THARROS
Oristano
23 marzo 2019
Cari amici,
Credo che sia inutile
continuare a definire la Sardegna un “grande
e straordinario museo a cielo aperto”, se poi questo gioiello, sotto certi aspetti unico, non viene valorizzato adeguatamente da chi ci
governa; succede, infatti, che esso anzichè essere messo in buona luce viene ignorato, privando l’isola non solo della dovuta visibilità ma anche dei relativi ritorni economici. A mettere il dito nella piaga, a rimarcare che i “BENI
CULTURALI” presenti in Sardegna vengono trascurati, è stato Antonio
Matzutzi, Presidente di Confartigianato Sardegna. A gran voce ha dichiarato che gli investimenti pubblici per il restauro e la
loro protezione anziché crescere continuano a diminuire, mentre la
presenza delle imprese sarde specializzate nel settore risulta al contrario in aumento.
“La ripresa della
Sardegna passa anche attraverso la valorizzazione dei beni culturali: abbattere
burocrazia e puntare su formazione”, questo il suo forte
grido di dolore che evidenza quanto siano penalizzate nell'Isola le numerose, capaci, imprese
sarde, che potrebbero svolgere un ruolo ben più importante di quello attuale.
Secondo l’elaborazione
realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna su dati
MISE-DpS-ISTAT, le erogazioni statali verso l’Isola sono passate dai 319
milioni annui nel triennio 2007-2009 ai 228 milioni del 2014-2016, per una
spesa media annua pro capite di 137 euro, registrando così un calo secco triennale
di 92 milioni e una contrazione negativa percentuale del -28,7%.
A fronte di questo calo,
crescono invece le imprese locali specializzate nella conservazione e
manutenzione di questi preziosissimi beni: sono 10.519 e negli ultimi 3 anni
sono aumentate del 2%. Di queste ben 7.714 sono artigiane: 2.981 si occupano di
installazioni di impianti elettrici e idraulici, 3.547 di completamento e finitura
di edifici, 24 di attività di conservazione e restauro opere d’arte e 1.427 di
servizi per edifici e paesaggio.
“Investire in interventi
di manutenzione, protezione e restauro dei beni culturali e ricreativi della
Sardegna – commenta ancora Antonio Matzutzi - porterebbe, sicuramente, anche
alla crescita del flusso di turisti. Il recupero del gap di spesa prima evidenziato, che ammonta come detto a ben 92 milioni di euro, si tradurrebbe in Sardegna in circa 1.100 nuovi posti di lavoro
nelle oltre 10 mila imprese che si occupano di installazione di impianti,
completamento e finitura di edifici, attività di conservazione e restauro di
opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio (più di 2 terzi
artigiane)”.
A livello provinciale,
prendendo come riferimento i confini delle vecchie province, 2.828 imprese
artigiane si trovano in quella di Cagliari, 2.991 a Sassari, 1.297 a Nuoro e
588 a Oristano. In Italia, i beni culturali rappresentano un asset chiave per l’economia
nazionale e determinano l’attrattività turistica del nostro Paese. Nel 2018
l’Italia ha avuto la leadership mondiale per siti del Patrimonio Mondiale
UNESCO: con 54 siti, su un totale di 1.092 siti nel Mondo, l’Italia è davanti a
Cina (53 siti), Spagna (47 siti), Germania e Francia (entrambe con 44 siti).
“Anche dalla
valorizzazione di beni culturali e dalla loro cura, passa il rilancio della
Sardegna e delle imprese che operano in questo preziosissimo “giacimento” –
ha concluso il Presidente di Confartigianato - ancora troppo poco sfruttato a
causa della burocrazia asfissiante e dalla purtroppo insufficiente formazione
degli addetti che operano nelle aziende”.
L’offerta culturale del
nostro Paese annovera inoltre 4.976 musei e istituti culturali. Nel dettaglio
si tratta di 4.158 musei, gallerie e raccolte di opere d’arte, 536 monumenti o
complessi monumentali e 282 aree o parchi archeologici. L’ultimo dato
disponibile, relativo al 2015, indica che questi gioielli culturali hanno
attratto un totale di 110.567.265 visitatori. Complessivamente si contano
123.195.556 di arrivi negli esercizi ricettivi di cui poco meno della metà
(49,1%) è rappresentato da stranieri.
A livello nazionale, i
beni culturali richiedono manutenzione e restauro, attività che interessano un
ampio tessuto imprenditoriale, rappresentato da 549.559 imprese che si occupano
di installazione di impianti, completamento e finitura di edifici, attività di conservazione
e restauro di opere pubbliche e attività di servizi per edifici e paesaggio, di
cui 3 su 4 (77,0%), pari a 422.982 unità, sono artigiane.
In questa prospettiva
sono vitali gli investimenti pubblici in interventi di manutenzione, protezione
e restauro dei beni culturali e ricreativi di proprietà pubblica che, oltre a
contribuire alla crescita del flusso dei turisti, in particolare stranieri,
genera un importante ritorno in termini di occupazione e crescita economica. Su
questo fronte la spesa pubblica per Attività culturali dell’Italia è dello 0,3%
del PIL, meno della metà dello 0,7% della Francia, uno dei maggiori competitor
europei per offerta di beni culturali, oltre che per presenze turistiche.
Cari amici, credo che i
dati prima evidenziati non abbiano bisogno di ulteriori commenti. Le forze
politiche presenti in questo governo, che si avvicina ormai ad un anno di
attività, hanno promesso di essere il “Governo del cambiamento”; i sardi, però,
stentano a capire di che tipo sarà il cambiamento che ci dovrà riguardare, se non vedranno presto risultati concreti, ovvero se
alle parole non seguiranno i fatti. Ci auguriamo di non esserci illusi (i sardi l'illusione la conoscono bene...), nella
speranza che questa volta cambiamento significhi miglioramento e non, magari, anche
peggioramento…
A domani, amici.
Mario
perdere il treno che valorizza il passato...ci costerebbe davvero caro...
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