Oristano 26 febbraio 2020
Cari amici,
La Sardegna, non è certo
una novità, è ancora oggi l’unica regione italiana priva di una rete di
distribuzione del gas naturale. Alla Sardegna in realtà mancano sempre tante
cose necessarie al suo sviluppo, e, come in questo caso, parte del suo mancato
sviluppo sociale ed economico è derivato dalla mancanza di energia a basso
costo, che ha impedito la competizione alla pari con le altre regioni. Ebbene,
dopo tanti anni di colpevole assenza, ora (forse in tremendo ritardo), si cerca
di accelerare, facendo le cose in gran fretta per dotare di una rete del gas la
Sardegna; fretta che ai più appare alquanto sospetta, in quanto il futuro, come
ben sappiamo, non poggia certo sul gas, ma sulle rinnovabili.
La realtà è che tra 5
anni, nel 2025, secondo una direttiva dell’Unione Europea, l’Italia dovrebbe
aver messo a punto la dismissione delle fonti energetiche derivate dai combustibili
tradizionali, riconvertendole alle rinnovabili. La Sardegna, in questo campo,
ha due centrali a carbone che andrebbero quindi dismesse e, per poterlo fare, questa
la giustificazione, si sta accelerando la realizzazione della rete del gas di
cui tanto si parla. Le vie ipotizzate per “metanizzare” l’Isola sono comunque diverse:
dalle condotte sottomarine per portare il gas algerino attraversando tutta la
Sardegna ai depositi costieri da collocare in diversi punti delle nostre coste tra cui
il porto di Oristano.
Questa necessità, seppure temporanea, di utilizzare il gas per consentire il funzionamento delle due centrali oggi funzionanti a carbone per la produzione di energia, non sarà certo indolore,
ed ha già scatenato un vivace dibattito, tra i fautori della “dorsale del gas”
che dovrebbe attraversare tutta l’Isola, e quelli contrari, che invece sostengono
l’ipotesi della messa in funzione dell’elettrodotto Sicilia-Sardegna. Tra i
partecipanti al dibattito vi sono anche quelli che credono nella via di mezzo:
quella di utilizzare i grandi depositi costieri di gas, senza scavare l’intera
isola.
Che anche il gas non sia
ecologicamente pulito è cosa ben nota, in quanto questa fonte di energia è
anch’essa di origine fossile come il carbone e il petrolio, per cui il suo utilizzo
comporta ugualmente l’emissione di gas serra e di altri inquinanti atmosferici, anche se in
misura sensibilmente inferiore rispetto agli altri combustibili fossili.
Infatti, a parità di energia prodotta, la combustione del gas naturale emette
circa il 75 per cento dell’anidride carbonica (CO2) prodotta dall’olio
combustibile e circa il 50 per cento di quella prodotta dal carbone.
Tuttavia, sempre pensando
al problema della nostra Sardegna, il passaggio dai combustibili fossili alle rinnovabili non avviene dall'oggi al domani, quindi sarà comunque necessaria una transizione temporanea al
gas, in attesa dell’incremento delle fonti rinnovabili; “transizione” che però,
essendo limitata nel tempo, deve avvenire in modo ragionato e ponderato, senza
creare situazioni che possano creare danni perenni al territorio, come quello
della realizzazione della dorsale, che tra l’altro impiegherebbe tempi
abbastanza lunghi.
Attualmente (dati dal piano
energetico ambientale regionale) in Sardegna abbiamo i seguenti dati relativi
alle fonti di produzione energetica: 78 per cento termoelettrica, 11 per cento
eolica, 5 per cento bioenergie, 5 per cento fotovoltaico, 1 per cento
idroelettrico. Quanto alla Fonte
termoelettrica, il 42 per cento viene da carbone, il 49 per cento dai derivati
dal petrolio, il 9 per cento dalle biomasse.
L’utilizzo del gas
naturale sarebbe conveniente sul piano ambientale ed economico, qualora
integralmente sostitutivo del carbone e dei derivati dal petrolio, anche se
bisognerebbe tenere conto di un particolare non trascurabile: oltre il 46 per
cento dell’energia prodotta in Sardegna “non serve” all’Isola ma viene
esportato.
C’è anche da fare
un’altra considerazione, anch’essa molto importante: il metano, considerati i
tempi di realizzazione della dorsale, arriverebbe in Sardegna non prima del
2025, quando ormai le fonti rinnovabili saranno ben più diffuse e saranno già le
principali fonti di produzione energetica. Ecco allora l’interrogativo: vale
la penna di spendere oltre 1,6 miliardi di euro, rivoluzionando l’intera isola
con i lavori necessari, senza aver vagliato per bene le cose, e senza aver pensato prima
ad altre eventuali soluzioni meno onerose sia dal punto di vista ambientale che
economico?
Il popolo sardo si sta interrogando preoccupato su questo importante aspetto del futuro dell’Isola, e di recente i sindaci sardi
indipendentisti, riuniti nell’associazione “La Corona de Logu”, in
un’assemblea pubblica molto partecipata e seguita, hanno redatto un documento,
che pone ufficialmente “Cinque domande” al Governo della Regione
Autonoma della Sardegna, chiedendo una maggiore chiarezza sull’argomento
metanizzazione. Ecco le cinque domande poste alla Giunta Regionale.
1.
Quale sarà il costo definitivo del
metano per i consumatori sardi?
2. È conveniente per i sardi investire
1,6 miliardi di euro nella realizzazione della dorsale per raggiungere
solamente 73 Comuni su 377?
3.
In quale anno sarà completata
l’infrastruttura?
4.
Il metano renderà l’Isola
energeticamente autosufficiente?
5.
Quali sono i rischi per l’ambiente?
Il documento, poi, così
continua: “Prima ancora di assumere una posizione definita sulla
metanizzazione dell’isola, da amministratori locali indipendentisti vogliamo
perfetta chiarezza sull’argomento. I cittadini delle nostre comunità rivolgono
infatti a noi ogni giorno queste stesse domande e pretendono legittimamente
risposte. Ma le risposte possono venire, su tale tema in particolare, solo dopo
uno studio approfondito e una valutazione realistica, non ideologica e non
affaristica, dei bisogni della Sardegna e dei suoi abitanti”.
Il documento, sempre
riferendosi ai “Bisogni presenti e futuri” della nostra Isola, così continua: “Non
possiamo dimenticare che questa infrastruttura ipotecherà per decenni le
politiche e le esistenze di figli e nipoti, e anche di chi ancora non è nato.
Le cinque domande coprono altrettanti ambiti fondamentali relativi alla
metanizzazione dell’isola. Solo una risposta esaustiva e soddisfacente a tutte
quante insieme permetterà a noi e alle nostre Comunità di scegliere
consapevolmente”.
Cari amici, il problema
appare serio e difficile da risolvere, perché mentre il Governo nazionale, per
bocca del Presidente Conte, ha dichiarato che l’ipotesi elettrodotto
Sicilia-Sardegna rimane la prima scelta, mentre la Regione parteggia per la
dorsale, intanto i depositi costieri di Gas GNL a Oristano e Cagliari
continuano ad essere predisposti e a breve potrebbero entrare in funzione,
garantendo l’utilizzo del gas nelle centrali ora a carbone anche in tempi brevi. Come andrà a finire, nessuno
per ora lo sa.
Personalmente, la mia
modesta opinione è che le centrali ora a carbone potrebbero essere alimentate
dai depositi di gas GNL ormai in via di installazione, evitando l’enorme spesa
miliardaria per realizzare la dorsale. Il gas, come tutti auspicano, è una
soluzione provvisoria, in attesa, dopo il 2025, di vedere operativi quei forti incrementi nel
campo delle energie rinnovabili.
Staremo a vedere come va
a finire…
A domani.
Mario
In futuro? Solo energie rinnovabili
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