giovedì, marzo 15, 2018

PAOLO MODOLO, SARTO DI ORANI. UNA STORIA DI “AGO, FILO E PICOZZA” CHE, PARTENDO DAL RIFIUTO DEL GREGGE, DOPO IL DURO LAVORO IN MINIERA APPRODA NELL’ELITE DELLA MODA. IL DIFFICILE PERCORSO DEL SARTO PIÙ FAMOSO DELLA SARDEGNA.




Oristano 15 Marzo 2018
Cari amici,
Oggi Paolo Modolo è un nome famoso, che ha vestito e continua a vestire molta gente importante.  Nella sua sartoria passano politici di rango, attori e attrici famose, artisti di vaglia e industriali con pochi problemi finanziari, tutti accomunati da un unico desiderio: farsi confezionare un vestito da Modolo. Insomma, gli esponenti del bel mondo, quelli che contano sul serio nella vita sociale (non solo sarda e italiana), si prenotano con largo anticipi pur di essere serviti da lui, da Paolo Modolo, sarto per ecccellenza!
Eppure quest’uomo, oggi con così tanta fama, è nato povero e per arrivare alla notorietà ha lottato caparbiamente e senza sconti, imparando fin da piccolo a stringere i denti, dopo aver rinnegato quel triste destino che lo voleva pastore, come il padre e come il nonno. Lui però aveva una passione diversa nel sangue: voleva diventare “mastru e pannu”, un grande sarto, ricco e riverito; non lo scoraggiava neppure il fatto che questa fosse una professione abbastanza difficile: egli non intendeva in nessun modo rinunciare al suo sogno.
I sardi, come sappiamo, siamo duri e testardi, forse anche troppo, e quelli dell’interno in particolare lo sono ancora di più. Paolo dunque non si arrende di fronte alle difficoltà e, dopo aver percorso una strada di una durezza incredibile, riesce finalmente a raggiungere l’agognato risultato, coronando il suo sogno. Amici oggi voglio proprio raccontarvi questa bella storia, quella di un grande uomo che apprezzo e ammiro. Eccola.
Paolo Modolo nasce a Orani il 3 Dicembre del 1944. Sono tempi duri, quelli della guerra, e Paolo, nato in una modesta famiglia di pastori, fin dai primi anni delle elementari capisce che il suo destino è già segnato: è quello di seguire le orme del padre, fare il pastore. Lui, però, ha un grande sogno nel cassetto: vuole diventare “mastru e pannu”, fare il sarto, vestire di velluto la gente del suo paese. Dopo aver vinto in casa le resistenze iniziali, all’età di 11 anni inizia l’apprendistato presso un sarto del paese, Francesco Corona, dove lavora “gratis” per imparare il mestiere. Qualche anno dopo, non ancora maggiorenne, trova lavoro a Nuoro dal sarto “mastru Salvatore Sanna”. Completato questo periodo di formazione torna a Orani con l’idea di mettersi in proprio. Inizia così l’attività in casa, effettuando i primi lavori per i suoi compaesani.
Nel 1963 a 19 anni viene a trovarlo nella sua modesta sartoria casalinga un suo compaesano famoso: Costantino Nivola. Gli ordina un abito, e per lui questo è già un beel complimento! Ci lavora con impegno e gli realizza un abito che calza a pennello. Alla consegna Titino, come era noto l'artista in paese, non lo paga con soldi ma con una sua opera. È un quadro bellissimo, ma il giovane Pauleddu, poco esperto d'arte, non riesce a comprenderne il valore dell'opera, tanto che la regala, dopo non poche insistenze, a un suo caro amico. Il valore di quel quadro lo comprese successivamente, pentendosi non poco della fretta di averlo regalato. Lo testimonia lui stesso, raccontando il fatto in un’intervista: «Io allora avevo 19 anni e non ero certo un esperto d'arte. Accettai lo scambio un po' di malavoglia. Poi lessi la bellissima dedica che dietro la tela mi aveva scritto quel gigante di Nivola: A Pauleddu, s'arte tua pro s'arte mia. Ora quando ci penso mi dispiace non aver avuto la sensibilità necessaria».
Anche Paolo cresce qualitativamente nella professione, ma i tempi non sono facili; da sposato capisce che vivere facendo il sarto non gli consentireebbe di mantenere la famiglia. Nel 1972 (ha 28 anni) viene assunto nella miniera di talco di Orani gestita dalla Valchisone. Il lavoro è duro ma la paga è buona, e l’uomo, non scoraggiandosi, accetta. Inizia per lui una specie di doppio lavoro: di giorno in miniera a grattare la montagna con la piccozza e la sera al rientro a casa, anche se stanco, nella stanza adibita a sartoria per continuare a cucire con ago e filo gli abiti commissionati dai suoi paesani.
Gli anni passano e, dopo 20 anni trascorsi in miniera, Paolo decide che è arrivato il tempo di dedicarsi in toto alla “sua” sartoria. Nel 1993, in un locale posto proprio di fronte a casa sua, apre una sartoria attrezzata. 
Nel nuovo locale di Corso Garibaldi la sua fama inizia a crescere, facendolo uscire presto dall’ambito paesano e barbaricino e proiettandolo all'esterno: prima in tutta l’Isola e poi in Continente. La fama, però, spesso non basta: in Sardegna il lavoro non è abbondante e la gente emigra sempre di più. Per la sua fama gli arrivano offerte interessanti dalle grandi manifatture italiane, tra le quali una davvero importante: quella della Facis di Torino, che gli offre un ottimo trattamento per andare a lavorare in fabbrica a Torino; l’offerta è allettante, ma Paolo ha la Sardegna nel cuore e, non intende lasciarla. Resiste e, per non lasciare il paese, rifiuta di trasferirsi.
Dopo aver ripreso con grande coraggio e caparbietà il suo lavoro, iniziano ad arrivare anche gli attesi, buoni, risultati economici: la sua sartoria inizia ad essere meta di personaggi famosi che si vogliono vestire da lui. Tziu Pauleddu, come gli amici lo chiamano confidenzialmente ad Orani, lentamente, giorno dopo giorno, diventa sempre più famoso: il suo nome appare nelle riviste nazionali sempre più spesso e gli ordini crescono a dismisura. Vengono a vestirsi da lui i grandi nomi di livello nazionale. Il primo fu Francesco Cossiga, l'ex Presidente della Repubblica, che venne personalmente da lui a farsi prendere le misure per un abito. Dopo di lui tanti altri, come il critico d'arte Vittorio Sgarbi, cliente diventato poi esclusivo e uno dei veri testimonial dell'abito sardo in velluto, che, suo tramite, contamina anche gli ambienti d’élite, dimostrando di essere, allo stesso tempo, pratico, sobrio ed elegante.
Cari amici, la storia di Pauleddu è una storia bella e coinvolgente, che dimostra le grandi capacità dei sardi, non solo creative ma anche della forte resilienza possedute. Paolo Modolo con la sua arte è riuscito in un’impresa mai tentata prima: sdoganare il velluto, fino ad allora destinato all’abbigliamento agro pastorale, facendolo adottare e quindi trasferendolo anche negli ambienti socialmente e culturalmente di rango. Insomma, facendo diventare di gran moda il velluto. Pauleddu, amici, è riuscito a portare il velluto fuori dall'ovile, paracadutandolo nei salotti della politica e dello spettacolo. La Maison Modolo è oggi un atelier di rango, noto e famoso anche all’estero, ambìto negli ambienti che contano.
Il tempo, che non si ferma mai, sta passando inesorabile anche per Paolo. Dopo un’intensa e anche tormentata vita di lavoro, su “mastru e pannu” di Orani, 74 anni al prossimo Dicembre, non ha però ancora deciso di appendere al chiodo gli strumenti del mestiere: ago e filo. La sartoria di Orani oggi lo vede ancora al lavoro, con a fianco il figlio Francesco e il nipote Salvatore.  
 Pauleddu è un uomo soddisfatto, che trova ancora piacere a lavorare in bottega. A volte, mentre osserva Francesco e Salvatore che seguono le sue orme, si ferma un attimo e, come in un sogno, con gli occhi socchiusi rivede sprazzi importanti di quella sua vita avventurosa, che gli passa davanti come in un film. In quel film ci sono i “mastros de pannu” che, ancora bambino, gli hanno insegnato il mestiere, c’è il buio della miniera dove estraeva il talco con la piccozza, l’amico e compaesano Nivola, Cossiga, Sgarbi e tanti altri. Tutti questi personaggi sembrano danzare con lui, posando i piedi su un grande tappeto volante, fatto con teli di velluto nero e marrone, liscio e a coste…
L'attimo di pausa, il breve sogno, però, dura poco: una scrollata e subito dopo riprende in mano ago e filo: il lavoro attende! Auguri, Pauleddu, a chent’annos!
A domani.
Mario
P. S.
Ho conosciuto personalmente Paolo Modolo nel 2002 (o 2003) ad una manifestazione rotariana del club di Sanluri. Mi invitò ad andarlo a trovare a Orani e gli promisi che sarei andato da lui per un abito (il velluto piace molto anche a me), ma per tutta una serie di contrattempi, il tempo è passato e finora non ho adempiuto alla promessa. Chissà, forse…sono ancora in tempo!
M


1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissima storia! Sarebbe un sogno riuscire ad averne uno!