Oristano
23 Luglio 2014
Cari amici,
quand’ero ragazzo
certamente sarebbe stato difficile assistere a spettacoli come quelli che tutti
i giorni ci passano davanti e ci mortificano: bambini e adolescenti sempre più
grassi. Negli anni della mia adolescenza, quelli del primo dopoguerra, eravamo tutti
forse anche troppo snelli! Allora era più facile andare dal medico per chiedere
un “ricostituente” per la magrezza ed il poco mangiare, piuttosto che consultarlo
per l’eccesso di peso e di alimentazione!
Oggi ci ritroviamo, invece, con una
gioventù sempre più grassa, sformata, che fatica a compiere anche i gesti più
comuni, come quello del camminare. Vedere dei bimbi obesi fin dai primi anni di
vita, degli adolescenti che ci appaiono ingabbiati in jeans taglia XXXL, non è
certo uno spettacolo piacevole. Eppure poco si fa, sia a livello familiare che
sociale, per ridurre un male, una malattia, che crea non solo grandi problemi
fisici ma, sempre più spesso, anche danni di natura psichica, ovvero di mancata
accettazione di se stessi nella vita di sociale e di relazione.
Quale, dunque, la causa
di questo continuo ed inarrestabile aumento dell’obesità infantile, diventata
ormai un serio problema di grande rilevanza sociale? Il fenomeno, che in Italia
colpisce un bambino su quattro, è il risultato di un bilancio energetico
positivo protratto nel tempo: in pratica si introducono più calorie di quante
se ne consumano. Questo eccesso comporta un “sovrappeso” che col trascorrere
del tempo diventa sempre più difficile eliminare.
La
definizione di sovrappeso e di obesità, riferita all’adolescente, è più
complessa rispetto all'individuo adulto, il cui peso ideale è calcolato in base al BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea), che è uguale al peso
in Kg diviso per l'altezza in metri ed elevata al quadrato. (Confalone, 2002),
tuttavia il calcolo fatto per l’adulto risulta sempre un buon metro di
giudizio. Il Ministero della Sanità Italiano definisce obeso un bambino il cui peso supera del 20%
quello ideale, e in sovrappeso se lo supera del 10-20 % (Confalone, 2002).
L'obesità infantile,
secondo gli studiosi, è il risultato di diverse cause più o meno evidenti, che
interagiscono tra loro. In primo luogo, è dovuta ad un'eccessiva e cattiva
alimentazione, legata o meno ad una ridotta attività fisica ed a fattori di
tipo genetico-familiare. Rari sono i casi di obesità legati ad alterazioni
ormonali quali ipotiroidismo o disfunzioni surrenali. (Confalone, 2002).
Se
è vero che una dieta insufficiente può portare a deficit di vario tipo
(proteine, calcio, ferro, vitamine ed altri nutrienti essenziali alla
crescita), per contro, un introito calorico eccessivo determina dapprima un
sovrappeso del bambino, poi, nella maggioranza dei casi, una manifesta obesità.
L'iperalimentazione nei
primi due anni di vita, oltre a causare un aumento di volume delle cellule
adipose (ipertrofia), determina anche un aumento del loro numero (iperplasia);
da adulti, pertanto, si avrà una maggiore predisposizione all'obesità ed una
difficoltà a scendere di peso o a mantenerlo nei limiti, perché sarà possibile
ridurre le dimensioni delle cellule, ma non sarà possibile eliminarle.
Intervenire durante l'età evolutiva è quindi di fondamentale importanza, perché
dà la garanzia di risultati migliori e duraturi. (Confalone, 2002).
Oltre all'alimentazione
scorretta e squilibrata, non è da sottovalutare, come fattore di rischio, la
ridotta attività fisica o la sedentarietà, frutto di uno stile di vita
sbagliato, ma sempre di più frequente riscontro. I piccoli, infatti, sono
spesso accompagnati in macchina dai genitori (anche se la scuola o la palestra
distano pochi metri da casa), prendono l'ascensore anche per un solo piano,
passano ore ed ore davanti al computer e alla televisione (con gli esempi
negativi che accentuano le cattive abitudini alimentari), uscendo di casa
sempre meno e così via.
Anche i fattori
familiari (obesità di uno o entrambi i genitori) contribuiscono ad aumentare i
fattori di rischio, essendo l’ereditarietà, un fattore di predisposizione, se
unito agli altri fattori. Un'indagine multiscopo realizzata dall'ISTAT nel 2000
dimostra che circa il 25% dei bambini e degli adolescenti in sovrappeso ha un
genitore obeso o in sovrappeso, mentre la percentuale dei bambini con entrambi
i genitori obesi o in sovrappeso, sale a circa il 34% .
L'esempio della
famiglia infatti è fondamentale: non si può parlare di educazione alimentare se
i genitori non iniziano per primi a seguire una dieta equilibrata. Per quanto
riguarda la natura ereditaria dell'obesità, sono state evidenziate alterazioni
di alcuni geni aventi un ruolo nella produzione delle cellule adipose, ma gli
studi sono tutt'ora in corso. (Confalone, 2002). Tra tutte le
conseguenze dell'obesità, le più frequenti sono rappresentate dai disturbi di
tipo polmonare (affaticabilità del respiro, apnea notturna ed asma), e di tipo
ortopedico. I disturbi respiratori durante il sonno sono molto frequenti nei
bambini in eccesso di peso e si riferiscono ad un'ampia serie di condizioni che
includono l'aumento della resistenza al flusso d'aria attraverso la via aerea
superiore, la conseguente riduzione del flusso d'aria, fino alla cessazione del
respiro. (Riley, 1976).
Da non sottovalutare
nemmeno, come accennato prima, le conseguenze di tipo psicologico, che possono
trascinarsi ed amplificarsi negli anni. I bambini in eccesso di peso possono
sentirsi a disagio con i compagni e vergognarsi, fino ad arrivare ad un vero
rifiuto del proprio aspetto fisico; spesso sono bambini derisi, vittime di
scherzi da parte dei coetanei e a rischio di perdere l'autostima, sviluppando
un senso di insicurezza che li può portare all'isolamento. A quel punto escono
meno di casa e passano più tempo davanti alla televisione, instaurando un
circolo vizioso che li porta ad un'iperalimentazione reattiva. (Confalone,
2002).
Da un’indagine promossa
dal Ministero della Salute nel 2010, emerge che in Italia sono oltre un milione
i bambini in sovrappeso e 400 mila gli obesi, rispettivamente il 22,9% e
l’11,1% di tutti i bimbi tra gli 8 e i 9 anni. La più elevata concentrazione di
obesità si trova nelle città del sud, confermando, di massima, quanto già
rilevato nel 2009. Nelle regioni del Mezzogiorno, infatti, si arriva a punte di
sovrappeso e obesità del 48%, come nel caso della Campania, mentre al Nord
questa percentuale si abbassa, fino ad arrivare al 15% di Bolzano.
Dall’analisi
emerge in particolare che le cause sono quasi sempre attribuibili a
comportamenti alimentari sbagliati. Per esempio, il 9% dei bambini salta la
prima colazione e il 30% fa una colazione sbilanciata in termini di carboidrati
e proteine; il 68% fa una merenda di metà mattina troppo abbondante; Un bambino
su 4 non mangia quotidianamente frutta e verdura, mentre il 48%
consuma ogni giorno bevande zuccherate e gassate. Insomma un mangiare troppo e soprattutto
un “mangiare male”!
Cari amici, traendo le
somme potremo certamente dire che l’obesità infantile ha tanti colpevoli. Adottare
un'alimentazione corretta fin da bambini è fondamentale per prevenire obesità e
sovrappeso e quindi le conseguenti malattie croniche correlate, come diabete,
patologie cardiovascolari e sindromi metaboliche.
Partendo dalla famiglia,
tutti sono tenuti a fare la loro parte. Da parte pubblica (Ministero della Sanità) andrebbe
pubblicizzato un serio percorso educativo alimentare e comportamentale,
riferito sia ai ragazzi che alle famiglie; progetto comunicativo-sociale da ripetere a
Scuola in modo continuo, con grande enfasi e con tutti i mezzi possibili,
con i quali reclamizzare non solo una sana e corretta alimentazione ma un valido
complessivo “stile di vita”: sobrio, senza eccessi e attribuendo un grande valore all’attività
fisica di giovani e adulti.
Cari amici, solo così
possiamo sperare di riportare sulla strada giusta i molti bambini oggi obesi o
in sovrappeso, evitando loro sia i traumi infantili di socializzazione che il successivo
rischio di diventare, domani, di conseguenza, malati o invalidi. In questo modo
potremo anche fare del bene a noi stessi, instaurando un regime alimentare più
consono e meno dannoso, che sicuramente ci farà campare più a lungo!
Grazie, amici della
Vostra attenzione.
Mario
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