Oristano 17 Febbraio
2014
Cari amici,
quella di ieri per me è
stata proprio una “giornata particolare”, parafrasando il titolo di un famoso film
di Ettore Scola. Domenica 16 mi sono alzato presto, poco dopo le 3,30, per recarmi
in auto a Cagliari-Elmas e prendere l’aereo per Roma delle 6,30. Volendo conciliare
l’impegno personale (avevo, prima di conoscere la data delle elezioni
regionali, preso l’impegno di partecipare ad un riunione a Roma), con quello di cittadino italiano, tenuto
sempre, moralmente, ad esprimere il mio diritto-dovere di voto, avevo messo in
macchina la scheda elettorale per recarmi al seggio al mio rientro ad Oristano.
Proprio per questo motivo
avevo modificato l’orario del volo di rientro: non più quello in partenza alle 21,50 da Roma, ma quello delle 19,30 che,
arrivando a Cagliari alle 20,30, mi avrebbe consentito, salvo ritardi, di
esprimere, anche se all'ultimo minuto, il mio voto. I miei familiari mia moglie e mio figlio avrebbero
esercitato il loro diritto-dovere comodamente durante la mattinata.
Mentre mi affannavo in
taxi per raggiungere l’aeroporto di Fiumicino, in tempo per prendere l’aereo,
mi chiamò mia moglie al telefono per raccontarmi l’increscioso episodio,
avvenuto a meta mattina, nel seggio elettorale dove si era recata a votare. Dopo
aver esibito la tessera elettorale e il suo documento di identità, le è stato
detto che non avrebbe potuto votare in quanto la tessera elettorale non aveva
più “spazi liberi” per certificare l’espressione del voto. Alla sorpresa di mia
moglie, che ha sostenuto che mai nessuno l’aveva messa sull’avviso di
provvedere a richiedere una nuova tessera, ed alle sue rimostranze che la
certificazione poteva tranquillamente essere posta nello spazio bianco vicino,
ben sufficiente a contenere l’attestazione, la presidente del seggio è stata
irremovibile: nessuna espressione di voto senza la nuova scheda rilasciata dal
Comune di Oristano. Pur spazientita mia moglie si è recata, a piedi, in Comune
(distante dalla Sezione poco meno di due kilometri) dove ha potuto ritirare un
nuova tessera. Da li, sempre a piedi, ha nuovamente raggiunto il seggio ed
espresso il suo voto. Questa lunga trafila, mi diceva mia moglie al telefono,
mi avrebbe certamente impedito di votare, dato che sarei arrivato ad Oristano a
pochi minuti dalla chiusura.
L’aereo è arrivato a
Cagliari in orario. Partito in auto dall’aeroporto alle 8,45 sono arrivato ad
Oristano (purtroppo la Carlo Felice è ancora un cantiere) alle 9,50. Senza l’inconveniente
della tessera (anche la mia era completa di 18 bolli, come quella di mia
moglie) avrei potuto esprimere, come mio diritto, il voto. Purtroppo cosi non è
stato. Mentre cenavo, dopo averne discusso con mia moglie, decisi che questa
mattina sarei andato in Comune, non solo per richiedere un nuovo documento, ma anche per
rappresentare la mia grande amarezza per il danno subito.
Fortuna ha voluto che
entrando in Municipio ho incrociato il Vice Sindaco, la D.ssa Uda, alla quale
ho rappresentato la mia cocente delusione: era la prima volta in vita mia che
saltavo una consultazione elettorale: quello che non avevano potuto gli impedimenti
di natura fisica o l’eventuale mio rifiuto ad esprimermi, lo avevano, invece,
messo in atto le assurde norme burocratiche che continuano ad avviluppare tutto
il nostro sistema Italia, a cui si aggiunge anche il poco acume e la poca
intelligenza-saggezza degli addetti ai lavori! La comprensione ricevuta dal
vice Sindaco non diminuisce la mia amarezza, di fronte ad un obsoleto sistema
burocratico che ha nel suo DNA ancora troppe parti dell’asfissiante sistema
borbonico, che se non verrà presto messo al bando, rinnovando le norme e, soprattutto,
la mentalità del personale che le deve mettere in atto, ci seppellirà tutti
sotto le putride norme antidiluviane in essere (ho accertato anche che un saggio presidente
di seggio, in un caso simile, ha consentito il voto, apponendo la
certificazione nell’ampio spazio bianco a lato), avvisando l’elettore della
necessità di provvedere quanto prima al rinnovo della tessera.
Cari amici, ora capisco
ancora meglio le lamentele degli amici imprenditori che sostengono che per
avviare una nuova impresa sono necessarie tante spese, una miriade di permessi
e tanto…tantissimo tempo! Se non uccidiamo subito il demone-burocrate e le
pesanti normative che lo alimentano, le sue pesanti scartoffie saranno quelle pesanti catene
che ci impediranno non solo di correre ma di camminare, e faranno morire di rabbia l’Italia
e gli italiani!
Renzi nel suo disegno
di trasformare l’Italia rottamando il passato, ha sostenuto, con forza che la
nostra nazione per salvarsi deve “cambiare verso”. Se Lui vuole, davvero, “cambiare
verso all’Italia”, deve recidere i molti, moltissimi nodi gordiani che la
avvolgono e avviluppano. Se l’Italia non “cambia passo”, oltre che verso, gli
altri correranno mentre noi arranchiamo, e la distanza tra noi e loro sarà
sempre più incolmabile. Non sarà facile, perché tutti a parole vogliono il
cambiamento, ma pochi in realtà lo vogliono sul serio, come il “Gattopardo”
insegna!
Caro Renzi, la scommessa, la difficilissima scommessa, che hai deciso di mettere in atto per l’Italia, il grande “guanto di sfida” che hai voluto lanciare è arrivato in porto: Oggi il Presidente della Repubblica Ti ha chiamato al colle per darti l’incarico di formare il nuovo Governo. Oggi veramente il “Dado è tratto”! E tempo di mettercela tutta, ma stando attento ai “finti amici”, a quelli che, pur saliti sul carro, magari sono solo zavorra. Uno sguardo al passato può aiutarti a capire meglio: non vorrei che, pugnalato a morte dai congiurati, come Cesare, anche Tu dicessi, prima di soccombere: Tu quoque, Brute, fili mi!
Grazie, amici, della
Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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