Oristano
18 Marzo 2017
La notizia è di quelle
che ai cultori del vero cibo italiano piace poco: Eataly, il marchio fondato da Oscar Farinetti, è stato denunciato
dal Codacons: restano in dubbio sia l’origine delle materie prime utilizzate
che il luogo dove vengono lavorate, relativamente ai prodotti venduti con la
certificazione di vero prodotto italiano. È la poca chiarezza delle etichette
che ha fatto dubitare il Codacons, facendo ipotizzare un certo ‘inganno’ nei
confronti dei consumatori.
L’esposto con le
contestazioni fatte all’azienda di Farinetti dal Codacons, è stato accolto
dall'Antitrust che ha avvito la sua indagine. I rilievi vanno dall'olio d'oliva
prodotto tra le colline della Val D'Orcia, in Maremma "privo di indicazioni circa il luogo di coltivazione delle olive e
di imbottigliamento dell’olio, al contrario di quanto prevede la normativa
specifica di settore", ai pomodori San Marzano, venduti da Eataly con
una generica descrizione degli ingredienti "pomodori
pelati, succo di pomodoro, correttore di acidità" senza specificare la
loro provenienza e i dettagli della lavorazione.
Anche il pistacchio di
Bronte, risulta messo in commercio senza la dicitura obbligatoria DOP, così
come il cioccolato di Modica, per il quale non si fornisce l'indicazione
geografica e la provenienza (viene solo indicato che il cacao impiegato per il 40%
viene dal Perù). Per tutti i prodotti indicati nell’esposto Codacons, l’Antitrust
ha chiesto di fornire informazioni sulla provenienza geografica delle materie
prime, sull’utilizzo dei marchi DOP e IGP e il perché della mancanza degli
stessi sulle etichette e le confezioni.
L’Antitrust, dunque,
«ha puntato i riflettori sul colosso dell’alimentazione Eataly» per «fare
chiarezza sulla reale provenienza delle materie prime di alcuni prodotti
venduti dall’azienda come `Made in Italy´, e chiedendo al Patron Oscar Farinetti di
depositare entro il termine di 20 giorni una serie di informazioni specifiche».
I precedenti, se vogliamo, non sono confortanti: il Codacons, aveva già
contestato con successo a Eataly la poca chiarezza in diversi casi precedenti (che
fruttò a Eataly una multa da 50 mila euro), cosa che costrinse il marchio di
Farinetti a ritirare diversi prodotti ritenuti "ingannevoli" per via
di una etichettatura poco dettagliata, riguardante "vino, latte, yogurt e
latticini", con annullamento della relativa campagna di comunicazione
pubblicitaria.
Altro motivo in grado
in ingenerare possibili dubbi sui consumatori è il fatto che sullo store online di Eataly, sono venduti
(senza precisa separazione) prodotti che nulla hanno a che vedere con l’Italia
e con il modo di vivere e mangiare italiano; per esempio le Kettle chips,
patatine in sacchetto importate dal Regno Unito e vendute su Eataly a 2,25 euro
per 150 grammi, o la salsa Squeezer Bbq del Mercante di spezie, che riportano
in etichetta la bandiera messicana e quella italiana, cosa che può indurre il
consumatore poco attento in errore.
La risposta del gruppo
Eataly non si è fatta attendere: in una nota viene precisato che “la richiesta, inviata dall'Autorità per
verificare quanto esposto da Codacons, in osservanza dei compiti di vigilanza
che le sono attribuiti, riguarda i contenuti informativi del sito
http://www.eataly.net, e in particolare la fonte delle informazioni relative a
taluni prodotti, nonché le procedure di controllo sulla correttezza delle
stesse, poste in essere dalla Società Eataly Net, che fornirà le informazioni
richieste nei tempi previsti; conferma l’impegno quotidiano, proprio e di tutto
il gruppo Eataly, nell’offrire sempre ai clienti tutte le informazioni per un
acquisto pienamente consapevole e per la valorizzazione del Made in Italy, in
tutte le sue forme. In proposito, appare quasi superfluo precisare come taluni
dei migliori e più caratteristici prodotti del nostro territorio siano
realizzati con materie prime di elevata qualità di origine non italiana, quali
ad esempio il caffè o il cacao”.
Anche la contro-replica
del Codacons è stata rapida: “Eataly
dovrà fornire ora adeguate spiegazioni all’Autorità e ai cittadini in merito
all’origine delle materie prime di alcuni prodotti venduti come rigorosamente
italiani, e speriamo possa dimostrare la sua totale estraneità alle accuse
mosse. È importante capire come possano ritenersi tipici del “Made in Italy” e
pubblicizzati con grande enfasi come tali, alimenti quali il cioccolato o il
caffè, le cui materie provengono da Paesi lontanissimi. Simboli, etichette e
messaggi pubblicitari che richiamano l’italianità dei prodotti sono elementi
delicatissimi in grado di modificare le scelte economiche dei consumatori i
quali, secondo recenti studi, sono disposti a pagare di più pur di avere la
certezza di acquistare alimenti realizzati con materie rigorosamente nostrane”.
Cari amici, che dire se
non che, anche nei casi meno eclatanti, commercialmente si cerca sempre di fare
in modo che il consumatore sia poco informato, che prenda per oro colato tutto quanto
la pubblicità, spesso ingannevole, cerca di somministrargli! È tempo che i “troppo
furbi” vengano messi al bando, che l’informazione sia sempre chiara e completa:
è il consumatore che decide se, come e quando spendere i suoi soldi e, a caro
prezzo, acquistare un prodotto vero, genuino, senza imbrogli di sorta.
Solo in questo modo
possiamo pensare di poter difendere, con le unghie e con i denti, il vero
prodotto italiano, che dell’eccellenza ha fatto un vero baluardo nel mondo.
A domani.
Mario
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