Oristano 5 Marzo 2018
Cari amici,
Chi l’avrebbe mai detto
che l’Italia, una volta nazione molto prolifica, in poco tempo sarebbe diventata
una delle nazioni con la natalità più bassa d’Europa? Eppure, lentamente ma
inesorabilmente, in particolare a partire dal 2008, il numero delle nascite ha
continuato a calare paurosamente, anno dopo anno. Le motivazioni certo non
mancano, ma, arrivati a questo punto, qualcosa bisognerà pur fare per
interrompere un trend che potrebbe portare la nostra nazione a situazioni
certamente poco felici, se non addirittura drammatiche.
L’ISTAT ha
impietosamente sentenziato un’ulteriore diminuzione delle nascite anche
per lo scorso 2017, rilevando un meno 2 per cento rispetto all’anno precedente.
Insomma, nelle culle quasi mezzo milione di bambini in meno: nello specifico
-464 mila rispetto al 2016.
Questo risultato appare ancora più amaro se pensiamo che dal 2008 ad oggi tutti gli anni hanno presentato diminuzioni: l’Italia senza presentare il segno più è ormai da un decennio. Dati così significativi fanno pensare, riflettere, e sono ormai in tanti a chiedersi non solo i reali motivi del preoccupante calo delle nascite, ma anche quali rimedi porre in atto. Nella gran parte delle discussioni, sia pubbliche che private, il dito è puntato in particolare sulle carenti politiche di sostegno alla famiglia, sulla mancanza di lavoro e sui gravosi costi economici che comporta mettere al mondo un figlio e poi crescerlo.
Questo risultato appare ancora più amaro se pensiamo che dal 2008 ad oggi tutti gli anni hanno presentato diminuzioni: l’Italia senza presentare il segno più è ormai da un decennio. Dati così significativi fanno pensare, riflettere, e sono ormai in tanti a chiedersi non solo i reali motivi del preoccupante calo delle nascite, ma anche quali rimedi porre in atto. Nella gran parte delle discussioni, sia pubbliche che private, il dito è puntato in particolare sulle carenti politiche di sostegno alla famiglia, sulla mancanza di lavoro e sui gravosi costi economici che comporta mettere al mondo un figlio e poi crescerlo.
Un servizio curioso e
interessante è stato fatto dalla giornalista Giulia Cazzaniga su LIBERO.
L’analisi approfondita da Lei fatta, analizzando tutta una serie di voci di
spesa relative ai vari periodi della crescita del bambino, ha messo in luce i costi
addirittura proibitivi per una famiglia. Ha constatato - per esempio - che
avere un figlio e sostenerlo fino ai 25 anni costa in Italia quanto comprare
una Ferrari 488 Spider, ovvero più di 247mila euro in totale. Una cifra, amici,
che oggi pochi si possono permettere.
Ancora più interessante
è entrare nei dettagli delle le varie fasce d’età; quando il figlio ha 2 anni
occorrono oltre 830 euro al mese, mentre quando arriva ai 9 anni si viaggia sui
1.000 e quando supera i 15 serve ancora di più. Per non parlare del periodo
successivo alla maggiore età, allorché – si legge sempre sul quotidiano di
Feltri e Sallusti – fagocita quasi uno stipendio medio. I calcoli prima riportati,
sono stati elaborati da Marino Maglietta dell'Associazione Crescere Insieme. Gli esperti hanno preso a base, come riferimento, una
famiglia con un reddito complessivo di 3.500 euro al mese. I risultati ottenuti
sono stati davvero di una chiarezza che spaventa.
Gli anni più onerosi
sono i primi tre anni di vita di un figlio, in quanto ai costi normali del
cibo, dell’abbigliamento e dei trasporti va aggiunta la spesa ulteriore di
circa 3mila euro tra babysitter o asilo nido, carrozzine e pannolini. Per
questa fascia di riferimento l’Associazione Famiglie
Numerose calcola una media di 8.300 euro all’anno per figlio. La situazione
non si alleggerisce per le famiglie nemmeno dopo il raggiungimento della
maggiore età.
Superati i 18 anni,
infatti, moltissimi dei ragazzi sono costretti a rimanere a casa dei genitori.
In pratica, stando alle stime di Eurostat, il 66 per cento dei giovani tra i 18
e i 34 anni restano sotto il tetto di mamma e papà. Una condizione, nella
stragrande maggioranza dei casi non voluta, ma indotta dalla disoccupazione,
dalla inadeguatezza dell'indirizzo formativo, da un mercato del lavoro
instabile e da uno stato sociale che evidentemente non funziona come dovrebbe. Così
i "bamboccioni" – come qualcuno li ha impropriamente definiti – a 21
anni richiedono per il loro sostentamento una spesa mensile di 1.205 euro, alla
quale aggiungere, se il figlio frequenta l’Università, – sempre secondo la
stima di Federconsumatori – altri 1.500 euro circa all’anno.
Spese che la gran parte
delle famiglie non può certo permettersi (pensate poi, come spesso avviene, che,
se il ragazzo o la ragazzi decidono di frequentare un’Università lontana da
casa, occorrono ulteriori 8mila euro all'anno per l’affitto di un alloggio). Ecco
come si arriva a calcolare una spesa impossibile: circa 250mila euro (il costo
della famosa Ferrari) per mettere al mondo e allevare un figlio. Ovviamente il
ragionamento fatto finora è relativo ad un figlio unico, ma immaginate come
cambierebbe la situazione in presenza di un secondo o addirittura di un terzo
figlio!
Un sondaggio fatto
dall’Associazione nazionale Famiglie Numerose, ha rilevato che la busta paga
(come prima calcolata) di una famiglia con tre o quattro figli si svuota, in un
caso su sei, nella prima quindicina del mese, costringendola a fare i salti
mortali nella seconda quindicina. Insomma il nostro è un Paese che non brilla certo
per il sostegno alla famiglia e alla natalità, e, nei confronti degli altri
Paesi d’Europa, l’Italia appare nettamente fuori rotta, anzi, dal confronto, ne
esce con le ossa rotte! Come ha rilevato la Cazzaniga, evidenziandolo su
Libero, l’Italia si posiziona oltre il ventiduesimo posto, nettamente lontana
da Paesi come Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca. Ma anche da altre
nazioni europee a noi più vicine, come Francia, Spagna, Germania e Austria.
Cari amici, abbiamo appena espresso il nostro voto alle elezioni politiche. Mentre i vari competitors ci hanno riempito di dibattiti inerenti un'infinità di cose da fare (quasi…parlandoci anche del sesso degli angeli), praticamente pochissimi
sono stati i programmi elettorali che hanno messo il dito sulla piaga, ovvero come
sia possibile sostenere le famiglie che mettono al mondo un figlio. La realtà è che, senza
interventi strutturali, la natalità continuerà a calare, in quanto sarà ritenuto
un lusso che pochi si possono permettere. Andando nel particolare e
focalizzandoci sulla nostra Sardegna, da noi il problema appare ancora più
accentuato.
Nell’Isola siamo già
una sparuta pattuglia che continua a diminuire a vista d’occhio. Una minoranza
che a breve scenderà sotto il milione di abitanti, e che vedrà l’ulteriore spopolamento
di molti paesi, fino alla totale estinzione di un buon numero di essi. Difficile
capire come saremo tra mezzo secolo! Io, nel mio angosciante sogno, vedo la
nostra isola ancorpiù meno sarda e sempre più coloured, oltre che, paurosamente, meno cristiana e più musulmana!
Solo
un brutto sogno, direte Voi? Io però ai sogni ci credo…
A domani.
Mario
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