Oristano
16 Luglio 2014
Cari amici,
plastica, plastica e
poi ancora plastica, tutto nel mondo è ormai avvolto con la plastica! Una
immensità di rifiuti che, come in tanti sappiamo, finiscono negli oceani
provocando un enorme danno: finanziario, stimato almeno in 13 miliardi di
dollari l'anno, ed ecologico, perché la
plastica minaccia seriamente la vita marina, il turismo e la pesca.
Ad affermarlo
concretamente, anche in data recente, due rapporti diffusi dall'Onu in occasione dell’Assemblea generale
sull'ambiente, tenuta a Nairobi in Kenya lo scorso giugno.
"La plastica ha un
ruolo fondamentale nella vita moderna ma gli impatti ambientali, legati al modo
in cui la usiamo, non possono essere ignorati",
ha rilevato Achim Steiner, il sottosegretario generale dell'Onu e direttore
esecutivo dell'UNEP, spiegando che "bisogna prendere misure appropriate
per evitare che i rifiuti di plastica finiscano nell'ambiente”. La plastica
è ormai dappertutto: gli scienziati hanno trovato frammenti di plastica
intrappolati nel ghiaccio marino delle regioni polari, nei grandi fiumi, nei
mari e negli oceani, dove i rifiuti di plastica devastano la vita marina, sia
perché mangiati da tartarughe, delfini, balene ed altri grossi pesci, sia
perché continuano a danneggiare habitat naturali ed essenziali come le barriere
coralline. Gran parte dei rifiuti di plastica, convogliati in particolare dai
fiumi, finisce in mezzo agli oceani formando enormi agglomerati, veri e propri vasti 'continenti di plastica', dove
convergono le correnti marine; uno per tutte la Great Pacific Garbage Patch,
l’immenso agglomerato di plastica che, come dimensione, pare sia più grande
degli Stati Uniti.
A questo enorme deposito, considerato il più importante, si aggiungono altri agglomerati minori che, comunque, stanno
creando enormi danni, alcuni considerati irreversibili. Non è in particolare l’ampiezza
degli agglomerati a preoccupare seriamente gli scienziati, ma la lenta
trasformazione di questi immensi depositi di plastica. E’ soprattutto l’impatto
che la micro-plastica (i frammenti di meno di cinque millimetri di diametro),
quella che si forma dal disfacimento dei film plastici, dalle bottiglie e quant’altro,
che è particolarmente deleteria per l’ambiente marino. I rifiuti plastici, frantumandosi
in continuazione per l’azione delle correnti, delle onde e del sole, diventano
sempre più piccoli, finendo con l’affondare negli abissi, con conseguenze a dir
poco catastrofiche. A questo lento processo si deve anche aggiungere, stando ad un recente studio
condotto da un team dell'Università di Cadice in Spagna, che la plastica sta inesorabilmente
precipitando nelle profondità dell'oceano, non solo per la naturale
decomposizione ma anche perché molti animali e piante marine si ancorano ai
detriti galleggianti in superfice (è questo un processo chiamato
bioincrostazione), rendendo gli stessi rifiuti talmente pesanti da non essere
più in grado di galleggiare.
Plastica ormai così
invasiva nel mare che tantissimi animali marini riescono ad ingerire parti più
o meno grandi. E questo crea un altro grande problema. Le minuscole particelle
di plastica, mangiate dai piccoli pesci, che a loro volta finiscono con l’esser
mangiate dai pesci più grandi, in ultima analisi finiscono nella catena
alimentare umana. Insomma quella plastica che abbiamo gettato via con tanta
disinvoltura, ci ritorna indietro, finendo addirittura nella nostra tavola!
Eppure tutto questo non ci scoraggia, anzi continuiamo a produrre e gettare via
sempre più plastica.
Ogni anno decine di
migliaia tonnellate di plastica finiscono nei mari! Negli anni ‘70 la National
Academy of Sciences aveva stimato che circa 45.000 tonnellate di plastica
raggiungevano gli oceani ogni anno. Da allora - evidenziano gli esperti - la
produzione mondiale di plastica è quintuplicata! Alla luce del drastico aumento
di plastica prodotta dopo il 1970, i ricercatori hanno stimato che ci sarebbero
milioni di tonnellate di rifiuti negli oceani. Il problema si pone in modo
drammatico: come evitare tutto questo? E soprattutto come recuperare e
distruggere quell’immenso deposito di plastica galleggiante sugli oceani prima
che coli a picco, creando danni all’ambiente addirittura inimmaginabili?
Forse
una prima speranza viene da un giovane di appena 19 anni.
L'artefice di una
interessante invenzione è un ragazzo olandese di 19 anni che si chiama Boyan
Slat. Studente di ingegneria
aerospaziale Boyan ha un grande amore per il mare e la sua 'missione' è
riuscire a ripulire gli oceani dalle tonnellate di plastica che li soffocano.
Per questo ha ideato una ingegnosa invenzione che, come uno 'spazzino dei mari', convoglia i
rifiuti galleggianti, plastica in primis, sfruttando le correnti. Per portare
avanti e poter realizzare la sua idea ha lanciato una campagna di raccolta fondi
sul Web (crowdfunding), operazione che ha già raccolto oltre un milione di
dollari in 40 giorni e viaggia spedita verso l'obiettivo prefissato: due
milioni di dollari in 100 giorni.
I 2 milioni di dollari
sono necessari per testare la tecnologia da Lui ideata su vasta scala e avviare
nel giro di tre/quattro anni il primo progetto pilota, che intende 'attaccare'
la Great Pacific Garbage Patch, la
mega-isola galleggiante di immondizia, sita nel Pacifico fra le Hawaii e la
California. In 10 anni, secondo i calcoli, l’idea-progetto sarà
capace di rimuovere il 50% della Great Pacific Garbage Patch, queste le
previsioni. L'idea del giovane studente di liberare i mari dalla plastica era nata nella sua mente già due anni prima
di oggi, nel 2012, quando aveva appena 17 anni. Il primo studio di allora, oggi
ulteriormente perfezionato, è stato già testato nelle Azzorre e supportato da
un recente studio di fattibilità a cui ha lavorato una squadra di esperti
internazionali in ingegneria, oceanografia, ecologia, diritto marittimo,
finanza e riciclo dei rifiuti. Il risultato appare promettente: l'idea risulta
fattibile e sarebbe davvero in grado di rimuovere, in dieci anni, quasi la metà
della plastica dalla gigantesca Great Pacific Garbage Patch; inoltre il sistema adottato sarebbe 33 volte
meno costoso dei tradizionali metodi di pulizia finora noti. Il metodo
utilizzato per il finanziamento, il crowdfunding, sembra funzionare
egregiamente e premiare le idee ambiziose di Boyan Slat, nuovo ragazzo prodigio.
Ma come funziona esattamente
questa brillante idea del giovane olandese? Il suo “spazzino dei
mari” si chiama TOC e funziona impiegando delle barriere galleggianti (simili a
quelle usate per arginare le perdite di petrolio), che catturano i rifiuti in
acqua senza arare i fondali e disturbare i pesci. L'immondizia viene
convogliata in un impianto che tritura i rifiuti prima che vengano recuperati
in un container. Il sistema però funziona egregiamente solo con i macro rifiuti
galleggianti, non essendo in grado di catturare le micro-plastiche, le più
dannose per gli animali e tutta la catena alimentare, perché troppo piccole.
Eliminare, però, la grande massa di macro-plastica da cui queste piccole
particelle hanno origine, sarebbe comunque un aggredire il problema alla radice;
infatti "Toc”, eliminando l’immenso deposito da cui le microplastiche si
formano, eviterebbe l’ulteriore formarsi di altri micro detriti.
La raccolta fondi è già
in dirittura d’arrivo: già 22mila persone hanno creduto nel sogno di Boyan. Il crowdfunding
è un sistema semplice, adatto a tutte le tasche: sia va da un contributo di
quattro euro e mezzo per raccogliere fino a un chilo di plastica, passando a 23
euro per cinque chili, fino a 550 euro per 120 chili. Con una maxi-donazione di
7.400 euro poi si arrivano a catturare 1.700 chili di plastica e staccare il
'biglietto' per una spedizione alla volta di una delle maxi-isole di immondizia
della 'Great Pacific Garbage Patch'. Sono, i sottoscrittori, 22mila persone che
hanno sponsorizzato un sogno: quello di un ragazzo di 19 anni che crede nella
conservazione del nostro mondo. Boyan è per loro un “salvatore”! Tanti altri
sono in arrivo, pronti a dare il loro sostegno, per aumentare la speranza, per cercare
di dare salvezza ad un mondo sempre più in pericolo.
Lo speriamo fortemente
anche noi, cari amici! La raccolta fondi riguarda tutti, anche
noi! Volendo la possiamo seguire in diretta sul sito web theoceancleanup.com: è semplice e, volendo potrebbe contagiare
anche noi!
Grazie, amici, della
Vostra attenzione.
Mario
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