Oristano
9 Luglio 2014
Cari amici,
qualche giorno fa in
piazzetta Corrias ho casualmente incontrato il prof. Raimondo Zucca. Momo, caro
amico da sempre, era indaffarato e, come al solito, sempre di corsa.
Abbronzato
meglio di un bagnino o di uno che fa la lampada, mi ha salutato in fretta e
furia dicendomi che, sbrigate alcune pratiche urgenti, doveva rientrare quanto
prima nel Sinis, dove, come sappiamo, fervono gli scavi a Mont’e Prama. Alla
mia domanda, fatta senza malizia, se avessero individuato altri guerrieri o il
tempio dove probabilmente migliaia di anni fa essi facevano bella mostra, con
un sorriso mi disse “guarda, ancora niente di definito, ma credo che a breve ne
vedremo delle belle”. Conoscendo la sua riservatezza, nonostante l’amicizia,
non insistetti più di tanto, ma la sua risposta mi pareva contenesse un
messaggio chiaro: siamo vicini ad altre scoperte.
Due giorni fa, infatti,
su tutti i giornali è apparsa la notizia del ritrovamento del 17° guerriero
(con grande pazienza nel laboratorio di restauro di Li Punti furono ricostruiti
16 guerrieri) e a ben pensare in molti sono convinti che sia solo l’inizio. Insomma,
sotto la collinetta di Mont’e Prama nel Sinis di Cabras, dopo millenni di buio,
continuano, quasi miracolosamente a riaffiorare i resti di una civiltà
straordinaria, mai presa in considerazione e, forse, mai immaginata possibile.
Civiltà, quella nostra nuragica, già florida e avanzata prima di quella greca,
tale da oscurarne l’attribuito splendore. Al termine degli studi la successiva
civiltà greca, considerata fino ad oggi la più antica potrà essere messa in
discussione. Mont’e Prama, cari amici farà riscrivere e correggere non poche
notizie storiche sulle civiltà dei nostri antenati. Ma torniamo alle
recentissime scoperte.
Gli archeologi, con
l’aiuto del “georadar” hanno prima individuato e poi portato alla luce un
piedistallo con dei piedi e altre parti di una statua dalle effigia umane. Sono
certamente parti o frammenti di una scultura di dimensioni notevoli, di un
gigante, insomma, che si aggiungerebbe ai ritrovamenti precedenti. Il professor
Raimondo Zucca, che coordina il gruppo degli archeologi e gli esperti
dell’università oristanese, è certo che si tratti di un altro gigante. La
prudenza del mondo scientifico è d’obbligo, ma sulla base dell’esperienza già
vissuta e di quanto estratto dalla collinetta nel passato, è legittimo pensare
che le ipotesi formulate siano molto vicine al vero. Chissà che il numero dei
giganti non si fermi a 17, ma sia invece
destinato a crescere ulteriormente, perché l’area che il georadar ha già
monitorato e ritenuta suscettibile di altri ritrovamenti è ancora abbastanza
vasta.
A più di quarant’anni
dal primo ritrovamento altri tasselli si aggiungono ad un puzzle che potrebbe
riservare straordinarie sorprese. Sinora i grossi frammenti di statue ritrovati
ammontano a 15 teste, 27 busti, 176 parti di braccia, 143 di gambe e 784
frammenti di scudo. La meticolosa e difficile opera di ricomposizione fatta dagli
esperti archeologi del laboratorio di Li Punti a Sassari ha consentito di
recuperare, quasi del tutto, ben sedici statue dei così detti “guerrieri di Mont’e Prama”. Dopo il
restauro, oggi, undici di queste statue sono custodite nel principale museo
dell’Isola a Cagliari e cinque presso il
museo civico di Cabras. A questo primo gruppo oggi iniziano ad aggiungersi
altri importanti tasselli, tra cui questo 17° guerriero che, probabilmente,
potrebbe essere il primo di una lunga serie.
La zona scandagliata dal
Georadar pare nascondere una vera e propria collina piena di tesori,
probabilmente anche il “ grande santuario”, ove erano collocati i giganti. Le anticipazioni sul contenuto di quel prezioso sottosuolo fatte dal georadar, credo non
mentano. In quel Sinis già scelto migliaia di anni fa dalle popolazioni
nuragiche, si sviluppò una cultura straordinaria che lentamente sta venendo
alla luce. Oggi dall’oblio che ha coperto quelle terre dopo la distruzione di
quelle colte civiltà, sta per tornare alla luce un radioso passato. Gli
archeologi, con grande attenzione setacciano i molti ettari della collina di
Mont’e Prama che per più di due millenni hanno visto crescere il grano, ma celando e custodendo allo stesso tempo i
veri tesori del Sinis. Essi sono convinti che c’è ancora molto di straordinario
da scoprire e che probabilmente metterà in discussione certezze storiche sulle
civiltà del Mediterraneo finora consolidate; Scoperte che potrebbero porre la
Sardegna su un gradino culturale ben più elevato.
Cari amici, come ho
detto e ripetuto mille volte anche su questo blog la Sardegna non finisce mai
di stupirci. La sua cultura, la sua civiltà millenaria, in passato grandiosa e
potente, chissà che domani non sarà capace di restituirci quel prestigio che
negli ultimi secoli è andato lentamente scemando fino a farlo considerare
definitivamente e terribilmente perduto. La nostra terra affonda la sua potenti
radici nella sua storia millenaria che noi non possiamo e non dobbiamo
dimenticare. Il nostro futuro credo che non potrà fare a meno della
valorizzazione delle sue radici, capaci di crearci i presupposti per un cammino
moderno, ma mai slegato dal nostro glorioso passato.
Credo
che il bello debba ancora venire!
Grazie amici della
Vostra sempre splendida attenzione.
Mario
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