Oristano
27 Luglio 2014
Cari amici,
le api nel mondo
continuano ad abbandonare gli alveari e
a morire. Anche di recente una forte moria di api ha interessato il Friuli
Venezia Giulia (a fine marzo scorso) e ha già causato il crollo della
produzione di miele che, nella sola provincia di Udine, ha subito una perdita
del 70% denunciata dal Consorzio apicoltori, con un danno economico di circa
1,5 milioni di euro.
Anche in Italia,
dunque, aumentano i casi di Colony Collapse
Disorder, fenomeno noto come CCD,
che è riferito alla sparizione in massa di intere colonie di api, che, a quanto
riferiscono gli esperti, abbandonano l’alveare senza lasciare traccia.
L’alveare abbandonato, inoltre, non viene ri-colonizzato da altre api, ma
lasciato inutilizzato come se fosse contagioso. Il termine CCD è stato coniato
nel 2006 negli Stati Uniti, stato americano che per primo ha diagnosticato le
morie, ma già intorno agli anni ’90 tutta l’Europa si era trovata a
fronteggiare lo stesso problema.
L’Italia, dunque, con gli
ultimi casi come quello verificatosi nel Friuli, sembra uguagliare la
drammatica situazione di altri Paesi, colpiti pesantemente in precedenza da
questo fenomeno, ancora non completamente chiarito nelle sue cause. La
mortalità delle api risulta infatti altissima in Inghilterra (28,8%), Belgio
(33,6%), Danimarca (20,2%) e Svezia (28,7%). Ci sono però anche altri Paesi i
cui numeri non sono molto più felici come Germania (13,6%), Francia (14,1%) e
Polonia (14,8%). I primi studi sia sul disorientamento che sulla successiva
morte delle api, hanno imputato questo preoccupante fenomeno in particolare
all’acaro Varroa ed alle ricorrenti infestazioni fungine degli alveari. Le
indagini più recenti, invece, hanno individuato un altro terribile imputato:
gli antiparassitari, usati in abbondanza in agricoltura, in particolare i neonicotinoidi.
Oggi dunque la strage
delle piccole api, ha trovato un altro colpevole, forse maggiormente
responsabile del disastro. Il problema è davvero grave: le api, come anche gli
altri insetti impollinatori, sono fondamentali per l’agricoltura, se
scomparissero sarebbe davvero una tragedia! Uno studio dell’Università di
Harvard ha confermato che la decimazione delle api è da attribuire agli
insetticidi neonicotinoidi. L’esposizione di questi insetti all’insetticida,
che avviene principalmente durante l’impollinazione, scombussola l’apparato
immunitario e intestinale, inducendo nelle api operaie la sindrome dello
spopolamento degli alveari. La moria, evidenziano gli scienziati, non riguarda solo
le api domestiche degli allevamenti, ma anche le specie selvatiche. Causa globale
del problema, dunque, un’azione combinata di più fattori: da un’alimentazione
sbagliata delle api (anche con piante OGM), alle arnie sovra fruttate, fino ad
arrivare agli antiparassitari poco controllati, che provocando gli squilibri
prima accennati, rendono le api più soggette a malattie: infestazioni di virus
e funghi.
Che ad uccidere le api
fossero soprattutto i neonicotinoidi era un’ipotesi già sostenuta negli anni
precedenti: restava da scoprire con precisione la causa. A trovare questa ci ha
pensato Vincenzo Girolami, ordinario di Entomologia agraria all’Università di
Padova, nonché membro della Commissione Consultiva per i prodotti Fitosanitari
che ha avuto una geniale intuizione. Praticamente e’ stata
prelevata da alcune piante, normalmente coltivate, un campione di acqua ed e’
stata somministrata a delle api, queste sono morte nel giro di qualche minuto. L’acqua
prelevata era quella proveniente dalla normale essudazione delle piante,
tecnicamente detta guttazione, che spesso viene scambiata per rugiada. Proprio
su queste gocce, secondo il ricercatore, si vanno a depositare e concentrare i
pesticidi che vengono regolarmente spruzzati sulle piante: talmente concentrati
da essere comparati ad uno spray insetticida. Di questo pericoloso cocktail di veleni a farne le spese sono gli insetti
utili che li assorbono, come api, farfalle, vespe, bombi e così via.
Secondo la recente
ricerca condotta dalla “Harvard School of Public Health”, sotto accusa dunque i
neonicotinoidi, con particolare riferimento a due prodotti: l’imidacloprid e il
clothianidin. Lo studio conferma quanto già ipotizzato nel 2012 dallo stesso
gruppo di ricerca, che aveva individuato un legame tra basse dosi di Imidacloprid e il Colony Collapse
Disorder (CCD). Le api colpite, durante l'inverno abbandonano l'alveare,
trovando poco tempo dopo la morte nella maggior parte dei casi. Il
nuovo studio, ha riconosciuto i neonicotinoidi come sostanze molto nocive per
le api, in grado di compromettere alcuni loro meccanismi biologici, che portano
gli alveari al collasso. Lo studio in questione è stato pubblicato il 9 maggio
dal Bulletin of Insectology. "In questo studio abbiamo dimostrato
ancora una volta che i neonicotinoidi sarebbero i maggiori responsabili del CCD
delle api negli alveari che si trovavano in salute prima dell'arrivo
dell'inverno" - ha dichiarato Chensheng Lu, autore principale
dello studio e professore dell'HSPH.
Nell'ultima ricerca gli
esperti hanno studiato lo stato di salute di 18 colonie di api in tre località
centrali del Massachusetts, tra ottobre 2012 e aprile 2013. Hanno poi esaminato
gli effetti dei due neonicotinoidi incriminati sugli insetti e, con l'inizio
dell'inverno, hanno potuto assistere al declino progressivo della popolazioni
di api che erano entrate in contatto con i pesticidi. Gli esperti hanno calcolato un tasso di mortalità pari al 94%! In
sostanza lo studio in questione ha puntato fortemente il dito contro le multinazionali della
chimica, prima fra tutte il colosso della Bayer. Greenpeace ha anche pubblicato
un resoconto che additava i pesticidi Bayer come i più pericolosi per l’uomo e
l’ambiente (nel resoconto figurano anche compagnie come Monsanto, Syngenta e
BASF, ma la Bayer detiene la maggior fetta di mercato). La Bayer ha sempre
smentito, ma i danni economici che ha subito in seguito alla denuncia sono
stati enormi.
Che dire, cari amici,
le api sono un bene inestimabile che Dio ci ha dato per garantire la riproduzione
della vita sulla terra. Esse vanno salvaguardate a qualsiasi costo. Albert
Einstein, il grande scienziato, ebbe occasione di affermare che “Quando
le api scompariranno, all’uomo resteranno solo quattro anni di vita”.
Credo che la sua sia una terribile verità. Salvaguardiamo con tutte le nostre
forze la natura, perché giocare a fare il Dio, come l’uomo sta cercando di fare
da un bel po’, certamente non paga. Modificare il ciclo naturale della vita, stravolgere
certi equilibri, può portarci solo fuori strada. Il mondo potrà salvarsi (se si
salverà) solo usando grande saggezza e altrettanta umiltà.
Ciao a tutti.
Mario
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