Oristano 7 Marzo 2017
Cari amici,
Dilemma shakespeariano nella
scuola primaria: bocciare o non bocciare? «Essere,
o non essere (bocciati)» questo è il problema che assilla i responsabili della nostra scuola, in riferimento alla scuola primaria, la nostra scuola
elementare! Usando una frase dell'Amleto di William Shakespeare questo è un dilemma che ha
assillato (e certamente ancora assilla) la nostra Ministra dell’Istruzione Valeria
Fedeli, classe 1949, che, dopo aver preso la decisione "di non bocciare" alle elementari ha
subito dopo fatto dietro front, consentendo (di fatto) che si continuasse nell’attuale
sistema, ritenuto dalla gran parte di sociologi, docenti e pedagogisti, alquanto
penalizzante.
Eppure durante la discussione
sui decreti inerenti la legge delega sulla Buona Scuola
targata Renzi, già circolavano delle bozze di proposta di legge che sancivano
che alle elementari non sarebbe stato consentito di continuare a bocciare. Sembrava, finalmente, di essere arrivati ad un passo dalla realizzazione di quel saggio pensiero
pedagogico di Don Milani, che oltre 50 anni fa aveva sostenuto che bocciare
nella scuola primaria era un male pericoloso e foriero di conseguenze a volte
anche drammatiche. La sua “Lettera ad una professoressa" sollevò allora
grande clamore, ma il dilemma “bocciare o non bocciare” rimase per lungo tempo
solo argomento di discussione, senza approdare a fatti concreti.
Quel sogno da alcuni mai sopito,
quell’innovativo metodo didattico ideato dal sacerdote, quella rivoluzione
culturale tanto attesa dagli ambienti più moderni e riformisti, dopo 50 anni
sembrava finalmente aver trovato soluzione, ma l’illusione è durata ben poco. Ci
ha pensato la Ministra Fedeli a spegnere il sogno: dopo aver ipotizzato di
aprirsi all’innovativo metodo da tanti reclamato, ha fatto veloce marcia
indietro utilizzando uno dei soliti tecnicismi, di cui noi italiani siamo
grandi esperti.
Cosa è successo in realtà? Lo
spiega in modo chiaro il sito Tecnica
della scuola, che riporta e commenta il particolare tecnicismo usato dalla
Ministra nel varo del Decreto. Nelle “Norme
sulla valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di
Stato”, all’articolo 3 è stata di fatto reintrodotta la bocciatura nella scuola
primaria. La Ministra, seppur modificando apparentemente la normativa
precedente, ha così stabilito: "I
docenti della classe in sede di scrutinio, con decisione assunta all’unanimità,
possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione”.
La delusione, in particolare tra quelli che si erano illusi sulla necessità di una reale modifica della normativa, è stata grande.
Ebbene, di fatto poco o nulla è cambiato: i numeri dei così detti ‘casi
eccezionali’ parlano chiaro, in quanto solo nell’anno scolastico 2015/2016 ci sono stati
11.071 non ammessi e nell’anno precedente ben 11.866. Sono numeri che fanno riflettere, certamente
di grande importanza se si entra nei dettagli: esaminando il “chi” viene bocciato, troviamo che trattasi di figli di immigrati, ragazzi meridionali provenienti dalle
famiglie più povere, bambini rom”, ai quali viene negato il giusto supporto, come possiamo apprendere sempre dal sito Tecnica della scuola. Tornando a Don
Milani, la scuola dovrebbe preoccuparsi soprattutto degli alunni che essa perde per strada (che oggi costituiscono il 15% del
totale), bimbi che anziché essere respinti dovrebbero essere supportati da
insegnanti di sostegno seri e capaci, in grado di conoscere davvero le esigenze di
questi bambini, di entrare nel merito delle loro difficoltà e di quelle delle loro famiglie,
spesso marginali e ai limiti del vivere civile. La scuola, come sosteneva Don
Milano, “non può essere un ospedale che cura i sani e respinge i malati”!
Ma chi l'apertura ora negata continua a pretenderla non si arrende: dopo l’ennesima bocciatura, ora viene
portata avanti una forte petizione: "cancellare" la possibilità di
bocciare nella scuola primaria; la petizione è stata presentata sulla piattaforma «Change.org» e in una settimana ha
raccolto oltre seicento firme. Molte di queste sono di persone di peso, di soggetti che
hanno un ruolo importante nel mondo della scuola, della pedagogia e della
formazione. Si tratta di una presa di posizione forte, importante, di cui il Parlamento dovrà
tener conto al momento della discussione sulla legge delega sulla “Buona
Scuola”, che, nonostante i proclami iniziali non si è rivelata, consentitemi di dirlo, positivamente innovativa.
Cari amici, in chiusura di questa
triste riflessione voglio riportare un fatto che da solo, credetemi, Vi aiuterà a
comprendere meglio la necessità di eliminare una barbarie che nel terzo millennio
proprio non dovrebbe esistere. Quanto riporto integralmente è la lettera che il papà di Dario, un bambino che frequenta la 1^
elementare, essendo venuto a conoscenza che il corpo insegnante ha maturato la
decisione di bocciare suo figlio, ha inviato al Provveditore (donna) spiegando le sue motivazioni di contestazione. E' una
lettera esplicativa, un atto d'accusa verso un sistema punitivo e penalizzante che può creare danni incalcolabili; per questo ha chiesto ai Media la divulgazione. Ecco la lettera.
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Spettabile dr.ssa,
Le scrivo per sottoporle all’attenzione l’incresciosa vicenda di nostro
figlio Dario, frequentante la prima elementare alla scuola primaria di Mapello,
in provincia di Bergamo, il paese dove io, mia moglie e i ragazzi ci siamo
trasferiti all’inizio dell’anno in corso. Dario è un bambino solare, in pace
col mondo e sognatore e chiunque lo abbia conosciuto ne è rimasto affascinato,
vuoi forse per il fare “d’altri tempi” verso le persone e verso i genitori, coi
quali ha un rapporto splendido. Nato di 34 settimane, all’asilo è stato molto
assente perché, nei primi due anni è sempre stato malato e avrà frequentato in
tutto si è no due mesi di asilo, di conseguenza non ha potuto raggiungere i
livelli richiesti dagli insegnanti. Spostato all’asilo di Locate, ha incontrato
maestre meravigliose che lo hanno portato a recuperare quasi tutto il tempo
perso, con gran fatica e impegno da parte del bambino.
Su consiglio delle maestre e di suor Anna (che mai finirò di
ringraziare per la sua fantastica capacità di comprendere i piccoli) abbiamo
portato Dario alla ASL di Brembate per una valutazione psico-fisica-neurologica
preventiva, proprio perché ci avevano detto che sarebbe potuta servire per la
scuola elementare qualora qualcuno avesse messo in dubbio le capacità di nostro
figlio. Dalle analisi delle dottoresse è emerso un quadro normale, di un
bambino perfettamente sano sotto tutti i punti di vista. Questa relazione è
stata data alla scuola elementare di Locate dove all’inizio avevamo iscritto il
bimbo (abitavamo a Ponte S. Pietro). Dopo qualche mese Dario avvisava cambi
d’umore, faceva la pipì a letto (mai fatta in vita sua) gridava spesso…
Io e mia moglie abbiamo chiesto chiarimenti alla scuola perché dai
discorsi del piccolo era la maestra di italiano a creare questi problemi perché
“urlava sempre” e lo terrorizzava. Abbiamo avuto un confronto con il preside e
due maestre di Dario tra cui la maestra in questione. All’inizio la signora ha
dimostrato subito un pregiudizio nei confronti nostri e del bambino, poi ho
cercato di riportare i toni verso un livello decisamente civile e ho più volte
ribadito la mia stima nei confronti della signora, alla quale davamo tutta la
fiducia che presupponessimo meritava. All’inizio di quest’anno traslochiamo in
una villetta alla Piana di Mapello, nostro sogno da sempre non vivere in
condominio per dare ai figli un giardino, natura e tranquillità. La scuola del
paese ci dà la possibilità di avere il pulmino che preleva il piccolo quasi
davanti casa e per noi è l’ideale. Il 26 Gennaio Dario inizia la scuola ma una
delle sue maestre gela subito mia moglie chiedendole stizzita il perché abbiamo
trasferito il bimbo ora e non all’inizio dell’anno (presente l’altro figlio, di
29 anni) come se la cosa le desse molto fastidio ma non potesse avere
alternative.
Ci siamo subito resi conto delle differenze di metodo usato per nostro
figlio rispetto agli altri bambini: compiti diversi, un insegnante “di aiuto”
per alcune ore senza che nessuno ci avvisasse della cosa (il direttore
scolastico, bontà sua, con grande arroganza mi disse che loro non sono tenuti
ad informarci – ma stiamo scherzando??). Dopo un mese e mezzo a mia moglie
l’insegnante di italiano, la cui preparazione psico-pedagogica evidentemente è
fuori dal comune, dice a mia moglie che Dario dovrebbe ripetere l’anno! Ho
parlato con diversi insegnanti e psicologi, amici e non, i quali mi hanno
confermato l’assoluta impossibilità professionale ad affermare una cosa del
genere dopo così poco tempo a meno che tale affermazione non sia motivata da un
preconcetto esistente verso il bambino; mia moglie era sotto shock -ovviamente-
e preoccupata per come mio figlio vivesse questa incresciosa “ghettizzazione”
da parte di queste persone.
Compito di chi insegna non è forse portare alunni provenienti da
classi, culture, preparazione e gradi di apprendimento diversi, ad un livello
omogeneo? Sta all’insegnante adeguarsi ai diversi bimbi e portarli dove la
scuola prevede che siano alla fine dell’anno e non il contrario, almeno per i
piccoli. Il concetto che pretende che tutti partano allo stesso livello mi
sembra fantasioso ed un tantino demagogico. Ora, dopo che Dario ha finito la
scuola, il direttore scolastico e il corpo insegnante vogliono far passare la
bocciatura di Dario come un “bene per il bambino e la sua autostima!!” Mia
moglie durante il colloquio si è sentita dire che per il bene del piccolo è
meglio che sia bocciato così potrà interrogarsi sul perché è stato bocciato,
così da migliorarsi. Un bambino di sei anni? Un adulto può porsi una domanda
del genere, fare “autocritica”, ma un bimbo la prende come una punizione!! Ma
che razza di insegnante è una persona che ragiona così? Per non parlare del
fatto che ha dovuto cambiare scuola a Gennaio e ambientarsi ai nuovi compagni,
ai nuovi insegnanti e ora per il suo bene e “autostima” glieli cambiamo di
nuovo? Io da padre ieri sera ho dovuto asciugare le lacrime di mio figlio che
ha saputo che la maestra, a cui voleva bene, non lo vuole mandare in seconda!
E’ questa la scuola che deve formare gli uomini di domani? Una volta un
bambino distratto era considerato un po’ birbante, ora lo devi portare dal
neuropsichiatra infantile perché sicuramente ha un deficit o un ritardo. Prima
un bimbo si definiva vivace, oggi iperattivo e bisogna approfondire; prima era
un giocherellone e ora è immaturo, prima era un mammone ora ha un rapporto
morboso e oscuro con la mamma. Il concetto di razza ariana è fortunatamente
tramontato o è tornato sotto un’altra forma? Quando la sua maestra mi scrive
sul diario “…ho dato ha Dario una scheda” è un madornale errore oppure è una
creativa? Mi dica lei, che rappresenta l’istituzione scolastica, cosa dovrei
fare ora con mio figlio e con una scuola che sta tentando in tutti i modi di rovinargli
la vita, la vita che lui ama così tanto.
Cordiali saluti. (Lettera firmata)
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Credo di non dover
aggiungere nulla. Se questa è la Buona Scuola…
A domani.
Mario
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