Oristano
22 Novembre 2015
Cari amici,
Coraggio
e Paura sono termini che possono essere definiti
opposti: il primo esprime la nostra forza interiore di affrontare le situazioni
di pericolo, il secondo il nostro interno terrore di affrontarlo, restando
succubi del pericolo incombente. Sul reale significato di questi due termini si sono versati,
e si verseranno ancora, fiumi d’inchiostro. Il caotico mondo che l’uomo sta
vivendo nel terzo Millennio è impregnato di pericoli sempre più insidiosi, e
questo fatto rende l’uomo sempre più vulnerabile, con la risultante che il concetto di coraggio non gode, in
termini generali, di troppa considerazione, dando sicuramente maggior spazio
alla paura.
Il coraggio, in tempi
come questi, è una definizione che sta molto più vicina al concetto di eroismo,
virtù che non alberga facilmente nelle persone comuni, oltre che difficile da
mettere in pratica nella nostra quotidianità. Oggi il concetto dominante,
ossessivamente ripetitivo, è quello della sicurezza.
In ogni circostanza il consiglio che riceviamo, o che noi stessi diamo, è
quello di “non rischiare”, di non fare mosse azzardate. Insomma evitare ogni
posizione di pericolo: non esporci, non dare confidenza agli estranei, stare
sempre attenti e vigili, sospettosi del prossimo: in sintesi evitare sempre di
correre dei rischi.
Il concetto di “Paura”
permea costantemente la nostra vita: restiamo attaccati ad un lavoro che non ci
soddisfa per la paura di perderlo, così come cerchiamo di mantenere una relazione
svuotata sia dall’amore che dalla passione, solo per la paura delle conseguenze. La logica imperante è quella di “non
lasciare il sicuro per il venturo”, preferendo di non esporci,
adottando un atteggiamento passivo e accomodante. Eppure questo, cari amici,
non è vivere ma sopravvivere! Se fossimo più lucidi e coerenti, se credessimo
davvero nelle nostre capacità, dovremmo avere più coraggio, trovare la forza di
credere in noi stessi e vivere con minori paure, affrontando il rischio, il
pericolo.
Il nostro, ovviamente,
non deve essere un coraggio “temerario”, come quello di volare senza paracadute (perché
non siamo angeli), o di cercare di raggiungere l’America a nuoto, ma il
coraggio di affrontare quotidianamente tutte quelle paure che ci cadono addosso,
e che, se non combattute, se non affrontate a viso aperto, ci impedirebbero di vivere
decentemente la nostra vita. Parlo del coraggio di affrontare, per esempio, la
paura della perdita degli affetti o degli agi economici, così come del coraggio
di continuare a vivere la nostra vita
anche in presenza di minacce come quelle che in questi giorni si riversano sul
nostro mondo occidentale da parte dei nemici della nostra libertà, della nostra
democrazia, del nostro mondo pacifico e democratico.
Nessuno, cari amici, è
immune dalla paura, nessuno ne è mai rimasto escluso, se anche Gesù Cristo
sulla croce provò paura, prima di rendere l’anima a Dio Padre. Le paure, però,
vanno sempre affrontate, con il giusto coraggio. Avere coraggio non significa
vivere senza paura, perché il coraggio non è assenza di paura, ma la capacità
di agire nonostante si provi paura! Le persone coraggiose provano
certamente paura, ma non consentono che la paura le paralizzi. Le persone
coraggiose riconoscono, accettano e affrontano le loro paure, anche se queste
le terrorizzano. E ciò le aiuta ad acquisire sempre maggiore coraggio, come in
un circolo virtuoso: più affronti le tue paure, più guadagni coraggio.
Una delle paure più
angosciose che il mondo vive in questo periodo è proprio quella del terrorismo.
Senza andare a ricercarne le cause, è sicuramente un pericolo reale e
difficilmente eliminabile. Purtroppo è un tristissimo aspetto della nostra
società “globalizzata”, che non riesce (anche se sbagliando ci prova) a integrare in un unico contenitore
filosofie di vita tanto distanti, scatenando reazioni che si estrinsecano in
folli attacchi terroristici che colpiscono senza pietà popolazioni inermi. L’obiettivo
reale del terrorismo, alimentato dal fondamentalismo islamico, non è solo
quello di danneggiare l’economia e lo sviluppo dell’Occidente, ma quello di seminare
“terrore” nei suoi abitanti, creando loro quel caos interiore capace di sconvolgere
le normali relazioni sociali, costringendo i soggetti a rinchiudersi in casa
per paura.
La violenza e il
terrore sono sempre state usate come tecniche di oppressione sui Popoli, violentati
nella loro libertà di relazionarsi liberamente l’un l’altro. Una delle
conseguenze della paura del terrorismo è infatti l’aumento della diffidenza e
l’ostilità nei confronti di chi non conosciamo, facendoci rinchiudere in noi
stessi, rifiutando il diverso, lo sconosciuto. Il terrorismo, inoltre, causa
nelle persone non pochi danni psicologici: dall’insonnia, all’aumento dell’uso
di psicofarmaci, dalle fobie al senso di smarrimento o di angoscia, dagli attacchi
di panico, all’intolleranza a ciò che è diverso dal proprio conosciuto.
Cari amici, James Neil
Hollingworth (1933–1996), scrittore e docente di formazione manageriale, che
scrisse con lo pseudonimo di Ambrose Redmoon, ci ha lasciato un prezioso
aforisma (dal greco aphorismós, definizione) che voglio riportarvi: “Il
coraggio non è l’assenza di paura, ma la consapevolezza che nella tua vita c’è
qualcosa di più importante della paura”. Credo che siano parole sagge
che dovremmo applicare tutti i giorni: viviamo la nostra vita, senza cadere
nella trappola della violenza, perché se ci rinchiudessimo in
casa, se non continuassimo la nostra vita di relazione, se ci negassimo all’aiuto
ed alla solidarietà, avremmo perso in partenza: avremmo concesso al nemico la
vittoria, senza combattere.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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