Oristano
27 marzo 2019
Cari amici,
Nel pomeriggio di Domenica
24 marzo a Norbello, in Piazza del Popolo, l’Arcivescovo Metropolita di
Oristano Mons. Ignazio Sanna ha ufficialmente inaugurato la “Via Martyrum Arborense”.
Un itinerario spirituale, culturale e ambientale, capace di unire, nel ricordo dei martiri arborensi, le parrocchie di Norbello, Ghilarza, Fordongianus e Santa Giusta alla Chiesa Cattedrale di Oristano, dove dal 1615 sono custodite le reliquie del santo presbitero e martire Archelao, Patrono dell’Arcidiocesi.
Un itinerario spirituale, culturale e ambientale, capace di unire, nel ricordo dei martiri arborensi, le parrocchie di Norbello, Ghilarza, Fordongianus e Santa Giusta alla Chiesa Cattedrale di Oristano, dove dal 1615 sono custodite le reliquie del santo presbitero e martire Archelao, Patrono dell’Arcidiocesi.
In un bel pomeriggio
soleggiato l’inaugurazione ha visto presenti i parroci delle parrocchie
coinvolte, oltre ai sindaci dei comuni interessati e al Delegato diocesano e
Incaricato regionale per la Pastorale del Turismo, Tempo Libero e Sport, don
Ignazio Serra. Fu proprio don Ignazio a proporre all’Arcivescovo il progetto di
questa “Via Martyrum”, curandone l’attuazione e coinvolgendo la Direttrice del
Centro Missionario Diocesano suor Francesca Mura, il cappellano della Brigata
Sassari con alcuni militari, il Guardiano del Convento di Santa Maria di Betlem
in Sassari padre Salvatore Sanna, le confraternite e la popolazione di
Ghilarza, Abbasanta, Norbello e degli altri centri interessati, oltre il
Presidente del Cammino minerario di Santa Barbara Pietro Pinna.
Protagonisti del cammino
della nostra Diocesi, dunque, i sette martiri arborensi. Il percorso, di circa
50 chilometri, consentirà ai partecipanti di conoscere meglio la storia della
Chiesa Arborense, irrigata dal sangue dei martiri che nell’arco di 1700 anni
hanno testimoniato la fede in questo angolo di Sardegna.
Come ha avuto modo di scrivere Monsignor Sanna nel settimanale diocesano L’ARBORENSE, “Sono quattro le Comunità martiriali dell’Arcidiocesi: Fordongianus, Ghilarza, Santa Giusta e Norbello. Sette, invece, i martiri arborensi che abbracciano un arco temporale che spazia dal III al XX secolo. I primi sei: Giusta, Giustina ed Enedina, Palmerio, Archelao e Lussorio sono ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa: per il servo di Dio Padre Giovanni Sotgiu, ucciso dai briganti nel 1930 in Cina per la sua fede in Cristo, prosegue il processo iniziato nel 2004”.
Come ha avuto modo di scrivere Monsignor Sanna nel settimanale diocesano L’ARBORENSE, “Sono quattro le Comunità martiriali dell’Arcidiocesi: Fordongianus, Ghilarza, Santa Giusta e Norbello. Sette, invece, i martiri arborensi che abbracciano un arco temporale che spazia dal III al XX secolo. I primi sei: Giusta, Giustina ed Enedina, Palmerio, Archelao e Lussorio sono ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa: per il servo di Dio Padre Giovanni Sotgiu, ucciso dai briganti nel 1930 in Cina per la sua fede in Cristo, prosegue il processo iniziato nel 2004”.
La via Martyrum è lunga
esattamente 51,8 chilometri, di cui 4 di cammino lento (lungo la vallata di
Chenale che va da Norbello a Ghilarza) e il resto in auto.
L’interessante
percorso consente di visitare ben 5 Chiese romaniche: S. Maria di Norgillo (XII
secolo) in Norbello, San Palmerio (XIII secolo) a Ghilarza, la Chiesa di San
Lussorio (XII secolo) a Fordongianus, la basilica di Santa Giusta (aa. 1135
-1145) nella cittadina omonima e la Cattedrale di Santa Maria (del XII secolo),
in Oristano.
Credo che partecipare a questo percorso di fede sia una vera e propria “immersione nel
creato”, un'occasione propizia per riflettere sull’adozione di possibili nuovi e
più consoni stili di vita, non ultimi quelli destinati alla custodia e alla
cura della nostra Madre Terra, come invita Papa Francesco nell'enciclica Laudato Si’.
Il programma per i
partecipanti prevede in ogni tappa una sosta di 20 minuti sul sagrato delle
cinque chiese romaniche per un breve saluto dell’Arcivescovo e del primo
cittadino di ogni comune toccato dalla Via Martyrum. All’inizio del percorso,
Mons. Ignazio Sanna riceverà dal Delegato per la Pastorale del Turismo, Tempo
Libero e Sport, la credenziale numero zero, su cui sarà apposto, per ogni
tappa, il timbro che attesta il passaggio.
Seguirà una presentazione da parte
di don Ignazio Serra sulla genesi e gli intenti della Via Martyrum, la lettura
di alcune note storiche e informative relative ai martiri. Ad ogni tappa sarà
consegnata l’immagine del martire, che riporta “La preghiera del Pellegrino, Signore della Storia”, composta
dall’Arcivescovo e musicata dal M° Maria Chiara Piras di Norbello, che verrà
eseguita in un momento di preghiera.
Partendo dalla Chiesa di
S. Maria di Norgillo, i pellegrini della Via Martyrum, nel giorno dell'inaugurazione, si sono diretti a piedi (nel sentiero di Chenale) verso San
Palmerio a Ghilarza; da qui poi in auto a San Lussorio a Fordongianus per approdare poi a
Santa Giusta, nella cui basilica riposano le spoglie di Giusta, Giustina ed
Enedina, tre giovanissime donne che, a motivo della loro conversione a Cristo,
trovarono la morte nell’antica Othoca, l’odierna Santa Giusta. Tappa finale la
Cattedrale di Santa Maria Assunta ad Oristano, che custodisce le reliquie di
sant’Archelao nella cappella a lui dedicata dall’Arcivescovo Antonio Nin, che
commissionò un altare marmoreo e la statua che ritrae il santo Patrono martire.
Cari amici, un percorso
che, ne sono sicuro, attirerà tanti appassionati e che, secondo quanto riportato nella
stampa della Diocesi non resterà l’unico. Alla Via Martyrum, infatti, farà seguito un nuovo percorso, quello
della Via Sanctorum: un itinerario
di 84 km che partirà da San Vero Milis, patria del Servo di Dio Fra Nicolò
Marras, cappuccino, e giungerà sino a Gesturi, paese natale del Beato Fra
Nicola; rilevante la tappa di Simaxis, culla del Papa San Simaco, quindi
Laconi, rinomata cittadina del Sarcidano in cui venne alla luce il cappuccino
Sant’Ignazio; infine Genoni, che tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo
accolse il Venerabile Padre Felice Prinetti, che fondò nel 1888 la
Congregazione delle Figlie di San Giuseppe di Genoni e, infine, il Servo di Dio
Padre Raffaele Melis, morto nella Via Casilina, a Roma, durante il secondo bombardamento
del 13 agosto 1943, mentre amministrava il sacramento dell’unzione agli infermi
colpiti dalle prime bombe.
Vorrei definire, quelle richiamate,
"Vie di rafforzamento nella fede", capaci di rafforzare in noi cristiani la speranza per un futuro che ci
auguriamo pregno di maggiore serenità e di concreta fratellanza. Personalmente
posso dire che l’Arcivescovo, a cui mi unisce una bella amicizia, prima di
chiudere il suo mandato di governo dell'Arcidiocesi Arborense, ci sta lasciando degli
interessanti cammini da seguire: quelli della fede e della speranza. Grazie!
A domani.
La preghiera del pellegrino, elaborata da Monsignor Sanna
1 commento:
COMPLIMENTI.
Ottime pagine di studio, approfondimento e meditazione sui ns. tanti conterranei dalla vita esemplare.
Grazie a Voi tutti, in questo periodo esteso di pandemia.
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