Oristano 11 Marzo 2017
Cari amici,
Poco Meno di 15 anni
fa, quando venne introdotta la patente a punti (con la dotazione iniziale di 20
punti), tra gli automobilisti subentrò la paura, anzi l'angoscia, di perdere strada
facendo tutti i punti, e di conseguenza restare all'improvviso senza patente, in
particolare se il mezzo veniva usato era strumento di lavoro. La paura maggiore
però era quella di dover rifare l’esame per il conseguimento dell’abilitazione
alla guida (cosa prevista in caso di ritiro) e magari di non superarlo, in
considerazione delle numerose modifiche introdotte; esame diventato oltremodo più
difficile per quei terribili quiz che sono ancora oggi lo spauracchio di quelli
che si cimentano per la prima volta all’esame di guida.
Il costante aumento dei
veicoli circolanti nelle strade, con il conseguente aumento dei sinistri, ha
previsto anche in Italia l’introduzione di apparecchiature in grado di rilevare
automaticamente le violazioni più comuni, a partire dal supero dei limiti di
velocità, stante anche l’impossibilità di esercitare un efficace controllo del
traffico esclusivamente attraverso gli agenti di polizia, sguinzagliati per le
strade e preposti alla sicurezza degli automobilisti. Ecco nascere così l’idea
di creare un controllo automatico, sostanzialmente quello che ai giorni nostri
chiamiamo comunemente Autovelox.
I primi Autovelox nel
nostro Paese entrarono in servizio nel 1972, quando furono dati in prima dotazione
alle Forze dell’Ordine, in particolare alla Polizia Stradale ed alla Polizia
Municipale, quale valido strumento per la rilevazione innanzitutto del
superamento dei limiti di velocità indicati sulle strade. I primi rudimentali
modelli si susseguirono altri ben più sofisticati, ed oggi strumentazioni
sempre più perfezionate consentono di rilevare con grande precisione, anche a
grandi distanze, le velocità dei veicoli, non solo fotografando le infrazioni
commesse ma anche, la regolarità del veicolo sotto il profilo assicurativo, di revisione e pagamento tributi come il bollo, creando come documento filmati in alta definizione. Nonostante la tecnologia
sempre più avanzata, però, la furbizia italiana, unita al bizantinismo delle
nostre norme di legge, riesce, sfruttando i tortuosi passaggi esistenti tra le
maglie delle norme, ad evitare le pesanti sanzioni previste per i trasgressori,
salvando in questo modo la patente dai pesanti punti in decurtazione e, spesso,
anche il ritiro della patente. Come, direte Voi? Ecco in che modo.
L'art. 126-bis del nuovo
Codice della Strada (modificato di recente) precisa che, in caso di violazione
accertata meccanicamente e non contestata al momento dell’infrazione, sia il
proprietario del veicolo a comunicare i dati della persona in quel momento alla
guida del veicolo. Se il proprietario del veicolo non fornisce all'organo di
polizia che ha constatato la violazione, entro sessanta giorni dalla data di
notifica del verbale di contestazione, i dati personali e della patente del
conducente il veicolo al momento della commessa violazione, allo stesso viene
comminata una sanzione pecuniaria. Insomma, se la prevista comunicazione viene
omessa senza giustificato e documentato motivo, il proprietario è soggetto alla
sanzione amministrativa del pagamento di una somma che va da euro 284 a euro
1.133. Insomma, in parole povere, pagando un’ammenda niente decurtazione di
punti e, ovviamente, niente eventuale ritiro della patente!
Questo contestato
articolo (introdotto con la recente modifica del codice della strada) ha
causato anche da parte di un Giudice di Pace (quello di Grosseto) un ricorso
alla Corte Costituzionale, sollevando la questione di legittimità in quanto con
il pagamento della sanzione si andrebbe a "comprare" l'anonimato per
la persona alla guida che non si è potuta identificare, creando dunque disparità
tra chi può e chi non può pagare l’ammenda. Diverso trattamento in sostanza tra
ricchi e poveri. Disparità che però non è stata accolta dalla Corte che ha
respinto l’eccezione posta dal Giudice di Pace.
Cari amici, la storia
dei due pesi e delle due misure pare riesca sempre a restare a galla: per gli
italiani in particolare, che sono sempre stati campioni in termini di fantasia,
evitare i tagli sui punti o la sospensione della patente in questo modo è
praticamente diventato troppo facile: un gioco magari un po’ costoso ma
efficace! Un passo indietro, rispetto al passato, quando prima
dell’introduzione del contestato articolo, la fantasia italica si era comunque
scatenata con altri artifizi!
Ad esempio erano diventate una norma dichiarazioni
di questo tenore: alle 4 di notte l’auto che lasciava la discoteca a grande
velocità era guidata dal nonno, la potente moto che viaggiava a oltre 200 km/h
di velocità la guidava la mamma 64enne, oppure che il fuoristrada super
accessoriato del valore di oltre 100.000 euro dell’industriale di turno era,
guarda caso, sempre guidato dal dipendente filippino, albanese o cingalese;
pensate si era arrivati addirittura al commercio dei punti sul web, messi in
vendita da chi, ormai, non guidava praticamente più o raramente e che si
dichiarava in quella circostanza, per denaro, guidatore trasgressivo!
Ora, invece, come in
tante altre vicende che bene non vanno, in fatto di infrazioni stradali tutto
appare più semplice: col vil danaro si riesce a comprare sempre tutto, anche
l’impunità.
A domani.
Mario
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