Oristano
28 Novembre 2015
Cari amici,
che il nostro sistema
bancario abbia sempre avuto grande “copertura” (con questo termine, ‘latu
sensu’, intendo proprio a 360 gradi) da parte della mano pubblica, lo abbiamo sempre
saputo: lo scandalo della Banca Romana, solo per fare un esempio del passato,
fu ai suoi tempi (fine’800) una evidente dimostrazione della mia affermazione.
Ebbene, con le nuove normative di adeguamento del nostro sistema bancario alla
legislazione Europea, questi privilegi stanno giusto per terminare: dal 1
gennaio 2016, gli eventuali soccorsi, nei confronti di una Banca in odore di fallimento, saranno
portati non più dal sistema pubblico ma solo da quello privato: sistema bancario, azionisti e correntisti della
stessan banca. Vediamo come.
Quello effettuato dal
Governo pochi giorni fa, sarà senz’altro l’ultimo salvataggio effettuato con il
vecchio sistema del “BAIL- OUT”: 4
banche salvate giusto ad un mese dall'entrata in vigore del “BAIL –IN”. Un tempismo perfetto, adottato
giusto in tempo per salvare dal disastro queste 4 banche: la Banca Marche, la Banca
Popolare dell'Etruria e del Lazio, la Cassa di Risparmio di Ferrara e la Cassa
di Risparmio di Chieti. Il tempismo del Governo appare giustificato dal fatto
che le perdite accumulate nel tempo da questi Istituti erano già state
assorbite in prima battuta dagli strumenti d'investimenti più
"rischiosi": azioni e obbligazioni subordinate. Il ricorso a queste
asset class è, tra l’altro, espressamente previsto dalle nuove normative
europee del "Bail-In", che
entreranno in vigore in Italia proprio a partire dal 1° gennaio 2016.
Per comprendere meglio
questi complicati meccanismi, cerchiamo intanto di esplicitare meglio questi
due termini, che in questi giorni riempiono la bocca di molti di noi e le
numerose pagine dei giornali. I due termini prima indicati, che sono stati
coniati per definire le “garanzie”, significano: il Bail-in, “garanzia interna”, mentre il suo contrario, “Bail-out”, significa “garanzia esterna”.
Il più facile da comprendere è certamente il metodo in vigore, il Bail-aut, che
prevede che i salvataggi del sistema bancario in crisi, vengano supportati
dalla mano pubblica, ovvero dall’intera Comunità.
La novità che sta
invece per entrare in vigore è il suo contrario: nel Bail-in, infatti, il
salvataggio, che consiste in tutta quella serie di procedure che d’ora in poi verranno
messe in atto al momento del fallimento di un Istituto bancario, saranno
esclusivamente attivate da privati. Le azioni di recupero riguarderanno
in primis gli azionisti, poi, in seconda battuta, tutti coloro che detengono
obbligazioni dell'Istituto, nfine i grandi correntisti cioè i clienti con un
conto superiore ai 100mila euro; per la precisione sarà interessata la parte di
deposito eccedente i 100mila euro, cifra al di sotto della quale scatta la
garanzia da parte della Banca Centrale Europea, garanzia che vale anche per i
conti cointestati (100mila euro a testa di garanzia).
L’ultimo salvataggio
effettuato in “Bail-out” dalla mano
pubblica, per le 4 Banche prima menzionate, è costato circa 3,6
miliardi di euro, utilizzando, in parte, le nuove normative europee sui salvataggi
bancari e il Fondo di risoluzione nazionale. Quest’ultimo altro non è che un
apposito fondo istituito dal settore bancario per contribuire a finanziare la risoluzione ordinata delle banche in
difficoltà. Il fondo, infatti può essere utilizzato: per il finanziamento
di banche-ponte, il finanziamento di un trasferimento totale o parziale delle
attività e/o delle passività dall’istituto in sofferenza, il finanziamento
della scissione tra Banca buona» e «banca cattiva». La liquidità del fondo, invece, non
può essere utilizzata come copertura contro il fallimento o per il
salvataggio di banche in sofferenza.
Nel caso specifico del
recente salvataggio delle quattro banche in crisi prima elencate, si è in
particolare operata la separazione della parte buona da quella cattiva: nella «banca
cattiva» sono finiti i prestiti in sofferenza, mentre nella «banca buona» sono state
trasferite tutte le attività al netto dei crediti incagliati e quelli in
sofferenza; in sostanza la nuova banca buona avrà in dotazione esclusivamente depositi,
conti correnti e alcuni tipi di obbligazione. La liquidità necessaria al Fondo è stata anticipata da Intesa San Paolo, Unicredit e Ubi Banca a tassi di mercato
e con scadenza massima 18 mesi.
A partire dal 2016,
quindi, i problemi degli Istituti di credito andranno risolti dall’interno del
sistema bancario: esclusi gli interventi esterni, si ricorrerà anche ai depositi
superiori ai 100 mila euro, oltre che agli azionisti e agli obbligazionisti della
Banca. Nel caso ultimo del ricorso all’utilizzo dei depositi bancari superiori ai 100
mila euro, si tratterebbe, a detta di molti, di un vero e proprio “prelievo forzoso”, in quanto a prima vista apparirebbe come un'operazione illegale. In teoria
questo "prelievo" violerebbe sia le norme della nostra Costituzione che il nostro Codice
Civile, ma la cruda verità è che un emendamento della Comunità Europea, la Direttiva
europea 2014/59/UE, autorizza le banche a fare questo.
Naturalmente la
direttiva UE indicata prima non è un'imposizione, in quanto deve necessariamente passare dal Parlamento
dello Stato membro: per diventare esecutiva, deve cioè essere prima approvata. Dopo
un lungo tergiversare anche l’Italia ha dato il via libera definitivo e si è
allineata alla normativa europea. Dal 1 gennaio prossimo, dunque, anche per le
banche del nostro Paese scatteranno le regole che prevedono la fine di una
delle certezze nel nostro mondo del credito: i depositi sopra i 100mila euro
non saranno più senza rischi e un risparmiatore potrebbe in teoria dover pagare
con i soldi del proprio conto corrente il fallimento del suo Istituto di
credito!
Cari amici, si tratta
di norme che creano una vera e propria rivoluzione, che se da una parte ci allineano alle direttive
europee che sanzionano gli aiuti di Stato, dall’altra fanno pesare il fallimento
sulle tasche dei clienti. Tuttavia sia Bankitalia che la Consob, oltre ad
imporre l’obbligo alle banche di avvisare i risparmiatori dei rischi potenziali,
hanno precisato che l’operatività del Bail-in
vedrà prima di tutto l’utilizzo, per la copertura del deficit, degli strumenti di capitale,
poi le passività subordinate e le obbligazioni bancarie non
garantite. I depositi detenuti da famiglie o da piccole e medie imprese
potranno essere intaccati solo per la parte che eccede i 100.000 euro, e
soltanto dopo l’utilizzo degli altri fondi prima menzionati. Tutto questo minimizza di fatto la
probabilità che i depositi della clientela subiscano pesanti perdite in situazioni di dissesto.
I timori comunque restano e non
rasserenano di certo il campo del nostro risparmio, in Italia sempre molto presente.
Sicuramente molte cose presto cambieranno, a partire, speriamo, dalla maggiore
e più accurata selezione degli amministratori delle nostre banche!
Ciao a domani.
Mario
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