Oristano 25 febbraio 2020
Cari amici,
Che muoversi, camminare,
risulti un’attività benefica per il nostro organismo, a tutte le età, è una
cosa talmente nota che credo che tutti siano concordi nel confermarlo. L’uomo
del resto non è nato per muoversi con i mezzi che successivamente ha creato, ma
per spostarsi utilizzando le sue estremità, ovvero le gambe.
Col tempo, tuttavia, in
particolare per lo sviluppo delle attività umane, il muoversi a piedi, per
lavoro o per diletto, è diventato solo un ricordo, tant’è che per alcuni è qualcosa
che appartiene al passato e non al presente. Eppure il camminare era e rimane
un’attività davvero salutare, che apporta benefici a tutto il nostro organismo,
in particolare, come gli studiosi hanno appurato di recente, migliora in modo
significativo il funzionamento del nostro cervello.
Camminare a tutte le età
almeno mezz'ora al giorno, possibilmente in modo veloce, aumenta il numero dei
neuroni del nostro cervello, e questo significa un miglioramento della memoria
e delle capacità cognitive della persona. Inoltre, come sostiene il Dottor Sergio
Pecorelli, professore emerito di Ginecologia e ostetricia dell'Università di
Brescia e componente del Comitato scientifico FMSI (Federazione Medico Sportiva
Italiana), questo esercizio “aumenta anche la vascolarizzazione del
cervello: nel senso che dà energia a queste nuove cellule". A riportare
le sue dichiarazioni, che sostengono con convinzione che camminare “è una
sorta di medicina”, è l'AdnKronos Salute, che ha sottolineato i benefici
meno noti di questa attività fisica, come riportati dal professore.
Alla domanda su quali
siano le dosi corrette di questa terapia, il professor Pecorelli ha risposto: "Si
parla spesso dei famosi 10 mila passi al giorno, e tutti abbiamo un contapassi
sul telefonino. Ma l'unità di misura più corretta è rappresentata dai minuti.
L'ideale, lo dice anche l'Organizzazione mondiale della sanità, è fare almeno
mezz'ora al giorno di camminata veloce, minimo per 5 giorni a settimana".
Quando cominciare? Ecco la risposta: "Da subito: già quando il bambino
ha 2 mesi bisogna lasciarlo libero di muoversi; poi dai 2 ai 5 anni deve fare
almeno 3 ore al giorno di movimento, dal gioco allo sport”.
"In qualunque
momento della nostra vita - assicura ancora Pecorelli
- il movimento ha un impatto fondamentale di prevenzione delle malattie e di
mantenimento delle nostre capacità fisiche e mentali". Un elemento
chiave, di fronte a una popolazione mondiale che invecchia. "Oggi sono
più di 50 milioni nel mondo le persone che soffrono di Alzheimer, la forma più
diffusa di demenza. Nel 2050 si pensa che saranno 135 milioni, un po' in tutti
i continenti. E questo dato è molto preoccupante. L'unica cosa che possiamo
fare è prevenzione, e la prevenzione migliore è l'esercizio fisico",
dice ancora il professore.
Questo tipo di
attività "stimola infatti la produzione a livello cerebrale di una
sostanza che si chiama Bdnf, un fattore che va a colpire l'ippocampo
anteriore, deputato a costruire le cellule chiave per la nostra memoria e le
nostre attività cognitive". Non solo: "I nostri muscoli dopo
l'allenamento – sostiene sempre Pecorelli - mettono in circolo una serie
di sostanze tra cui i fattori di crescita vascolare, che passano la barriera
emato-encefalica e permettono di costruire nuovi piccoli vasi, i quali portano
nutrimento ed energia alle nuove cellule".
Insomma, non è mai
troppo tardi per mettere mano a tuta e scarpe da ginnastica! "Se a 65-70
anni una persona si ripromette di fare una camminata veloce di mezz'ora al
giorno, anche 45 minuti se può, alla fine dell'anno avrà l'1% in più di cellule
cerebrali. Avrà, dunque, una riserva cellulare maggiore che gli servirà per la
memoria e le capacità cognitive". Per muoversi senza rischi dopo gli
'anta', ecco dunque i consigli dello specialista: "Avere delle scarpe
comode (sono stati studiati modelli con suole più larghe e a prova di caduta), mai andare a camminare da soli, meglio in coppia o con amici, fare percorsi
sicuri e accertarsi che il terreno sia adeguato. Inoltre se possibile è bene
cambiare percorsi, perché così si viene anche stimolati dal punto di vista
cerebrale".
Cari amici, "Il
vero rischio è non camminare”, come assicura il professor Pecorelli. La
cosa migliore che possiamo fare è ricordarci che l'attività fisica, anche
quando non ne abbiamo voglia, è come una prescrizione medica. L'esercizio
fisico deve essere prescritto. E chi può farlo - si chiede Pecorelli - meglio
dei medici di medicina dello sport insieme al medico di famiglia?".
A domani, amici.
Mario
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