Oristano
24 Marzo 2018
Cari amici,
Cos’è il “Diritto all’oblio”? Giuridicamente parlando,
per "diritto all'oblio" si intende quella particolare forma di
garanzia che consente la non
diffondibilità (in assenza di particolari motivi), di precedenti
pregiudizievoli dell'onore di una persona, dovendosi intendere per tali, principalmente
i suoi precedenti giudiziari. In sintesi non è altro che il desiderio-necessità
di alcune persone di avere dimenticato il proprio passato.
Prima dell’avvento di
Internet (che ha velocizzato e moltiplicato la diffusione delle notizie) il
livello di comunicazione dei fatti e misfatti delle persone era praticamente
ristretto all’ambito locale, per cui il problema era meno sentito. Ora, che la
rete copre in tempo reale l’intero pianeta, il problema si è ingigantito
portando i fatti di ciascuno di noi alla ribalta del mondo intero.
Questa
diffusa pubblicità ha fatto sì che il diritto
della persona alla riservatezza, sia stato riconosciuto anche dall’UE, che
con una sentenza emessa nel 2014 dalla Corte di Giustizia Europea, ha consentito
ai cittadini europei di richiedere la rimozione dai motori di ricerca dei
contenuti inadeguati, non pertinenti o non più pertinenti all’immagine attuale
del soggetto che ne richiede la rimozione.
Certo, il diritto alla
riservatezza si scontra con la necessità della conoscenza; se siamo amanti
della storia, non abbiamo certo difficoltà ad ammettere che se il diritto all’oblio fosse esistito fin dall’origine dell’uomo,
oggi di tante cose che sappiamo su fatti e misfatti dei nostri avi, non le
avremmo di sicuro mai conosciute! La storia dell’umanità, insomma, ci sarebbe arrivata
certamente ben depurata!
A stravolgere tutto ora è arrivata l’era digitale, che, attraverso i motori di ricerca, con un semplice click, a permesso di mettere in piazza vita, morte e miracoli di ciascuno di noi, con informazioni relative non solo allo stato presente delle persone ma anche al ruolo svolto in passato, magari, quello passato, un po' poco cristallino, cosa che oggi vorremmo restasse sepolto in quanto magari rivestiamo ruoli di importanza strategica.
A stravolgere tutto ora è arrivata l’era digitale, che, attraverso i motori di ricerca, con un semplice click, a permesso di mettere in piazza vita, morte e miracoli di ciascuno di noi, con informazioni relative non solo allo stato presente delle persone ma anche al ruolo svolto in passato, magari, quello passato, un po' poco cristallino, cosa che oggi vorremmo restasse sepolto in quanto magari rivestiamo ruoli di importanza strategica.
Si, questo diritto ad 'essere dimenticati' sostanzialmente
si concretizza nel non restare esposti, a
tempo indeterminato, alle conseguenze dannose che possono derivare al
proprio onore o alla propria reputazione da fatti commessi in passato o da
vicende nelle quali a ragione o a torto siamo stati in qualche modo coinvolti. Diritto
di oblio, il nostro, che ovviamente non può violare il diritto di cronaca, in
quanto può essere richiesto solo quando il fatto non sia più di pubblico interesse
o utilità.
Nella Comunità Europea
il diritto all'oblio ha trovato protezione con l’approvazione del Regolamento
entrato in vigore il 25 maggio 2016. Esso stabilisce che nel momento in cui
l'interesse pubblico alla conoscenza di un determinato fatto viene meno, il
soggetto in questione deve tornare ad avere garantito pienamente il diritto
alla riservatezza e alla reputazione. I più coinvolti in queste operazioni di
“oblio”, con rimozione di tutti i dati inerenti il soggetto richiedente, sono i
motori di ricerca, in primis Google.
In data recente Google
ha rimosso circa un milione di collegamenti internet. Lo ha reso noto la
compagnia in un nuovo rapporto in materia di dati personali e di privacy. Dal
30 Maggio 2014 (data della prima storica sentenza della Corte di Giustizia
Europea) al 31 Dicembre 2017 Google ha ricevuto dagli europei richieste
relative alla cancellazione di 2,4 milioni di link. Le richieste accolte sono
state il 43,3%, pari a 1,04 milioni. L’analisi dei dati del rapporto ha
evidenziato che il 50,6% dei link di cui si è chiesta la cancellazione ha riguardato
segnalazioni provenienti da tre nazioni: Francia, Germania e Regno Unito; seguono
la Spagna, con l'8,4% del totale, e l'Italia, con l'8,1%, pari a 190.643
richieste, molte delle quali relative a notizie su siti giornalistici.
Cari amici, per come va
il mondo, sono in tanti ad avere necessità di seppellire periodi poco felici
della propria vita familiare, sociale e professionale. Risulta dunque utile sapere cosa è necessario fare per chiedere di
essere cancellati dai motori di ricerca. Come è possibile, per esempio,
chiedere a Google la cancellazione di informazioni che ci riguardano? La
richiesta va fatta compilando un modulo disponibile online, messo a
disposizione dallo stesso motore di ricerca. Questo modulo-domanda deve contenere
i motivi per cui si chiede di essere cancellati e allegare copia di un
documento di identità del richiedente.
Un’ultima cosa. Inutile
illudersi che la cancellazione, anche dopo l’accettazione, venga fatta con
immediatezza: ci vuole del tempo; un altro particolare importante da non
sottovalutare è che la cancellazione della notizia da parte di Google non ci mette comunque
del tutto al sicuro, in quanto possiamo essere presenti in diversi altri motori
di ricerca. Insomma, pensare di scomparire completamente dalla rete, in realtà, non
è così semplice come ad alcuni può sembrare.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento