Oristano
11 Novembre 2015
Cari amici,
che si possa tentare di ridare la verginità anche all'essere umano è cosa nota, così come sono noti gli innumerevoli tentativi fatti per ridare una patente di verginità e originalità ad un prodotto che non lo è. Nel
campo degli oli, in particolare, le truffe non sono mai mancate, e, per “extra vergine”,
spesso si sono spacciati oli che forse faticavano addirittura ed essere denominati
d’oliva! La truffa più recente è saltata fuori proprio in questi giorni: l’ha
scoperta la Procura della Repubblica di Torino, dopo aver fatto analizzare dal laboratorio dell'Agenzia delle Dogane, dei
campioni di bottiglie prelevate nei supermercati dai carabinieri del Nucleo
Anti Sofisticazioni (NAS).
Le analisi, disposte
dalla procura di Torino, sono state eseguite dopo la segnalazione pervenuta lo
scorso Giugno dal 'mensile dei consumatori' che aveva fatto analizzare 20
bottiglie di olio extravergine tra le più diffuse nei supermercati italiani. Ebbene, 9 oli su 20 sono stati bocciati all’esame
organolettico, eseguito dal Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e
dei Monopoli. Incredibile ma vero! Per capire meglio la “storia” di quest’ultima truffa partiamo
dall’inizio, iniziando dalla classificazione attribuita dalle norme di Legge agli oli d’oliva.
A seguito
dell'emanazione del Reg. CEE 2568/91, relativo alle caratteristiche degli oli
d'oliva e degli oli di sansa di oliva, il prodotto ottenuto viene classificato in base alle sue caratteristiche sia chimico-fisiche che organolettiche
(Panel Test). Le successive norme emanate (il Reg. Ce 1531/2001 del
Consiglio del 23 luglio 2001), hanno fissato la classificazione degli oli d'oliva,
in vigore dal 1° novembre 2003, in questo modo:
OLI
D'OLIVA VERGINI: sono quelli ottenuti dalla sola
spremitura delle olive. Sono oli ottenuti dal frutto dell'olivo soltanto
mediante processi meccanici o altri processi fisici, in condizioni che non
causano alterazioni dell'olio, e che non hanno subito alcun trattamento diverso
dal lavaggio, decantazione, centrifugazione e dalla filtrazione, esclusi gli
oli ottenuti mediante solvente o con coadiuvanti ad azione chimica o biochimica
o con processi di ri-esterificazione ed esclusa qualsiasi miscela con oli di
altra natura. In particolare, l’olio che può fregiarsi del titolo di Olio extra vergine di oliva, deve
avere un’acidità libera, espressa in acido oleico, al massimo di 0,8 g per 100
g e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa
categoria; gli oli con acidità superiore possono definirsi Olio vergine di oliva, se l'acidità è contenuta entro il massimo
di 2 grammi ogni 100.
Tralasciando le
caratteristiche degli oli d’oliva di qualità inferiore, vediamo cosa ha accertato la
truffa appena scoperta. L’indagine è partita dopo la segnalazione di una
testata giornalistica specializzata, Test
Magazine, e anche annunciata da Altroconsumo. Il PM Raffaele Guariniello,
dopo aver effettuato gli accertamenti, ha iscritto sul registro degli indagati per frode in
commercio i responsabili legali di sette aziende produttrici di olio: Carapelli,
Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia. E’ stato
informato dell’indagine anche il Ministero delle Politiche Agricole. In
sostanza cos’era successo? Era stato venduto come «extravergine» olio che in
realtà non lo era. Si trattava di semplice olio d’oliva, meno pregiato e
soprattutto meno costoso!
Per essere classificato
come extravergine, come detto prima, l’olio deve rispettare parametri chimici e organolettici ben
precisi: bassa acidità libera e precise caratteristiche di odore, colore e sapore. Queste
ultime vengono rilevate nel cosiddetto «panel
test», obbligatorio per legge: viene effettuato da un gruppo di esperti
allenati all’assaggio degli oli che ne valutano e certificano sapore, colore,
odore e aspetto. Altra differenza, non meno importante, riguarda il prezzo: l’olio extravergine è più caro (anche molto più caro) del semplice e meno pregiato olio di oliva vergine.
Cari amici, a questo
punto la gente si domanda: ma cosa stiamo mangiando tutti i giorni a tavola? Se
non possiamo più fidarci del pomodoro, sempre più con gli occhi a mandorla (vedi il
mio post anche su quest’argomento), del vino che spesso non ha mai visto neanche un
grappolo d’uva, della carne, bianca o rossa che sia, gonfiata con gli ormoni,
del latte, delle mozzarelle e dei formaggi che sono fatti spesso con farina
lattea rigenerata, ed ora anche dell’olio d’oliva taroccato, come e di chi potremmo
ancora fidarci?
La risposta,
continuando di questo passo, stenterà davvero ad arrivare! Senza una seria
politica di etichettamento, chiara e che non si presti a sotterfugi, senza
controlli accurati e soprattutto comminando pene molto severe ai colpevoli, che
debbono essere messi in grado di non più nuocere, le truffe non diminuiranno:
anzi continueranno ad aumentare in maniera esponenziale.
Credo (lo dico con ironia) che dovremmo
tornare, per quanto possibile all’orto di casa, quando frutta, verdura, galline e conigli si allevavano in casa…
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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