Oristano
18 Luglio 2014
Cari amici,
se è vero che le bugie
hanno le gambe corte, in teoria dovremmo essere tutti nani o dei Pinocchio! Tutti abbiamo in
qualche modo mentito e continuiamo a farlo: da bambini per nascondere una
marachella, da grandi per evitare di rendere pubblico un nostro peccato, grande
o piccolo che sia. Una delle prime bugie dette dall’uomo è senz’altro quella
pronunciata da Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, quando mentirono negando di
aver mangiato il “frutto proibito”! Se volessimo continuare a cercare antiche
bugie potremo ricordare quella “terribile” detta da Caino, che con la frase
“non sono il custode di mio fratello” cercava di negare di aver ucciso il
fratello Abele.
La menzogna accompagna
dunque l’uomo fin dagli albori della sua esistenza, comunicando agli altri “menzogne
o mezze verità”, evitando cioè di dire, per comodità o autoprotezione, come stavano
veramente le cose. La psicologia ha sempre cercato di indagare
sul mentire, cercando di approfondire gli aspetti più importanti della
comunicazione e dell’interazione sociale, focalizzando le inadempienze e le
manomissioni della verità. Nonostante nelle relazioni interpersonali vi sia una
tendenza a raccontare la verità, più spesso di quanto si possa pensare, nella
vita quotidiana si fa ricorso a una serie di “modalità menzognere” nel
comunicare con gli altri. L’intenzione di mentire, è insita nell’uomo, che
tende ad auto proteggersi; la bugia viene messa in atto quasi spontaneamente,
per far si che il destinatario della comunicazione menzognera non venga a
conoscenza di tutta una serie di fatti che lo vedono coinvolto. Vi sono molti
modi per ingannare l’altro, sia privandolo di parti importanti dei fatti
successi (mezze verità), come nei casi di omissione e di occultamento, che
fornendogli informazioni false come se fossero vere.
Lo studio della
menzogna è analitico: non esamina solo il “come
e il quando” le persone mentono (anche sapere “il perché” aiuta a conoscere meglio il soggetto che mente), ma
cerca di scoprire anche fino a che punto i soggetti esaminati sono capaci di
controllare i segni esteriori del corpo mentre mentono. La persona che comunica
mentendo ha un comportamento diverso, molto diverso, da quella che comunica in
modo normale dicendo la verità, perché “inventare un’altra verità” è fonte di
preoccupazione e crea un forte disagio. La comunicazione menzognera non è mai
serena, è quasi traumatica, e crea nella
persona una forte tensione emozionale, tale da modificare, di conseguenza,
anche il comportamento esteriore del suo corpo. Osservando il soggetto si
possono notare diversità importanti: è diverso il consueto tono della voce, il
movimento delle mani, la mimica del viso ed anche il resto del corpo appare in evidente
stato di difficoltà.
La "comunicazione non verbale” conseguente, esprime
emozioni spesso in contraddizione con le parole dette. Spesso
la menzogna risulta così evidente che trapela proprio dai gesti del corpo, che
trasmettono le emozioni interiori che il soggetto cerca di nascondere. L’attenta
osservazione del soggetto fa individuare la menzogna: è il fallimento dei
meccanismi di controllo espressivo del soggetto, costituendo un indizio
importante per scoprire un’eventuale mancata verità.
Se è pur vero che alcuni
soggetti sono abilissimi bugiardi cronici (che potremo definire degli ottimi
attori), altri mentono saltuariamente per necessità, altri ancora in modo
giocoso; questi amano falsare la realtà raccontando piccole bugie: per fare
piacere ad un altro, come atto di gentilezza o di pura galanteria. Resta il
fatto, però, che a nessuno piace ascoltare fandonie, nemmeno a fin di bene, perché
la menzogna è sempre fastidiosa, e crea immediatamente il desiderio di
“smascherare” a tutti i costi i
menzogneri.
Ma è davvero sempre possibile
mettere “spalle al muro” il bugiardo? Quali le tecniche migliori per scovare e
sbugiardare chi mente? Ecco qualche piccolo suggerimento…
Mai
lasciarsi incantare dall’abile parlatore. Ci sono persone con
grande facilità di parola. Queste sanno usare sempre il linguaggio appropriato,
sanno gesticolare in maniera adeguata e “incantare” con le loro parole. È necessario
stare attenti: questo è il modo migliore per travisare la verità: mai lasciarsi
incantare.
Osservare
con attenzione le micro espressioni del viso del nostro interlocutore.
Come detto prima è molto difficile abbinare la serenità del discorso con
l’atteggiamento fisico della persona che ci parla. Può
sembrare assurdo ma mentire non è affatto semplice! L’inventare un’altra verità
scatena nel nostro interlocutore tutta una serie di emozioni difficili da
celare, come ad esempio la paura di essere scoperti o il senso di colpa per il
travisare i fatti. Noi, osservandolo attentamente, possiamo notare lo
scollamento tra quello che dice con la bocca e quello, invece, che traspare dai
movimenti del suo corpo. Quando l’espressione emozionale del viso
risulta in contrasto con quello che stiamo ascoltando, probabilmente c’è
qualcosa che non va. Dubitiamone!
E’
necessario stare attenti, in particolare al tono della voce ed ai movimenti
della bocca. Quando si passa dal raccontare la
verità al “dire le bugie”, anche il tono della voce subisce modificazioni di
non poco conto: quando si racconta qualcosa di non vero,
il tono tende a calare, mentre il discorso diventa meno fluido, incerto, con ripetute
interruzioni, tentennamenti e continue rettifiche. La conferma dei nostri dubbi
la possiamo avere osservando con attenzione le mani del nostro interlocutore:
sono nervose, non stanno mai ferme; toccano parti del viso, in particolare la bocca: chi mente fa questo
gesto inconsciamente, perché è proprio per mezzo di essa che Egli sta
occultando la verità.
Osservare
gli occhi con grande attenzione. Mentre il nostro
interlocutore parla guardiamolo dritto negli occhi. I menzogneri tendono ad evitare lo sguardo degli
interlocutori oppure a sbattere continuamente le ciglia, mentre cercano di costruire
una falsa verità: nel momento stesso in cui stanno inventando la menzogna l’agitazione
interiore conseguente aumenta paurosamente lo stress. Questo traspare in primo
luogo proprio dagli occhi: questo segnale non deve passare inosservato!
Provare
a riconoscere i falsi sorrisi. Il
sorriso, come ben sappiamo è lo specchio dell’anima. Quando un sorriso è
spontaneo, pulito, generalmente non è presente solo sulle labbra ma coinvolge
tutto il viso e buona parte del corpo, creando un “effetto a catena” da cui
traspare, senza ombra di dubbio, il reale coinvolgimento interiore. Un “falso sorriso”,
al contrario, è stampato artificiosamente sul volto e, statisticamente, dura
molto meno di un sorriso vero.
E
per finire esaminiamo nel nostro
soggetto radiografato la gestualità globale. Raccontare
bugie, lo abbiamo già detto, crea nel nostro interlocutore un forte stato di
stress! Fingere implica un grande sforzo di recitazione, una costante grossa
attenzione "a non sbagliare", scatenando nella sua mente un crescente
nervosismo, che lo porta a gesticolare, a toccarsi in continuazione il
viso, i capelli e il naso. Ecco, se tutti questi sintomi detti finora coincidono…allora
il nostro interlocutore, con tutta probabilità, è proprio un gran bugiardo!
Cari amici, a parte
l’ironia, questi sintomi sono davvero reali e riconducibili ai tanti bugiardi
che ogni giorno incontriamo nella nostra vita quotidiana. Se poi non abbiamo nè
la voglia nè il tempo per osservare a lungo e con attenzione il “probabile
bugiardo”, abbiamo un’altra possibilità per scoprirlo, se lo conosciamo a
sufficienza: la nostra memoria. Mentire richiede al bugiardo anche una memoria
ferrea. Raccontare una serie di menzogne significa anche essere capaci di
ricordarle a lungo ed a distanza di tempo. Ecco il tallone di Achille di tutti
i bugiardi! Nelle conversazioni successive col “bugiardo” basta un suo attimo
di distrazione, un lapsus, una diversità dal precedente falso racconto, per far
crollare il suo castello di bugie! Sarà lui stesso il primo ad arrossire, a
farfugliare, a tentare di giustificare la contraddizione: come detto in apertura…spesso
le bugie hanno proprio le gambe corte (e il naso di Pinocchio) !
Grazie, amici della
Vostra graditissima attenzione.
Mario
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