Oristano
29 Luglio 2014
Cari amici,
ormai è quasi la regola
e non l’eccezione vedere anche per strada ragazzetti poco più che bambini con
il telefonino all’orecchio e con l’I-Pad o il tablet sottobraccio. Il mondo di
Internet è ormai entrato prepotentemente nella nostra vita, a partire proprio
dai primissimi anni di vita. “Generazione Internet” è definita la gioventù di
oggi: figlia di quell’evoluzione informatica, certamente fonte di progresso, ma
anche di grande pericolo; dobbiamo stare molto attenti a fare “buon uso della
“Rete”, come il nuovo strumento informatico è ormai definito, così come dovremmo
fare prudente e corretto uso di ogni novità che si inserisce nella nostra vita.
Non vorrei che questa
mia affermazione Vi facesse pensare che io sia convinto che il progresso non deve
avanzare: la mia riflessione non è sulla validità del progresso, certamente
utile e necessario, ma sull’uso – spesso improprio – che di questo
progresso spesso si fa. Mi riferisco
in modo particolare alle incredibili novità portate da Interne nel mondo della
comunicazione.
Una volta la comunicazione interpersonale era in grandissima parte
fatta “de visu”, da persona a persona: in piazza, come nei locali di ritrovo, negli stadi, in casa
nostra e in quella di amici. Tutti questi luoghi erano posti eccellenti per dialogare,
comunicare, ma sempre di persona. Il telefono, la radio, la TV e la corrispondenza
per lettera e cartolina erano mezzi aggiuntivi, mai sostitutivi della
comunicazione fisica. Oggi, invece, la comunicazione reale, fisica tra le
persone, l’incontro personale, stanno diventando sempre più minimali, relegati
ad optional. La massa delle comunicazioni avviene in modo virtuale, via computer e cellulare.
Sono soprattutto i giovani ad usare in modo massiccio questi nuovi strumenti, prendendo d’assalto con computer, telefonini e tablet i social network, dimenticando il vecchio stile comunicativo.
Da Facebook a Twitter, da IRC
alle chat, Internet offre lo spunto alle giovani generazioni per nuove
opportunità di "contatto virtuale" e questo nuovo modo di comunicare
sostituisce sempre più spesso il dialogo e l’incontro fisico; comunicare virtualmente da
casa rallenta anche le usuali attività sportive, le passeggiate e le uscite all’aria aperta. Il
pericolo maggiore, derivante da questi mezzi di comunicazione via web è che creano "assuefazione": la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) ha
lanciato l’allarme “Retomania”, una
nuova forma di dipendenza, la cosiddetta internet-dipendenza o anche Internet
Addiction Disorder (I.A.D.). Soprattutto nelle giornate poco favorevoli a stare all'esterno i giovani navigatori
prendono d’assalto i social network: non più incontri reali, in casa dell’uno o dell'altro, in palestra o al bar, ma isolati, rinchiusi nella propria cameretta, a chattare
su Facebook o Twitter.
La triste realtà, cari amici, è che Internet e social network oggi vengono
di gran lunga preferiti a sport e attività all’aria aperta! Per i bambini e per i
ragazzi, le “Piazze virtuali” sono diventate più interessanti di quelle reali. La
dipendenza da Internet, in particolare dei Social Network, tra gli adolescenti
si sta rivelando un grave problema di salute pubblica in tutto il mondo, come afferma
il dottor Piercarlo Salari, pediatra di consultorio a Milano e componente SIPPS.
La I.A.D. può determinare una serie di conseguenze sociali e sanitarie
negative: dal basso rendimento scolastico allo scarso rapporto con la propria
persona, fino all’ansia e alla depressione. E’ necessario proteggere i ragazzi
dai pericoli e dall’abuso della rete! La “Retomania” è un male insidioso, che ha già messo in
pericolo anche lo stile di vita degli adulti, i quali, a causa del troppo tempo
passato a navigare, trascurano le relazioni sociali ed il lavoro modificando in
modo dannoso sia il ciclo del sonno che le proprie abitudini alimentari”.
E’ triste constatare che
la realtà virtuale si sta impossessando in modo subdolo di quella reale. Esiste il concreto pericolo che l’abuso di Internet possa crare confusione tra la vita
reale e la vita virtuale. Una recente ricerca che coinvolge bambini e genitori, promossa
da Save the Children, in partnership con Centro Sportivo Italiano (CSI) e
Unione Italiana Sport Per Tutti (UISP), ha rilevato che 1 minore su 4 non fa
moto e sport nel tempo libero; ha accertato inoltre che 4 ragazzi su 10 si
muovono in auto anche per raggiungere luoghi poco distanti da casa, pochi (24%)
si muovono a piedi, ancora meno (9%) in bici. La cosa più preoccupante e che il
73% dei ragazzi esce sempre di meno e sta, invece, molto di più in casa nel tempo libero. Questo
accentua l’uso esagegerato e pericoloso della comunicazione via Web.
La Rete, insomma, è diventata oggi il “luogo ideale” in cui ricercare amici o relazioni sentimentali
e che consente di superare il limite delle relazioni della vita reale.
Ore e ore chini
sul computer creano dunque quei “comportamenti a rischio” di cui parlavamo
prima, capaci di far trascurare sempre di più la reale vita di relazione. Tutto questo si
somma alle potenzialità psicopatologiche della Rete: dalla capacità di indurre
sensazioni di onnipotenza (vincere le distanze e il tempo) fino ad arrivare al
cambiamento della personalità e dell’identità. Si, perché nel mondo di internet
lo spazio/tempo non esiste più e la Rete permette a tutti di realizzare quello
che nella vita reale non è possibile fare. Nelle chat le frontiere non hanno
più confini ed è possibile parlare tra gruppi numerosi in “stanze” che la
realtà difficilmente renderebbe disponibili. Pur nell’apparente realtà il mondo
della rete è solo “virtuale”, dove è possibile modificare l’età, la professione
e perfino il sesso: si tratta, insomma, di una vera e propria recita, in quell’immenso,
enorme teatro on-line.
Nei giorni scorsi lo
stesso Papa Francesco ha definito la rete “dono
di Dio”, che aiuta a sentirsi più vicini e offre maggiori possibilità di
incontro e di solidarietà tra tutti. “Ma – ha ammonito il Pontefice– non
basta passare lungo le ‘strade’ digitali, cioè semplicemente essere connessi:
occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero. Non possiamo
vivere da soli, rinchiusi in noi stessi”.
Retomania, dunque, insidiosa malattia. Dalla subdola dipendenza
dalla Rete, però, volendo si può comunque guarire: partendo da un uso seriamente controllato
e limitato. In particolare è necessario limitare ad una/due ore la quantità di
tempo da passare quotidianamente on line; inoltre bisogna integrare le attività
in Rete con quelle da svolgere realmente insieme ad altri, come acquisti,
svaghi o relazioni sociali; mai sostituire la socializzazione reale con quella
virtuale. Se poi questo non bastasse non dobbiamo avere timore di chiedere un
aiuto competente, ove ci accorgessimo di sentire in modo incontrollabile l'impulso di collegarci in rete con gli amici virtuali.
Cari amici, la
comunicazione nel tempo è cambiata in modo incredibile: ai luoghi d'incontro, alle piazze reali della
nostra infanzia dove abbiamo svolto una miriade di giochi con i nostro
coetanei, si sono sostituite mille piazze virtuali che possiamo raggiungere
stando comodamente seduti sulla nostra poltrona preferita. Una cosa è certa,
però: alla nostra grande gioia che provavamo con lo "stare insieme", condita anche di bisticci, zuffe, e scontri anche fisici con i compagni, oggi si è sostituita
l’arida, caotica e solitaria comunicazione virtuale, che mai e poi mai potrà
sostituirsi a quella reale, essendo solo una labile, pallida e asettica "brutta copia" della vita reale, che ci farà sentire sempre più soli.
Pensiamoci!
Grazie, amici, della
Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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