Oristano
28 Marzo 2018
Cari amici,
Chi era Salvatore
Baldino gli oristanesi nati come me nella prima metà del secolo scorso lo sanno
benissimo. Nato a Bosa nel 1889, trascorse gran parte della sua vita ad
Oristano (città dove morì nel 1964) come apprezzato oculista; fu anche poeta e
letterato di valore. La sua indole curiosa, votata alla continua scoperta, lo
portava non solo verso il continuo miglioramento della sua professione, che
svolgeva con grande capacità e umanità, ma anche ad approfondire la sua cultura
con le costanti letture dei grandi autori internazionali. Questa sua passione per
la letteratura lo portò anche ad effettuare delle traduzioni in sardo-logudorese,
come quelle contenute all’interno della sua “Lyrica Sarda Noa”.
Pur in presenza di una produzione
letteraria quantitativamente modesta, si può affermare che le sue capacità letterarie
siano state indiscusse, in grado anche di varcare i confini dell’isola.
L’autore, anche nella raccolta “Lyrica Sarda Noa”, espresse tutto il suo amore
e la sua propensione per la lirica e la poesia, rilevabile anche da una sua
frase che compare nel risvolto di copertina del libro: “Questo mediocre saggio di liriche e traduzioni è tuttavia un invito
alla poetica sarda a tentare nuove vie”. La sua opera più conosciuta è,
però, Sa Giorronnada ‘e Conch’i Attu scritta in sardo campidanese.
Il Professor Baldino, uomo
colto e probo che vedeva la sua professione come un vero servizio, era anche
ricco di una grande fede, che professava apertamente, non smettendo mai di
interrogarsi sul suo percorso di vita, che dedicava volentieri agli altri.
Grande osservatore non solo degli uomini ma anche della natura, che contemplava in
continuazione, esprimeva di continuo il suo apprezzamento per i doni del
creato che Dio ci aveva messo a disposizione.
Tornando al suo poemetto
"Sa giorronnada 'e Conchiattu", scritto in vernacolo cabrarese, il
libro, seppure realizzato in diversi anni, fu pubblicato solamente nel 1957. L’opera
fu da lui tenuta a lungo nel cassetto, in quanto tremendamente dominato dalla
paura di essere frainteso dai lettori, di veder considerato triviale il suo
lavoro, che poteva essere considerato un po’ fuori dagli schemi ordinari dell'epoca. Il suo cruccio, carico di fatalismo, era rivolto soprattutto alla
forma espressiva usata, aderente al linguaggio e alla mentalità del popolo
protagonista, per il quale non è "triviale" la proprietà realistica
della parola.
Nemo
propheta in patria, ho scritto all’inizio di questa
riflessione, e questo valse anche per il dottor Baldino. Sono trascorsi oltre
50 anni e la sua figura è oggi ad Oristano praticamente avvolta nella nebbia dell’oblio. È
il triste destino dei grandi in patria: essere ignorati, sia da vivi che da
morti. Eppure il suo amore per Oristano fu senza confini. Nel suo studio
professionale riceveva tutti, anche chi non poteva far fronte al costo della visita. Dopo aver
beneficiato delle sue cure, potevano lasciare il suo ambulatorio senza aver pagato
nemmeno una lira, era sufficiente un sorriso di gratitudine e di riconoscenza.
Generosità innata la sua, che dimostrò anche da morto. La sua magnifica Villa
Alcyione, posta di fronte al mare nella marina di Torregrande, la lasciò in
eredità alla Comunità oristanese. Ebbene, neppure questo lo salvò dall’oblio.
Anche per lui, come per altri, gli oristanesi hanno avuto la “memoria labile”,
dimenticando un grande benefattore, oltre che un professionista serio e onesto.
Villa Baldino a Torregrande
Negletto nella sua
Oristano, ora, dopo mezzo secolo, Salvatore Baldino ha ricevuto un primo omaggio:
un concerto teatrale denominato “Conchiattu
- Concerto teatrale per anime agresti”, messo in scena da LUDU (Diego Deidda e Lorenzo Lepori),
con la produzione di Lame a foglia d’oltremare. L’opera è stata messa in scena
a Cagliari, non certo nella amata Oristano, dove il dottor Baldino per molti
anni esercitò magistralmente la professione di oculista nella nota “Via
Dritta”, ufficialmente Corso Umberto.
Diego Deidda, cantante
e Lorenzo Lepori, chitarrista, sono due elementi provenienti dalla band Lame a foglia d’oltremare, che nel 2017 decisero
di intraprendere un percorso artistico che mettesse insieme la composizione
musicale e il linguaggio teatrale. Il connubio ha dato vita a LUDU, il cui
obiettivo è quello di emancipare la lingua sarda dai suoi contesti
folcloristici ed elevarla a veicolo autonomo di idee, in grado di misurarsi con
la performance e le possibilità musicali della nostra epoca. Sono stati loro
gli artefici della bella rappresentazione teatrale che è andata in scena Domenica
scorsa 25 Marzo alle ore 19,00 presso Il Crogiuolo - Fucina Teatro, La Vetreria
in Via Italia 63 a Pirri (CAGLIARI).
“Conchiattu,
Concerto teatrale per anime agresti” ha riproposto, in
chiave teatrale e musicale, i passi del suo poema Sa Giorronad’e Conch’i Attu. Nel
poema di Baldino Conchiattu è un miserrimo compagno di ventura, abbandonato da
Dio nella landa deserta del Sinis; è un uomo dai tratti primitivi la cui storia
è narrata liricamente con purezza, ingenuità e freschezza. La lingua sarda
(campidanese), schietta e fluente, permette a Baldino di dare vita a un uomo
che sta a metà strada tra il mondo animale e la divinità. L’invenzione di
questo personaggio, le sue sembianze e le sue attitudini grottesche, il suo
rapporto così ravvicinato con gli esseri più umili del creato e con ciò che vi
è di più sacro, rendono quest’opera unica nel suo genere nell’intero panorama
letterario sardo.
Il successo della
rappresentazione è stato pieno. I due artisti (Diego Deidda e Lorenzo Lepori oltre
la recitazione hanno utilizzato la musica dal vivo), con le loro ambientazioni
sonore e l'azione scenica hanno creato un felice connubio tra parole e musica.
I brani originali degli autori hanno spaziato liberamente tra i diversi stili,
offrendo agli spettatori un'ampia varietà musicale. I costumi e la scenografia sono stati
firmati da Daniela Deidda.
Tra il pubblico erano
presenti anche Olivia Campanelli (pronipote di Prof. Baldino) che continua l’attività
nell’antico negozio Ottica Baldino in via Dritta, la madre Marina Baldino - Campanelli (nipote diretta) e la
zia Emanuela Baldino (anch’essa nipote diretta). Presenti anche musicisti, attori, antropologi e
studiosi della lingua sarda. L’evento, in effetti, ha rappresentato anche
un’occasione di confronto sulle politiche di valorizzazione della cultura e
della lingua sarda, tema sempre più al centro dell’attenzione tra i politici e gli
intellettuali.
Un grande plauso a
Diego (l’amicizia con lui è nata nei banchi dell’Università, studiando insieme
nel corso di Scienze della Comunicazione) e Lorenzo, giovani e valenti sardi,
determinati a valorizzare la nostra storia, la nostra lingua e il nostro sapere.
A domani.
Mario
Pirri, la Vetreria
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