loro rango.
Nel 1336, la diciottenne Timbora conosce, alla corte del re Alfonso IV di Aragona, il ventenne donnicello (era il titolo che veniva dato ai figli dei regnanti arborensi) Mariano d'Arborea, secondogenito del giudice Ugone II, che come detto soggiornava a Barcellona unitamente al fratello minore Giovanni. Mariano poco dopo sposa Timbora stabilendosi prima in Catalogna e rientrando poi in Sardegna.  
Sempre nell’anno 1336 il fratello maggiore di Mariano, Pietro III, diventa giudice e Mariano, rientrato con Timbora in Sardegna, non immaginava certo la possibilità di salire sul trono. Come conti del Goceano, i due sposi Mariano e Timbora soggiornano nel castello di Burgos (Mariano è ritratto nel polittico della chiesa di San Nicola (Ottana), meta di annuale pellegrinaggio da parte di Timbora che teneva a mostrare, durante ogni visita, il dipinto ai tre figli adolescenti). Il destino però, sempre imprevedibile, decide diversamente: Pietro III muore precocemente, senza che la moglie Costanza di Saluzzo mettesse al mondo un erede, per cui, nel 1347, Mariano succedette (col titolo di Mariano IV) al fratello.
La coppia reale dopo l'ascesa al trono si trasferisce nel palazzo giudicale di Oristano. Timbora, donna molto attiva e dal temperamento forte, seppure catalana, supportò incondizionatamente la causa del consorte contro gli aragonesi, e questo consentì anche un notevole ampliamento dei confini del regno. Timbora si dimostrò una donna emancipata per l'epoca (quando alle femmine non veniva impartita una solida preparazione culturale), in quanto Lei volle che le due figlie Beatrice ed Eleonora avessero una formazione culturale pari a quella del fratello.
Ottana, pala d'altare della chiesa di S. Nicola con effigie di Mariano 
Il Giudice Mariano, consapevole delle qualità della moglie, la nominò diverse volte reggente (quando lui era in guerra), e, in quella veste, come ambasciatrice del giudicato si misurò con i regnanti d'Aragona, incontrò i sovrani Pietro IV ed Eleonora di Sicilia a Cagliari (con l'erede Ugone) e a Barcellona; ad Alghero si adoperò anche, facendo opera di mediazione con il parente Bernardo de Cabrera, capitano generale della flotta, per sedare i contrasti che lo opponevano a Mariano nei suoi domini.
Anche il fratello minore Giovanni, che nel 1336 aveva sposato Sibilla di Moncada, rientrò anche lui in Sardegna, dove si stabilì avendo acquisito il titolo di Conte di Bosa e Montacuto. Col suo carattere insofferente, però, soffriva non poco il maggior potere del fratello Mariano, col quale i dissidi aumentavano di giorno in giorno, in particolare rifiutandosi di rendergli omaggio. La contesa tra i due fratelli, diventata sempre più aspra, portò Mariano a disporre l’incarceramento di Giovanni, anche se, per rispetto, consentì alla cognata Sibilla di continuare a risiedere nel castello di Bosa. Sibilla, dopo la morte del marito, morto in prigionia nel castello, si trasferì poi a Cagliari. A partire dal 1352 il castello di Serravalle divenne la residenza preferita del Giudice Mariano.
La chiesa ancora in essere del castello di Serravalle - Bosa
Cari amici, indubbiamente una conferenza di grande interesse, che ha dimostrato quanto luminosa sia stata in passato la storia della nostra isola e, in particolare, quella del nostro territorio, allora Giudicato d’Arborea! Al termine, dopo alcune domande poste dal pubblico alle due relatrici, la conferenza ha avuto termine. Il Presidente dell’Associazione Antonello Figus, dopo aver ricordato che l’ultima conferenza della serie sarà tenuta venerdì 28 febbraio, sempre al Museo Diocesano, ha annunciato le date dei primi viaggi che verranno effettuati nei luoghi che conservano le testimonianze del glorioso passato romanico, che inizieranno nel mese di marzo. Ci vediamo il 28 Febbraio!
A domani, amici.
Mario

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