Oristano
10 Novembre 2015
Cari amici,
il balletto delle tasse
sulla casa credo che non finirà mai: può cambiare il suonatore ma la
musica sarà sempre la stessa! Chi non è ormai più giovane (...come me), sa che il
succedersi dei Governi (di qualsiasi colore) poco o nulla è riuscito a cambiare:
sulla casa, è si è modificata la forma del pagamento ma non certo la sostanza. Il mio
post di oggi parte proprio dall’analisi delle imposte che gravano su questo
bene, iniziando dall’ultimo dei provvedimenti annunciati: la variazione dei parametri
di calcolo dell’imposta, che, abbandonando il sistema delle categorie catastali sta per prendere, come metro di giudizio, le superfici: il Catasto non calcolerà
più le rendite partendo dal numero dei vani, ma si regolerà in relazione alla
superficie, ai metri quadri dell’abitazione.
Le nuove “visure catastali”, rilasciate
dall’Agenzia delle Entrate, conterranno, oltre i dati attuali, anche le superfici delle
abitazioni, ed i calcoli sull’imposta saranno basati, d’ora in poi, sulle
superfici effettive. Per circa 60 milioni di immobili il nuovo “sistema di calcolo” sta per mandare definitivamente in soffitta i precedenti parametri basati
sul numero dei vani. Questo nuovo sistema di misurazione risulterà utile anche per quantificare "meglio"
la tassa sui rifiuti (Tari). L’Agenzia delle Entrate, come è già apparso nel
comunicato, rilascerà ai cittadini che lo richiedono la documentazione probante per le unità immobiliari censite
nelle categorie dei gruppi A, B e C.
Quella in atto viene dichiarata
una novità semplificativa, che mette senza nascondimenti a disposizione del cittadino un dato
finora visibile solo nelle applicazioni degli uffici, e che conseguentemente manda
definitivamente in soffitta i vecchi paramentri. Considerato il
grande progresso di informatizzazione fatto dalla P.A., l’Agenzia delle Entrate
sarà in grado di essere più trasparente, e le certificazioni rilasciate oltre a contenere i dati
identificativi dell'immobile (sezione urbana, foglio, particella, subalterno,
Comune) evidenzieranno i dati di classamento (zona censuaria ed eventuale microzona,
categoria catastale, classe, consistenza, rendita), riportando come detto anche la
superficie catastale.
I contribuenti, nel
caso che i dati rilevati nel documento non coincidano con i dati reali,
potranno inviare le proprie osservazioni utilizzando il sito dell'Agenzia delle
Entrate, e contribuire così a migliorare la qualità e la precisione delle banche dati
condivise tra Fisco ed Enti Locali. In particolare per i vecchi immobili non
dotati di planimetria (sono quelli che risalgono perlopiù alla prima fase di
censimento del Catasto edilizio urbano e che di conseguenza sono in gran parte privi
del dato relativo alla superficie), i proprietari potranno presentare una
dichiarazione di aggiornamento catastale, utilizzando la procedura Docfa, che consente l'inserimento in archivio della piantina catastale. Una
regolarizzazione necessaria, che, per l'attuale normativa, è d'obbligo se si è intenzionati
a vendere.
Cari amici, inutile
negare l'apprezzamento che in generale gli italiani hanno mostrato per lo sforzo che la P.A. sta facendo per
“modernizzare” l’intero sistema informatico, una rete prima farraginosa, composta da oltre 50
mila banche dati diverse gestite da una miriade di Enti Pubblici (anagrafi,
inventari, informazioni su personale e stipendi, conti economici, statistiche
interne ed elenchi di ogni ordine e grado), ma al cittadino restano non poche preoccupazioni. Fermo il gradimento riconosciuto per l'innovazione digitale apportata (il Catasto online obbligatorio, partito il 1 giugno 2015 ha
stabilito che tutte le pratiche catastali diventeranno in tempi brevi interamente digitali), il problema che continua a tormentare gli italiani non è di poco conto. C'è
un particolare, oggi poco pubblicizzato, che è quello che riguarda la “revisione delle rendite catastali”, di cui nessuno conosce il meccanismo preciso (quantitativo) di calcolo.
Un anno fa, alla fine
del 2014, è scattata l'operazione revisione delle rendite catastali, che dovrà
rivedere il valore attuale, attribuito spesso molto tempo fa, alle abitazioni: in tutto
circa 60 milioni. Il Decreto Legislativo varato dal Consiglio dei Ministri
dopo il positivo esame del Parlamento, ha già dato avvio al primo passo, con la ripartenza delle nuove
"Commissioni censuarie" provinciali; sono 106 Organismi composti da membri
dell'Agenzia delle entrate, dell'Anci e dei professionisti (geometri,
fiscalisti, ingegneri ecc.), che avranno il compito nei prossimi cinque anni di
stimare casa per casa, capannone per capannone, le nuove rendite catastali,
misura cruciale per calcolare l'imponibile sul quale si dovranno pagare Imu, Tasi e
Irpef. Al taglio del traguardo, tra circa cinque anni, i valori catastali
potrebbero subire rivalutazioni dal 30 al 180 per cento, anche se formalmente l'obiettivo è
quello di colpire chi fino ad oggi ha pagato di meno per case di
maggior prestigio.
I nuovi meccanismi di
calcolo previsti si avvicineranno molto al valore
di mercato, mandando in pensione i vecchi estimi calcolati in base ad
"ingessate" zone censuarie e categorie catastali (le famose A1, A2,
ecc.). Al posto del sistema archiviato ne arriverà uno nuovo che si articolerà
in tre classi principali: abitazioni, attività produttive e immobili ad uso
sociale. Il calcolo si baserà, come detto prima, sui metri quadrati e non più
sui vani, ma terrà conto di una serie di variabili in grado di definire il
reale valore dell'immobile avvicinandolo al prezzo di mercato. Pensate che la risultante non sia un nuovo salasso?
Cari amici, credo che,
a ben riflettere, la tanto strombazzata notizia che in Italia nulla si pagherà
sulla prima casa consista in pura e semplice fantasia. La revisione
delle rendite catastali, come detto prima, non sarà indolore e sicuramente creerà un aggravio di
non poco conto ai tanti che pensano con sollievo ad una diminuzione del carico fiscale. Considerato poi che le imposte sulle seconde (moltissime
famiglie hanno piccole residenze al mare o in montagna) e terze case
diventeranno pesantissime, credo che ci sia poco da stare allegri! Inoltre i Comuni, che si vedranno privati degli
introiti prima rinvenienti dalla tassazione sulla prima casa, si rifaranno, per
necessità, con altri balzelli e oneri ne confronti dei propri amministrati.
Che dire ancora? Ci
vuole ben altro, se vogliamo davvero che l’Italia “cambi verso”, per ridare
speranza alle famiglie ed alle imprese! Solo con una concreta e robusta "iniezione di fiducia" la ripresa sarà possibile ed i giovani potranno, finalmente, trovare quel lavoro tanto agognato senza continuare ad emigrare.
Ciao, a domani.
Mario
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