Oristano
16 Marzo 2018
Cari amici,
Nella gran parte dei
casi la vita in ufficio non è proprio tutta “rose e fiori”. In un ambiente ad
alto rischio di competizione, dove la corsa per ‘fare le scarpe’ al collega è
diventato uno sport degno di essere inserito alle olimpiadi, senza delle buone
tecniche di sopravvivenza, si corre il rischio di impattare in situazioni
difficili, ansiose e a volte tanto stressanti. Imparare a muoversi in modo
felpato, come in foresta, cercando
in tutti i modi di non prestare il fianco alle mille insidie è una necessità a
cui non si può ovviare. Una vita costantemente in difesa diventa invivibile, senza trovare delle soluzioni
adeguate che consentano di superare fatica e stress e, in sintesi di “stare bene”.
Si, amici, il lavoro è
importante: assorbe la gran parte delle nostre giornate, è una fetta di vita
piuttosto grande, che però, per essere gustata, abbisogna di accorgimenti
specifici, altrimenti rischia di diventare un inferno. Se il vostro capo è un
tiranno, se i vostri colleghi intorno non vedono l’ora di mettervi in
difficoltà, se la vita d’ufficio vi sta lentamente soffocando, le cose sono
due: o trovate un serio rimedio o siete spacciati. La cosa sicuramente da fare
senza por tempo in mezzo, è seguire delle regole precise, di buon senso, per
scongiurare una crisi sicura.
Proviamo, allora a vedere insieme un decalogo (10) contenente le principali
regole, attenendoci alle quali, possiamo non solo sopravvivere ma
anche cercare di “vivere bene” all’interno di un ambiente di lavoro sicuramente non
facile. Eccole.
La
prima regola è quella di svolgere il lavoro assegnato nel modo che sappiamo
fare meglio. Se il capo, nonostante l’impegno non vi
gratifica, allora cercate di superare il mancato riconoscimento con calma,
senza mettere in discussione la vostra autostima. Voi per primi sapete quanto valete, a
prescindere dalla mancata valorizzazione. Se darete sempre il meglio di voi,
cercando di commettere meno errori possibili, prima o poi sarete premiati.
La
seconda è non lasciarsi scoraggiare dalle critiche.
Chi lavora è soggetto a critiche: il capo, o addirittura i colleghi invidiosi
lo faranno; quelle dei colleghi sono in massima parte derivate dall’invidia,
perché magari non sono alla vostra altezza, ma tant’è: siate superiori! Voi
conoscete il valore delle vostre capacità, non permettete che l’invidia metta in
discussione il vostro operato. Gli appunti eventualmente ricevuti, comunque,
opportunamente meditati possono anche risultare utili: analizzate il vostro
lavoro, riflettete sul processo che avete messo in atto, questo può risultare
utile per migliorarvi ancora. Servono anche le critiche.
La
terza è non rinchiudersi totalmente nel lavoro.
Anche quando i tempi sono ristretti e per recuperare del tempo fate normalmente
un ‘fast lunch’ in ufficio, almeno una volta a settimana uscite fuori all’aria
aperta. Mangiare ogni tanto un tramezzino al bar, prendere un caffè e poi fate
una passeggiata tra la gente: vi ricaricherà. Il flusso delle persone e delle
auto, le luci, i rumori, i clacson, vi riporteranno alla realtà esterna: vi
farà bene immergervi per un istante nel cuore pulsante della città. Applicate
il metodo almeno una volta alla settimana.
La
quarta regola è: non dire sempre di SI. Il capo, anche quello
che non ama essere mai contraddetto, non ama gli ‘yes man’. Risulta
fondamentale essere in grado, con le dovute maniere, di esprimere la vostra
opinione, anche se opposta a quella del capo. Pur apparendo ovvio, non sarà
vista solo come una banale contraddizione, ma farà riflettere il vostro
superiore che, anche quando ufficialmente non ve lo riconoscerà, dalla vostra
risposta, diversa dal suo pensiero, si renderà conto che siete una mente che
pensa, e anche in modo positivo, non un semplice, robotico esecutore.
Quinta
regola: anticipare le richieste del capo. Se siete
intelligenti, farete in modo di studiare per bene il vostro capo,
comprendendone le propensioni, gli indirizzi, il suo modo di vedere e
organizzare il lavoro. Riuscire ad entrare in buona sintonia con il vostro capo,
significa capire in anticipo quello che lui vorrebbe da voi: se riuscirete ad
anticiparlo, a portargli su un vassoio d’argento quello che magari vi avrebbe
chiesto di lì a poco, farà di voi una persona speciale, che verrà valutata per bene.
Sesta
regola: Se guidate un reparto o un gruppo sappiate chiedere e delegare.
Nel lavoro, qualsiasi sia il vostro livello di responsabilità, sappiate che un
buon responsabile di settore non può fare tutto da solo; suo compito è quello
di saper distribuire i compiti e delegare in modo appropriato. Sappiate
valutare la squadra di cui disponete mettendo le persone al posto giusto e
incentivando tutti, sia chi ha bisogno di voi, sia lodando chi si impegna in
modo particolare. Per far valere le vostre capacità, riservatevi mansioni dove
siete particolarmente abili, darete l’impressione di essere ferrato più di
quello che siete.
La
settima regola è quella dell’equilibrio: non legatevi troppo ad un gruppetto di
colleghi, ignorando gli altri. Non c’è dubbio che
all’interno di una compagine importante, con un buon numero di colleghi, ci si
leghi di più ad alcuni e meno ad altri. Però, creare piccoli “cerchi magici”
con alcuni, ignorando a lungo gli altri non porta bene. Si creano le condizioni
per alimentare inimicizie, pettegolezzi, e, quando sarà necessario avere il
supporto degli altri colleghi non facenti parte del gruppo amico, sarà ben più difficile ottenerlo. La soluzione è,
invece, quella di avere una buona relazione con tutti, scambiare informazioni e
sistemi di lavoro, in questo modo lo scambio circolare dell’informazione
risulterà utile a tutti.
L’ottava
regola è fate il vostro lavoro con passione.
Lavorare, spesso, non è così piacevole come vorremmo. Però, se questo
‘sacrificio’, se così lo possiamo chiamare, lo facciamo con passione, ci
sembrerà più lieve ed in grado di darci tanta soddisfazione. Dobbiamo cercare
di convincerci che il lavoro che facciamo ci piace, ci soddisfa, ci riempie la
giornata che, invece, sarebbe ben triste se fossimo senza lavoro. Il famoso
detto che “fai quello che ti piace e non
lavorerai un giorno nella tua vita”, sotto certi aspetti è una grande
verità. Il lavoro che facciamo, se riusciamo a sentirlo piacevole, sarà davvero
molto più lieve e non lo troveremo pesante e insopportabile.
Regola
numero nove: staccare ogni tanto, dandosi delle pause.
Anche se il lavoro ci stressa non poco, anche se in determinati momenti siamo
oberati di lavoro e lo stress sale di livello, dobbiamo avere il coraggio di
‘staccare’ anche se per una decina di minuti. La piccola pausa serve a
sgranchirsi le gambe, a far prendere ossigeno alla mente e respirare una boccata
d’aria. Un caffè in compagnia, due battute anche ironiche con i colleghi, magari
al bar sotto l’ufficio, rompono la pressione dell’impegno, e la pausa aiuterà a
recuperare in tempi brevi la concentrazione.
Decima
e ultima regola: ricordarsi sempre che il lavoro non è tutto, ma solo una parte
della vostra vita. Siamo persone non macchine. Siamo
uomini e donne con affetti, famiglia, emozioni, non solo macchine che producono
prodotti o servizi. La vita è nostra, non è dell’azienda per cui lavoriamo,
anche se è importante per noi e noi lo siamo per quell’azienda. Non gettiamo
via il nostro mondo personale, vivendo solo per l’azienda e sacrificando noi
stessi e i nostri affetti. Ricordiamoci che l’ottimo lo si ottiene con il
giusto equilibrio.
Amici, se saremo
intelligenti, i benefici saranno duplici: vivremo meglio noi la nostra vita,
affettiva e di relazione, e ne beneficerà pure la nostra azienda, che potrà
contare su persone sempre capaci e motivate, che la faranno crescere al meglio.
A domani.
Mario
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