lunedì, novembre 16, 2015

3^ EDIZIONE DEL CORSO DEL SETTIMANALE L’ARBORENSE, “IMPARIAMO A COMUNICARE”. UNA BELLA INIZIATIVA PER I GIOVANI PORTATI AL GIORNALISMO.



Oristano 16 Novembre 2015
Cari amici,
Venerdì scorso 13 Novembre si è svolta la seconda giornata del corso di introduzione al giornalismo “Impariamo a comunicare”, avviato per i giovani dal Settimanale Diocesano L’ARBORENSE. L’iniziativa, che è già alla 3^ edizione, è stata studiata per instradare al meglio i giovani della Diocesi che vogliono avvicinarsi alla carriera del giornalismo. L’obiettivo che il Direttore del giornale diocesano, Marco Piras, si è posto con questo corso, è quello offrire una concreta occasione a quei giovani che intendono conoscere più a fondo il mondo della comunicazione e le sue problematiche, attraverso un dialogo proficuo e di confronto con giornalisti ed esperti di comunicazione, tale da consentire loro di entrare nel modo migliore in un mondo, quello del giornalismo, che cambia e si modifica in continuazione.
Se la prima giornata, svoltasi Venerdì 30 Ottobre, ha affrontato il tema “i giornali e la sfida dell’web”, il secondo appuntamento di Venerdì 13 Novembre, con Francesco Birocchi, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Sardegna, ha affrontato il tema “Giovani, giornalismo e precariato”. L'incontro, che si è svolto nella sede del Centro Diocesano di Teologia in via Cagliari 181 ad Oristano, è stato ampiamente partecipato dagli iscritti al corso (oltre 70). I temi affrontati, del resto, erano molto importanti per chi si accinge ad intraprendere una carriera che non è facile: insomma non è tutta ‘rose e fiori’.
Il Presidente dell'Ordine Birocchi, già nell’introduzione, ha esordito dicendo che essere giornalisti non significa semplicemente “scrivere”, su un giornale, una rivista, o su Internet: scrivere, ha detto, è una cosa libera, prevista nella nostra Costituzione, e chiunque può farlo. Giornalista è chi scrive facendone un lavoro, una professione, e, per regolamentarla, esiste appunto l’Ordine dei giornalisti. Nell’Ordine i giornalisti sono divisi in 2 categorie: i giornalisti professionisti, che esercitano la professione in esclusiva, ed i giornalisti pubblicisti, che svolgono anche un altro lavoro. L’Ordine, ha anche precisato, non è un “Sindacato”, che difende la categoria (per questo c’è il relativo sindacato), ma esiste per garantire chi legge non chi scrive, stabilendo le norme deontologiche che gli iscritti debbono rispettare.

Passando poi all’attuale stato di diffusione dei giornali, ha precisato che le tirature sono sempre in costante diminuzione: il Corriere della Sera, per esempio è passato da 600 a 300 mila copie, con una forte diminuzione anche degli introiti di pubblicità. Questo, ovviamente, ha comportato e continua a comportare una diminuzione del numero dei giornalisti, categoria che lentamente ma inesorabilmente si assottiglia: se oggi in Italia (dato 2014) sono circa 16.000, nel precedente anno 2013 erano oltre 1.000 in più, ribadendo che in 6 anni si sono perso oltre 6.000 posti di lavoro. Circa l’operatività in Sardegna il numero attuale degli addetti è di circa 2.000, di cui 500 circa professionisti. Di questi, quelli legati da un vero e proprio contratto di lavoro sono meno di 200.
Questo costante calo, che interessa in particolare i giornalisti della carta stampata, è in parte attribuibile al sempre più vasto numero di strumenti di comunicazione, che, oltre radio e TV, vede sempre più protagonista Internet, con un crescente numero di giornali on line, oltre ad altri network come Facebook, twitter, e via dicendo. Se è pur vero che questi numerosi mezzi d’informazione non si “uccidono” a vicenda, riuscendo a convivere (spesso integrandosi), il calo del numero di copie dei giornali e dei giornalisti rimane: professionisti soggetti per necessità ad una specie di dimagrimento, tipico dei periodi di crisi, quando il giornalista è costretto a diventare una specie di factotum, incorporando una serie di funzioni prima in capo ad altri. Per fare un esempio, ha detto Birocchi, oggi anche giornali importanti affidano al giornalista in trasferta un telefono/macchina fotografica e di ripresa, che assomma le funzioni prima svolte da più persone. Stessa cosa in Redazione, dove, attraverso il computer, una persona riesce quasi da sola a confezionare il giornale. Fare il giornalista è diventato un lavoro “multiplo”: raccogliere la notizia, scriverla, e diffonderla!
Dopo la panoramica sul mestiere di giornalista, Birocchi ha affrontato il tema del precariato. Nella professione, ha detto, esiste ancora il precariato-subordinato (il CO.CO.CO. del giornalismo) che cerca, con i contratti a tempo, di continuare nella logica dell’eterno precario. Cosa dire, cosa consigliare, dunque, ai giovani che si affacciano al giornalismo? In periodi di crisi come quello prima accennato, ha detto Birocchi, può sopravvivere solo un giornalismo di qualità. Si, ha ribadito, la differenza la farà la qualità!
Al termine il Direttore Marco Piras, dopo aver ringraziato il Presidente dell’Ordine, ha aperto il dibattito, chiedendo se c’erano domande o chiarimenti da parte del pubblico. Gli interventi ci sono stati e anche numerosi, evidenziando con quanto interesse il corso sia stato seguito, in particolare dai giovani. Il prossimo appuntamento, il terzo, è in calendario per Venerdì 27 Novembre, nel quale verrà trattato il tema: Chiesa, Comunicazione, Missione.

Cari amici, comunicare non è un mestiere semplice come potrebbe apparire: richiede competenza, tenacia, costante ricerca della verità, sgombra di visioni personali che potrebbero modificarne l’essenza; per fare un giornalismo di qualità, come ha sostenuto Francesco Birocchi, bisogna, davvero mettercela tutta!
Grazie, amici, a domani.
Mario Virdis


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