Oristano 4 Marzo 2018
Cari amici,
Per quanto faccia comodo abituarsi al "consueto" (si fa meno fatica mentale) il cambiamento è qualcosa di ineluttabile! Si, amici, nel mondo nulla è
immutabile! Cambiano le mode, i sistemi di produzione, i prodotti, gli svaghi e
cambia anche il modo di lavorare. Per tanti anni, prima della grande
rivoluzione informatica, milioni di persone hanno viaggiato in lungo e in
largo, con i più disparati mezzi di trasporto, sacrificando ore e ore del
proprio tempo per raggiungere la sede di lavoro e, al termine, altrettante per
il rientro a casa. Viaggi lunghi, spesso fatti in condizioni climatiche avverse
e con costi non indifferenti, oltre al peso della grande stanchezza fisica e mentale.
Personalmente tutto
questo l’ho vissuto e toccato con mano: nei miei 37 anni di attività lavorativa
ho “consumato” circa 10 autovetture, percorrendo con esse oltre un milione e
mezzo di chilometri, oltre a quelli fatti con mezzi pubblici, come il treno e i
pullman. Ebbene, con l’avvento della tecnologia informatica molti lavori che
prima venivano svolti presso le sedi aziendali, possono ora essere praticati
nella propria abitazione, con grande risparmio di costi e di fatica. In che
maniera, direte Voi? È presto detto.
Oggi l'attività lavorativa può essere svolta a
casa propria, o, comunque, in un luogo diverso dalla sede aziendale, scelto dal lavoratore; in questo modo, collegandosi alla
propria azienda via computer, opera come se egli fosse, fisicamente, in un ufficio della
sede aziendale. Questo moderno sistema lavorativo, iniziato in sordina alcuni
anni fa, si è presto diffuso nel mondo. Chiamato inizialmente con un termine
poco simpatico ‘telelavoro’, oggi è definito con un termine inglese, Smart Working, e consente, grazie alle
nuove tecnologie, di svolgere lontano dall’azienda una vasta gamma di lavori,
dai più semplici ai più complessi.
Riservato inizialmente
alle mansioni prettamente tecniche, tipo data entry, manutenzione di reti,
pronto intervento tecnico etc., il lavoro
fuori sede, in una prima fase non veniva ipotizzato applicabile anche ad altri lavoratori con responsabilità
amministrativa e gestionale, per i quali si era sempre ritenuta indispensabile
la presenza in sede, anche a causa dei limiti tecnologici in vigore all’epoca.
Con l’avvento invece delle moderne tecnologie, capaci di collegare in video e
voce l’azienda con località anche lontanissime, lo smart working si sta
affermando come un nuovo modello di lavoro, che sfrutta i nuovi sistemi
informatici per migliorare sia il lavoro aziendale che la soddisfazione dei
lavoratori e collaboratori dell’azienda.
L’adozione dello Smart
Working in effetti ha degli indubbi vantaggi. Innanzitutto consente una
maggiore flessibilità, che si concretizza come aumentata autonomia e libertà
del lavoratore, che con questo sistema è in grado di organizzare al meglio il
proprio tempo, in funzione degli obiettivi e dei risultati da portare in
azienda, senza trascorrere lunghe ore alla scrivania aziendale. Sta a lui
conciliare al meglio i tempi del lavoro e quelli familiari, con indubbie ripercussioni
positive sulla produttività. C’è anche di più.
In special modo nelle
grandi città, lo smart working permette di abbattere i costi e i tempi degli
spostamenti e quelli collegati alla presenza in sede del lavoratore (luce,
riscaldamento etc.). A chi critica che la lontananza per lungo tempo dalla sede aziendale dei lavoratori in Smart
Working, a cui manca il contatto fisico con gli altri che lavorano all’interno della sede aziendale, si risponde che in realtà non vi è “distacco”, in
quanto il mancato contatto quotidiano viene normalmente assorbito dagli “incontri”
periodici, indetti per fare costantemente il punto sull’andamento lavorativo di
tutta la squadra aziendale.
In Italia oggi esiste una
Legge specifica che regolamenta
lo Smart Working: è entrata in vigore lo scorso anno. La legge ha in molti casi
accelerato l’adozione del lavoro smart da parte delle aziende: nel 2017
l’incremento di questa forma di impiego è stato del 14 per cento, con gli smart
worker che sono passati a oltre 300 mila nel 2017, dai 240 mila che erano nel
2016. Oggi il 36 per cento delle grandi imprese, il 7 per cento delle Piccole e
Medie Imprese e il 5 per cento delle Pubbliche Amministrazioni, hanno già progetti
strutturati di Smart Working. Gli Smart Worker sono l'8 per cento. I risultati come
si può vedere sono già evidenti.
Per le imprese
l'adozione nella struttura aziendale di un ragionato Smart Working può
comportare un incremento della produttività pari a circa il 15% per lavoratore;
il che significa, a livello di sistema Paese, ben 13,7 miliardi di euro di
benefici complessivi. Un esempio: se i lavoratori fossero impiegati anche per
una sola giornata a settimana con il Remote
working, si risparmierebbero in media 40 ore all'anno di spostamenti; circa
i benefici per l'ambiente, questi ammonterebbero ad una riduzione di emissioni
pari a 135 kg di CO2 all’anno.
Nonostante la legge lo
preveda espressamente (sono note anche le iniziative del Dipartimento Pari
Opportunità e la direttiva della riforma Madia), l’utilizzo dello Smart Working
nella Pubblica Amministrazione è ancora scarso. Solo il 5% delle pubbliche
amministrazioni è coinvolto nella ricerca ed ha progetti strutturati di Smart
Working, mentre un altro 4% dice di praticarlo informalmente. A differenza di
quanto avviene nelle PMI, sono in pochi a non conoscere per nulla il concetto di
Smart Working (3%) e quasi la metà del campione (48%) dichiara interesse per
una sua prossima introduzione. In sostanza, quello che appare evidente, è che sia la
burocratizzazione della pubblica amministrazione ad essere restia
all’applicazione dello Smart Working.
Cari amici, ho iniziato
questa riflessione dicendo che nel mondo nulla è immutabile. Questo significa
che anche l’invincibile burocrazia pubblica alla fine dovrà cedere: il
progresso non lo può fermare nessuno, nemmeno il burocrate più testardo.
A domani.
Mario
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