Oristano 25 marzo 2019
Cari amici,
“Cercare
la quadratura del cerchio”, è un celebre aneddoto nato
per indicare un’impresa impossibile, ovvero l’affannarsi su un problema troppo
arduo, nell’illusoria speranza di risolverlo. La celebre locuzione, valida
ancora oggi, nacque nell’antichità e stava ad indicare il titanico, quanto
inutile sforzo, fatto da moltissimi matematici che per molto tempo si
affannarono spremendosi le meningi per cercare, servendosi di riga e compasso, di
trovare un quadrato che avesse un’area
equivalente a quella di un cerchio, soluzione che negli anni successivi (nel 1882) fu dimostrata impossibile da realizzare.
Se vi state chiedendo
perché oggi ho iniziato la mia riflessione quotidiana con questo aneddoto, ve
lo spiego subito: ho paragonato l’impossibile quadratura del cerchio allo sforzo che il governo in carica sta
facendo per mettere insieme i 3 cavalli di battaglia contenuti nel famoso
“contratto di governo”, stipulato tra Salvini e Di Maio, ovvero: quota 100, reddito di cittadinanza e flat
tax. In realtà una "quadratura" molto simile a quella prima citata. Ma cerchiamo di vedere insieme e capire il perché, di questa impossibilità.
Il contratto di governo
tra la Lega e il Movimento5stelle comprendeva nello specifico tre interventi
cardine: l’istituzione della "flat tax", la concessione del reddito
di cittadinanza e il superamento della Fornero con l’introduzione della “quota
100” per superare il blocco pensionistico. Le 3 opzioni, una volta concretizzate,
sarebbero però costate una bella cifra: nella formulazione originaria, ben 100 miliardi di euro, un peso immane, difficile anche da ipotizzare, considerata la situazione economica in
cui si trova l’Italia, appesantita da un debito pubblico che fa paura, dentro e fuori dai nostri confini, anche senza
aggiungere ulteriori pesantissimi esborsi.
Tre “promesse importanti” quelle prima indicate, che hanno fatto vincere le elezioni a Di Maio e Salvini, e che ora,
per mantenere il consenso, debbono essere portate avanti a qualunque costo,
nonostante l’evidente impraticabilità della loro totale realizzazione, in
quanto l’una tenderebbe ad escludere l’altra.
Ciascuna delle due 'anime governanti' (Salvini e Di Maio), che in realtà si trovano su fronti
contrapposti, cerca di portare a casa quanto promesso al proprio elettorato,
entrando, come appare ovvio, in perenne contrasto tra loro. Tra i due è una lotta continua nel tentativo, per non deludere i propri elettori, di arrivare al traguardo del mantenimento
dei rispettivi impegni presi in campagna elettorale.
Dopo mille lungaggini,
due dei tre cavalli di battaglia (anche se un po’ snelliti dalla ferrea presa di posizione europea) sono stati portati
avanti, seppure creando una forte preoccupazione di tenuta economica nei mercati finanziari
(l’Italia con un debito pubblico stratosferico dipende molto dalla tranquillità
di questi), che, considerati gli investimenti fatti, tengono il nostro Paese in costante osservazione.
Ora Salvini, in perenne campagna elettorale, avvicinandosi le elezioni europee, ha rispolverato il terzo cavallo di battaglia: la flat tax, da estendere a dipendenti e pensionati, che apparentemente era stata lasciata 'in sonno' in attesa di tempi migliori. Come appare ovvio, la reazione dell’alleato Di Maio non è tardata ad arrivare.
Ora Salvini, in perenne campagna elettorale, avvicinandosi le elezioni europee, ha rispolverato il terzo cavallo di battaglia: la flat tax, da estendere a dipendenti e pensionati, che apparentemente era stata lasciata 'in sonno' in attesa di tempi migliori. Come appare ovvio, la reazione dell’alleato Di Maio non è tardata ad arrivare.
La prima ad aprire le
danze sui microfoni di Radio 24 nella trasmissione “24 Mattino” è stata la
ministra per il Sud Barbara Lezzi, che ha detto: “Flat tax per le famiglie? È una promessa che non si può mantenere”;
aggiungendo, poi: “Il ministro dell’Economia Tria ha fatto notare che il costo di questa
misura sarebbe di 60 miliardi, e decisamente 60 miliardi il nostro Paese non se
li può permettere. Abbiamo sicuramente l’intenzione di rivedere le aliquote
fiscali, ma per noi deve essere fermo il principio costituzionale della
progressività fiscale”.
Come ovvio le rimostranze
della Lega, in risposta all’intervento del “socio-avversario”, non si sono fatte attendere.
Salvini, per prima cosa, ha contestato gli ipotetici 60 miliardi dichiarati necessari per la realizzazione, affermando che per quest’anno ne basterebbero solo 12/15 di miliardi di euro;
ha precisato poi che, dopo avere modificato lo schema iniziale di una sola aliquota, oggettivamente
troppo a favore dei redditi più alti, si è puntato ad un semlpice “ritocco” delle
aliquote esistenti. Sempre secondo Salvini, una grossa mano d’aiuto per il reperimento
dei fondi necessari verrebbe dall’incasso delle nuove entrate rinvenienti dai condoni in
corso (chiamati provvedimenti di “pace fiscale”), dai quali, secondo la Lega,
arriverebbero circa 20 miliardi di nuovi introiti.
In mezzo a questo tira e molla tra
i 2 contendenti, “amici per caso nel governo”, c’è il ministro dell'Economia
Giovanni Tria (vero vaso di coccio tra vasi di ferro) che, irritato dalle continue pressioni dei due compagni di
viaggio, è arrivato anche a minacciare le dimissioni. Sarà suo, comunque, il
difficile compito di comporre il puzzle, essendo arrivati ormai a ridosso della
necessaria nota di aggiornamento del
DEF (documento di programmazione economica-finanziaria), considerate le
troppo rosee previsioni fatte inizialmente sull’andamento economico nazionale (rivelatesi ben lontane dalla realtà), che comporteranno ben altri sacrifici.
Cari amici, credo che adesso abbiate compreso il motivo per cui ho ritenuto di introdurre questa riflessione partendo dall'aneddoto della "Quadratura del cerchio"!
Il punto in realtà è proprio questo: non fare mai il passo più lungo della gamba. Non si può continuare a pensare di avere a disposizione a tavola sia l’uovo che la gallina cucinata; quando la dispensa è praticamente vuota, anziché mangiare carne o pesce si mangia quello che c'è, fosse anche solo verdura o legumi. Non dimentichiamo mai che quando la coperta è corta, se si copre il dorso si scoprono i piedi e viceversa! I nodi alla fine sono sempre arrivati al pettine, e il conto da pagare presto o tardi arriva. In questo caso credo non prima delle elezioni europee (un piccolo saggio lo si è visto già nelle elezioni in Basilicata), perché nessuno vuole scoprire prima le carte che ha in mano. Nel dopo elezioni europee credo che ne vedremo delle belle!
Il punto in realtà è proprio questo: non fare mai il passo più lungo della gamba. Non si può continuare a pensare di avere a disposizione a tavola sia l’uovo che la gallina cucinata; quando la dispensa è praticamente vuota, anziché mangiare carne o pesce si mangia quello che c'è, fosse anche solo verdura o legumi. Non dimentichiamo mai che quando la coperta è corta, se si copre il dorso si scoprono i piedi e viceversa! I nodi alla fine sono sempre arrivati al pettine, e il conto da pagare presto o tardi arriva. In questo caso credo non prima delle elezioni europee (un piccolo saggio lo si è visto già nelle elezioni in Basilicata), perché nessuno vuole scoprire prima le carte che ha in mano. Nel dopo elezioni europee credo che ne vedremo delle belle!
A domani.
Mario
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