Oristano,
31 Luglio 2014,
Cari amici,
il gioco d’azzardo
credo sia nato praticamente con l’uomo. La sua storia è strettamente legata a
quella dell’uomo, ed ha sempre occupato un posto importante in tutte le
culture, le società e le classi sociali.
Storicamente i primi giocatori
d’azzardo pare siano stati gli egizi, anche se tracce della sua presenza si
ritrovano anche in Cina, India e Giappone. Da antichi manoscritti si apprende
che forti somme di danaro venivano giocate a dadi e alle corse dei carri,
usanze queste diffuse anche in altre civiltà come quella greca e romana. La passione
del gioco non era un “vizio” esclusivo delle classi sociali elevate, ma anche
dei ceti popolari, anche quelli più bassi. Nella Roma Imperiale il gioco
occupava una posizione rilevante, sia nella vita dei ricchi, sia in quella dei
cittadini comuni: sui combattimenti dei gladiatori era possibile scommettere
con puntate chiamate ‘‘munera’’ e anche gli imperatori Claudio, Nerone e
Caligola, avevano la fama di essere grandi scommettitori. La propensione al
gioco nel periodo romano è testimoniata anche dal noto detto “Panem et Circenses”, che in modo
chiaro riepilogava le esigenze delle classi povere: pane e giochi da Circo,
dove si scommetteva su tutto.
Quanto sopra conferma
che l’impulso dell’uomo verso il “rischio”, l’alea, ha radici lontane: la sua
forte attrazione (fino a diventare dipendenza) verso il gioco d’azzardo, non ha
mai smesso di contaggiarlo. Nel tempo, oltre gli imperatori prima citati, non
sono mancati esempi di grandi personaggi considerati “giocatori incalliti”: in epoche
più recenti, Washington e Dostoevskij (autore de ‘‘Il giocatore”, scritto per
far fronte ai debiti di gioco). Attorno al XII e XIII secolo fanno la loro
comparsa le corse dei cavalli (chiamate inizialmente lo ‘‘sport dei re’’)
mentre le lotterie appaiono per la prima volta nel XVI secolo su iniziativa di
Elisabetta I d’Inghilterra, per far fronte ad una situazione debitoria, e che diventano
presto popolari in tutta Europa. Nel 1638, a Venezia,
appare la prima casa da gioco al mondo, frequentata da gran parte della nobiltà
d’Europa. Altre ne seguirono.
Nel Principato di
Monaco la sua famosa casa da gioco è inaugurata nel 1861, mentre a Sanremo il
casinò ha battesimo nel 1906. L’America non è da meno e non sta a guardare: nel
1946 Las Vegas diventa una vera e propria “città del gioco”, capitale mondiale
del gioco d’azzardo. Tra il XVIII e il XIX secolo nascono anche i primi club
privati per il gioco delle carte, frequentati esclusivamente dai nobili e da
personaggi importanti, e vengono ideati due noti giochi popolari: la roulette,
invenzione del filosofo Pascal e la poker machine, nota come slot machine,
opera dello statunitense Fey. Col passare degli anni l’atteggiamento nei
confronti del gioco d’azzardo ha avuto fasi alterne: è cambiato più volte, passando
da fasi di permissivismo ad altre di proibizionismo.
Oggi in Italia i giochi
ufficiali più diffusi sono: le video-lottery e le slot machine (spesso chiamate
ancora videopoker), i gratta e vinci, il lotto e il superenalotto, i giochi al
casinò, il "Win for life", le scommesse sportive o ippiche, il bingo,
i giochi on line con vincite in denaro (ad esempio poker online). Il
gioco fondamentalmente non è di per sé pericoloso: molte persone giocano in
modo responsabile e non subiscono traumi permanenti. Il problema è che molte
persone, con il tempo, sviluppano comportamenti compulsivi nel gioco, molto
simili a quelli di “dipendenza” dall’uso di sostanze stupefacenti.
Il problema per molti
giocatori sta proprio nella possibile assuefazione/dipendenza. Questa si
manifesta con un persistente bisogno di giocare e aumenta in modo progressivo.
Con il tempo il soggetto non ha più limiti: ne con il tempo ne con il danaro!
Somme sempre più cospicue vengono sottratte alla famiglia e tutto il tempo
possibile si trascorre giocando, fino a distruggere la propria vita e quella
dei familiari. A questo punto il giocatore è arrivato allo stadio chiamato “azzardo
patologico”, una fase di grande pericolosità individuale e collettiva.
La patologia prima
evidenziata è in costante aumento ed è certamente collegata al massiccio ingresso
sul mercato di nuovi giochi, sempre più attrattivi. L’offerta,
apparentemente innocua o addirittura ludica
di gratta e vinci, ampiamente pubblicizzati e diffusi, complice la crisi economica, rappresenta un’esca per milioni di persone
che inconsapevolmente sono passati dal “tentare la fortuna ogni tanto” a forme di dipendenza più o meno
grave, compromettendo seriamente la propria
sfera finanziaria, relazionale, lavorativa e psicologica. Ormai
è abbastanza frequente vedere, a tutte le ore, nei vari esercizi commerciali,
anziani, pensionati, casalinghe, studenti e operai che grattano compulsivamente
decine di cartelle alla ricerca del colpo di fortuna! E’ una drammatica “rincorsa alla perdita” i cui effetti,
a livello finanziario e clinico (sensi di colpa, autocommiserazione,
depressione, rabbia) lasciano nel soggetto effetti sempre più marcati e
distruttivi. Senza dimenticare la capillare diffusione delle slot machine,
ormai posizionate in tutti i bar, oltre che negli appositi locali, sempre più
frequentati.
Un discorso a parte
merita il gioco d’azzardo via internet che, proprio per le caratteristiche
della rete, assume una pericolosità ancora maggiore: il facile accesso, il
poter giocare 24 ore su 24, il pagamento con carta di credito (che diminuisce
il senso di colpa), l’anonimato e il poter giocare in solitudine anche durante
la notte, costituiscono incentivi di non poco conto. Tutto questo contribuisce
a creare quel “percorso distruttivo”
che porta il giocatore alla rovina, le cui problematiche possono essere
riepilogate in: psicologiche (ossessione del gioco, senso d’onnipotenze e
presunzione, nervosismo, irritabilità, ansia, alterazioni del tono dell’umore,
aumento dell’impulsività, tendenza alla superstizione, distorsione della realtà),
fisiche (alterazione dell’alimentazione,
cefalea, conseguenze fisiche dovute all’uso di sostanze come stupefacenti o
alcool, insonnia, sintomi fisici dell’ansia come tremori, sudorazione,
palpitazioni), sociali (danni economici, danni morali, danni sociali, danni
familiari e lavorativi, isolamento sociale e difficile gestione del denaro).
Studi epidemiologici
recenti sottolineano che circa la 80% degli italiani è in qualche modo
interessato al gioco d’azzardo, mentre l’1-3% della popolazione adulta è
affetta da Gioco d'Azzardo Patologico. Non è escluso che queste cifre possono
essere ritoccate al rialzo, proprio per la difficoltà di individuare quei soggetti che volontariamente
“nascondono” il problema. I tentativi di recupero e di cura del giocatore
patologico, però, non hanno mai avuto una grande risultato in ambito
terapeutico; questo perché in genere il giocatore non
considera il proprio “vizio” alla stregua di una malattia: egli tende a
nascondere il disagio e il disastro (economico) ai propri familiari finché può.
Eppure la terapia è necessaria. Esistono, per i giocatori compulsivi, dei
gruppi di auto-aiuto (Giocatori Anonimi) che permettono al “novizio” di
confrontarsi con persone che hanno o, hanno avuto, il suo stesso problema. A
seguire è consigliabile un percorso di recupero con l’ausilio di una
psicoterapia.
Cari amici, il demone
del gioco non è facile da scacciare, eppure bisogna tentare di farlo, in ogni
modo! Ci vuole forza e coraggio e, soprattutto, avere famiglia ed amici, pronti
a dare una mano.
Grazie dell’attenzione.
Mario
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