Oristano
5 Novembre 2015
Cari amici,
è proprio vero, la storia ci ha insegnato che
nel mondo nulla è immutabile! Ai periodi di abbondanza seguono quelli di
siccità, ai periodi di pace, quelli della guerra, al decentramento dei poteri
dal centro alla periferia, segue, tempo dopo, un ritorno allo ‘status’ precedente:
l’accentramento. Quello che sta avvenendo in questi ultimi anni in Italia lo
conferma senza ombra di dubbio: il periodo che stiamo vivendo è quello delle “vacche
magre”, con la conseguenza che lo stato attuale di decentramento, accusato di
sperperi di ogni genere, sta per essere abolito, facendo tornare il Paese al
passato: al vecchio centralismo, che in teoria dovrebbe garantire maggiore
saggezza amministrativa e una più oculata amministrazione.
Regioni, Province, Prefetture,
Tribunali, Camere di Commercio, e così via, si preparino: nelle migliore delle ipotesi si
parla di accorpamenti, altrimenti, peggio ancora, di soppressioni. Lo Stato si
riappropria del suo potere, senza deleghe. Dopo l’abolizione delle Province,
Enti formalmente soppressi ma tenuti in vita artificialmente perché nessuno sa
ancora a chi attribuire le competenze precedenti, si profila l’accorpamento
delle Regioni (vedi il mio post del 28 Ottobre), quello dei Tribunali e delle Prefetture (a cui
seguirà il ridimensionamento delle strutture sottostanti, come Questure, Comandi
delle FF.OO. etc.), nonché delle Camere di Commercio, che nella migliore delle
ipotesi verrebbero ridotte considerevolmente di numero.
Prima di entrare nel
dettaglio dei vari provvedimenti, mi corre l’obbligo di darvi la mia opinione
su questo gigantesco “passo indietro”, simile al percorso del gambero, che dopo
aver aperto la strada al decentramento (cosa saggia e giusta, ma, forse,
portata avanti in modo sbagliato), pensa di risolvere il problema riaccentrando
il tutto come prima, se non addirittura ancora di più! In nome di una “Spending
Review”, più teorica che pratica, si sottraggono al territorio non solo le
giuste autonomie sia deliberative che operative, ma soprattutto si condanna
senza appello anche chi non ha mai sprecato. Questo cercare di salvare il
salvabile, dando colpe generiche, mi sembra un modo per assolvere dalle colpe
lo Stato Centrale, ribaltando le responsabilità della situazione sull’anello
più debole: gli Enti Locali.
Siamo sicuri che quello
Stato che doveva vigilare, controllare e assistere gli Enti intermedi abbia sempre
svolto con accortezza il proprio ruolo? Siamo sicuri che lo spreco alberga solo
in questi Enti periferici e che, invece, i gangli del potere centrale siano
immacolati? Io penso che gli errori, se errori ci sono stati, siano equamente
da dividere, e non è certo colpevolizzando e sottraendo al potere locale le
autonomie, che si arriva al risparmio tanto strombazzato! Sottrarre alle
periferia gli strumenti economici per governare i territori, significa affamare
ancora di più proprio quelle fasce di popolazione già terribilmente appesantite
dalla crisi in atto. La chiusura di numerose Prefetture, così come quella di Questure, Tribunali, Camere di Commercio e quant’altro, significa appesantire di spese proprio i
cittadini di quei territori che dovranno sostenere oneri aggiuntivi per ogni loro
necessità.
Dell’eventuale
accorpamento delle Regioni Vi ho già parlato, come ho detto prima, qualche
giorno fa. Circa le Province, formalmente abolite, la cosa più curiosa è che la
riforma si è fatta prima di aver stabilito “Chi” avrebbe dovuto farsi carico dei
molti compiti in capo a questi Enti soppressi. Che differenza fa, abolire una
Giunta Provinciale, un Consiglio e gli altri Organi, sostituendoli con un
Commissario, se tanto, in qualche modo, quell’Ente chissà per quanto tempo
dovrà continuare ad occuparsi delle stesse cose di cui si occupava prima?
Non
stabilire a priori tutti i necessari passaggi (dal personale alle competenze)
prima dell’abolizione dell’Ente, significa costruire il tetto prima dei muri
perimetrali dell’edificio!
In effetti, abolite le
Province, e forse in tempi brevi accorpate le Regioni, chi si occuperà delle
Scuole, delle Strade, del Salvamento a mare, della Protezione civile e boschiva
e delle mille altre necessità del territorio? Si parla tanto di Città
Metropolitane, ma a parte i bisticci noti a noi sardi (solo Cagliari o anche
Sassari?), abbiamo già stabilito di cosa esattamente dovranno occuparsi? Altro
problema di non poco conto sono le Camere di Commercio. Se dovranno essere
fortemente ridimensionate, o addirittura soppresse, siamo sicuri che le Imprese
aderenti, già massacrate da costi non indifferenti potranno trovare beneficio
da una simile soluzione? Io, cari amici, penso proprio di no.
Ebbene avrei voluto
entrare oggi nei dettagli di questo particolare ed importante Ente, qual è la
Camera di Commercio, perché essa è una struttura che affonda le sue origini ne
secoli: pensate che strutture simili erano già presenti nell’antica Roma e,
forse, furono addirittura gli Etruschi a trasmettere ai romani questo strumento
commerciale. Per parlarne con Voi più compiutamente riprenderemo il discorso
domani.
Per ora, grazie! A
domani.
Mario
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