Oristano 17 Marzo 2017
Cari amici,
“Fatta
la legge trovato l’inganno”, questo il detto antico che,
riferito a coloro che riescono furbescamente a eludere i doveri previsti dalle
leggi, vuole significare l’abilità dell’uomo nell'evitare le pene che la legge
prevede. Proverbio che certamente può essere sicuramente applicato a quanto oggi voglio riflettere
con Voi: il gigantesco calderone delle “Fondazioni
Politiche”. Questi fondi, alimentati da un flusso di soldi segreti che vengono introitati
da queste ‘particolari strutture’, sono stati 'inventati' per soddisfare le esigenze dei partiti,
privati dal flusso dei precedenti finanziamenti pubblici, come stabilito dalle ultime leggi.
In Italia dopo che il
Parlamento decise di abolire il finanziamento pubblico ai partiti, iniziarono
appunto ad operare le “fondazioni”, diventate numerose (sono oltre 60) in quanto
possono raccogliere soldi in modo anonimo, senza l’obbligo di rendere noto il
nome dei cittadini, delle aziende o delle società che effettuano le
donazioni. Soldi segreti, dunque, di cui i cittadini italiani non sono
autorizzati a conoscere la provenienza! Queste neo-organizzazioni, nate a scopo
politico, fanno capo ai vari leader politici di tutto l’arco costituzionale: da
Renzi a Gasparri, da Alfano a Quagliarello, da D’Alema a Violante, e
praticamente tutte godono di un grande privilegio: l’assenza di trasparenza.
Indubbiamente una
concessione mica banale quella della segretezza: fa tanto comodo sia ai finanziatori che ai finanziati
che gli erogatori dei soldi restino segreti: un vero e proprio trait d’union occulto che unisce i leader
politici dei vari schieramenti a petrolieri, banchieri, imprenditori e
professionisti che, mantenendo l’anonimato, possono finanziare determinati
schieramenti per scopi spesso poco etici, poco indirizzati al bene pubblico ma
rivolti, invece, a quello privato. L’esame delle 65 fondazioni attive (tante ne
ha censite Openpolis), ha rivelato che solamente 4 di queste organizzazioni
rendono noto l'elenco dei soci, solo 4 pubblicano il bilancio e solo una
l'elenco dei finanziatori e dei relativi importi. Questa la risultante che fa
presupporre che la mancanza di trasparenza nasconda proprio motivazioni poco
lecite.
Gaetano Quagliariello, Presidente
della fondazione Magna Carta, una
delle poche che non nasconde né bilancio né finanziatori, intervistato in
relazione a quanto la gente si chiede circa tutta questa segretezza, ha detto: “Lo
scudo della privacy non è adoperato solo dalle fondazioni, molto spesso è
impiegato da chi fa le donazioni: le organizzazioni possono divulgare il nome
di chi ha elargito solo se c'è il consenso del donante”. Il diritto
alla privacy risulta dunque uno scoglio insuperabile, ma per l'ex ministro per
le riforme costituzionali, si può introdurre più trasparenza. “Per
quanto ci riguarda – ha spiegato - ogni volta che abbiamo avuto una
richiesta di accesso agli atti l'abbiamo concessa, pubblichiamo sul sito i
bilanci degli ultimi 5 anni e siamo noi, quando c’è una richiesta, che ci
facciamo carico di chiedere ai donanti di superare lo scoglio della privacy”.
Stante questa
situazione, pare logico chiedersi: ma svolgendo ora il ruolo che una volta
competeva ai partiti, non sarebbe il caso di introdurre delle norme di legge
che facciano uscire le fondazioni dal limbo delle segretezza? Non potrebbero
essere, con una semplice leggina, parificate ai partiti per i quali la
trasparenza esiste? Di fatto una proposta di legge per equiparare le fondazioni
ai partiti, stabilendo regole uguali per entrambe, giace da qualche tempo alla
Camera ma per tutta una serie di resistenze sta ammuffendo fra le scartoffie. Se
non ci fosse del ‘grigio’ dietro l’attuale situazione, non pensate che
basterebbe un giorno per approvarla?
In realtà fin dal 2015 i
deputati del Pd Misiani e Marantelli presentarono una proposta di legge in
proposito ma senza avere grande successo; era prevista l’istituzione presso la Commissione per la trasparenza dei
rendiconti dei partiti, un Registro
pubblico, valido sia per le fondazioni che per le associazioni. La novità prevista
era che sarebbe stata resa obbligatoria la pubblicazione online, sia per i partiti
sia per le fondazioni e le associazioni, degli elenchi dei finanziatori,
derogando per legge al codice per la privacy. La proposta non approdò a nulla e
rimase lettera morta.
Cari amici, credo che
la segretezza, circa i nomi sia dei soci che dei donatori delle fondazioni, continuerà
a coprire tutti, sotto il ‘grigio lenzuolo’ della privacy. Il «moto di forte
attrazione», tra fondazioni politiche e imprenditori carichi di liquidità è, e continuerà
ad essere, più forte dell’invocata trasparenza. Da una inchiesta di Milena
Gabanelli (Report), per esempio, risulterebbe che l’imprenditore Romeo (recentemente
indagato) ha finanziato in parte le campagne elettorali di Luca Zingaretti,
Gianni Cuperlo, Nicola Latorre e degli scissionisti dell’IDV. Inutile sostenere
che l’uomo ha finanziato praticamente tutto l’arco costtuzionale: nessuno crede che l'abbia fatto per filantropia.
In sintesi: lo scopo di tali finanziamenti
credete che fosse realmente legittimo oppure solo apparentemente? Il dubbio atroce
è che dietro l’erogazione del denaro ci siano quasi sempre dei secondi fini, delle intenzioni non troppo
cristalline…
A domani.
Mario
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