Oristano
27 Marzo 2017
Cari amici,
La Commissione Europea,
ha preso molto a cuore il Digital Divide
Intergenerazionale, quel vallo, quello steccato, esistente tra i giovani europei e i loro genitori e
nonni. Ebbene, un serio progetto di inclusione digitale è stato ideato dall'UE e ora occupa un posto di rilievo
nell’Agenda digitale per l’'Europa (DAE).
Già nel Maggio 2010 la Commissione, nell’ambito del Pilastro 6 “Enhancing digital literacy, skills and
inclusion”, propose una serie di misure volte a promuovere l’utilizzo delle
tecnologie digitali da parte di quei soggetti esclusi e potenzialmente svantaggiati:
anziani, persone con un basso livello di istruzione, con disabilità, oppure con basso
reddito. Diminuire, se non proprio eliminare, il divario intergenerazionale,
questo era l’obiettivo che si era posto l’UE. Le misure proposte, dunque, lanciate nell'intento di far acquisire o migliorare da parte di questi soggetti l’accesso ad Internet ed ai
suoi servizi, creando per loro appositi supporti, studiati per le generazioni “non
digitali”.
Il progetto europeo è
stato concepito ad ampio raggio: non solo riservato al Digital Divide
intergenerazionale ma esteso a colmare anche altre carenze informatiche. Il progetto prima menzionato, oltre che cercare di colmare il divario Intergenerazionale, riguarda anche il Digital
Divide di genere, destinato alle donne inoccupate e tendente alla creazione
di una cultura digitale, capace di far comprendere all’universo femminile le
opportunità, i vantaggi, le occasioni possibili di sviluppo personale, sociale e
professionale; riguarda anche il Digital Divide
linguistico – culturale, destinato all'acquisizione della lingua, della cultura e dell’informatica di base degli stranieri, sempre più numerosi, per assicurare loro un migliore e più proficuo inserimento nel mercato del lavoro. Non solo.
Il progetto europeo ha
pensato anche alla rieducazione delle persone detenute. L'impegno portato avanti dall'Europa è stato
trasmesso e sollecitato alle apposite Istituzioni nazionali, nell’intento di definire adeguati progetti di
formazione, quali l'informatica, le lingue e le nuove tecnologie multimediali e
telematiche, così da assicurare ai detenuti una maggiore competitività nel
mercato del lavoro.
Tornando al Digital Divide intergenerazionale, nell’ottica della formazione richiesta dall’Europa, sono già scese in campo nel nostro Paese alcune Regioni e Città metropolitane, con la predisposizione di appositi corsi di formazione e particolari “scuole per anziani”.
Tornando al Digital Divide intergenerazionale, nell’ottica della formazione richiesta dall’Europa, sono già scese in campo nel nostro Paese alcune Regioni e Città metropolitane, con la predisposizione di appositi corsi di formazione e particolari “scuole per anziani”.
La Regione Umbria, per
esempio, ha puntato sulla trasformazione digitale dei territori, dando vita a
una Community di animatori digitali
e membri di team d’innovazione nelle scuole umbre, pronti a trasferire adeguatamente le conoscenze informatiche e didattiche alle generazioni non digitali del territorio. Nella Community, oltre la Regione
Umbria, sono parte attiva l’Ufficio scolastico regionale e la Scuola di
Amministrazione Pubblica "Villa Umbra" di Perugia; l’iniziativa
portata avanti ha per titolo "Scuola,
acceleratore d'innovazione. Fare rete in Umbria per promuovere lo sviluppo
digitale".
Anche la città di Roma
ha messo in campo un gruppo di insegnanti e facilitatori per superare il
digital divide nella Capitale. Una buona fetta della popolazione non più giovane, infatti, necessita di sostegno per
superare certi limiti, legati sempre meno a questioni tecniche e sempre più a
carenze formative. L’amministrazione comunale in quest’ottica ha promosso un
programma formativo gratuito esteso a tutti i cittadini. Esperti digitali sono
già impegnati ad insegnare ai romani rimasti esclusi tecnologicamente, l'utilizzo
dei nuovi media, del computer e della rete internet. Due le sedi dedicate all’
iniziativa: la Biblioteca Vaccheria Nardi, nella zona Tiburtina di Roma e in via
Cardano in zona Marconi. In questo modo, in breve tempo, i cittadini saranno messi in
grado di usare l'informatica di base, socializzare e trovare anche lavoro,
muovendosi agevolmente in nuovi ambiti e competenze.
Cari amici, colmare il
divario digitale è diventata una necessità ineludibile: il mancato accesso alle nuove
tecnologie è una forma di disuguaglianza che non deve esistere. Il mancato
utilizzo della Rete, a prescindere dalla sua iniquità, mette in discussione
addirittura il possibile sviluppo del Paese. Colmare il divario tecnologico
esistente, quindi, non risulta importante solo sotto il profilo sociale (grazie
alle nuove opportunità di accesso alle informazioni e alla conoscenza), ma
anche dal punto di vista dell’efficienza e dello sviluppo. Essere partecipi a
pieno titolo della “società dell’informazione”, significa poterne sfruttare i
vantaggi, rafforzando le proprie capacità di compiere appropriate scelte di
vita (sociale, politica, economica, etc.), senza "restare all'angolo", messi da parte come soggetti
inutilizzabili e quindi improduttivi.
Se vogliamo essere
parte attiva della società del Terzo Millennio, restare “analfabeti digitali” è un errore che possiamo davvero pagare a
caro prezzo!
A domani.
Mario
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