Oristano 16 Febbraio
2014
Cari amici,
sono un appassionato di
letture, mi alzo presto la mattina e la prima cosa che faccio è aggiornarmi sui
“fatti del giorno”. In questo periodo, certo, le notizie anche importanti non
mancano! Pochi giorni fa, sfogliando
“Panorama”, il numero del 12 Febbraio, mi ha colpito molto l’articolo di Antonio Rossitto dal titolo “L’Arcipelago delle Authority”,
un’analisi sul mondo delle “Autorità di garanzia”, le agenzie indipendenti che
operano in Italia.
Rossitto, in modo
lucido e anche ironico, ha calcolato che “l’arcipelago”, come lo chiama Lui, è
davvero formato da numerose “isole-authority”, un mondo roseo, senza crisi
occupazionale, dove si continua ad assumere, e dove ai vertici sono collocati
manager di stretta osservanza partitica, con emolumenti di primissimo piano. La
prima domanda che sorge spontanea è: ma l’utilità di tutti questi organismi è
proprio accertata e indispensabile, o in mezzo a quelli “utili” ve ne sono
anche numerosi di utili, solo di facciata? La risposta non è semplice, anche perché,
quanto all’utilità, questa non è facilmente dimostrabile, considerato anche che
pochi se ne preoccupano.
Scrive il serio
giornalista nella sua analisi che in “queste diciotto sempreverdi isolette, in
cui si assume senza sosta, le uscite crescono, gli stipendi sono più alti delle
altre amministrazioni e i manager incassano premi sontuosi. Garanti che
vigilano su ogni aspetto dello scibile…”.
Ecco l’elenco delle 18 piccole
repubbliche: Autorità per la
vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, Autorità nazionale anticorruzione, Autorità garante per la concorrenza ed
il mercato, Autorità per le garanzie
nelle telecomunicazioni, Garante per
la sorveglianza dei prezzi, Commissione
vigilanza fondi pensione, Garante
per la privacy, Istituto di
vigilanza sulle assicurazioni, Commissione
nazionale per le società e la borsa, Garante
piccole e medie imprese, Autorità
per l’energia elettrica e il gas, Commissione
di garanzia sciopero, Ufficio
parlamentare di bilancio, Garante
del contribuente, Agenzia per
l’Italia digitale, Commissione
nazionale per la promozione e protezione dei diritti umani, Autorità regolazione trasporti, Autorità garante per l’infanzia e
l’adolescenza.
Che fatica! Quante autorità! Che
fantasia, poi, nelle denominazioni stesse! Sì, mi viene proprio da
ridere. Poi, però, da piangere. Questi 18 strutture di “Super
esperti”, che con grande discrezione “vegliano” sui cittadini italiani, svolgono
questo silenzioso lavoro in modo abbastanza costoso: al loro interno vi
lavorano 2.675 persone con un costo annuo di 602 milioni di euro, che gravano
sui contribuenti e sulle aziende private dei settori controllati. Mica poco, a
ben pensare: per chi ha una certa età e ragiona ancora in lire costano circa
1.200 miliardi di vecchie lirette! Un’inezia, insomma.
Senza entrare nei
dettagli di ogni singolo “atollo”, come invece ha fatto Rossitto, io credo che
ormai la corda si stata tirata troppo e corra il serio rischio di spezzarsi. I
nostri politici per troppo tempo si sono riempiti la bocca dicendo di voler
diminuire i costi, evitare o azzerare gli sprechi, di voler monitorare tutto,
dai ministeri ai piccoli comuni, in modo che ogni euro versato dai cittadini
fosse utilizzato, in modo chiaro e trasparente, senza privilegi o preferenze e
soprattutto in presenza di valida, necessaria e reale motivazione, ma i
risultati stentano a vedersi, come l’analisi di queste strutture ha pienamente
dimostrato. Pochi esempi possono chiarire meglio il problema.
Analizzando i costi si
rileva che lo stipendio medio dei presidenti di queste Authority si aggira sui
500 mila euro l’anno, considerando che il più sfortunato e povero ne
incassa solo 300 mila. A ruota poi si
scende lentamente dalla piramide verso i lauti emolumenti delle Direzioni, fin
verso il basso, ma sempre e comunque con stipendi super dignitosi Una domanda sorge spontanea: è necessario
sostenere costi così elevati per manager di provata capacità e di così alta
responsabilità? Se sì, segue un’altra domanda, altrettanto difficile: a cosa
servono allora i grandi manager dei Ministeri, Sottosegretariati, Assessorati Regionali,
Provinciali, Comunali, Questure, Prefetture e altri Organi di vigilanza e
controllo, se si ha necessità di far fare ad altri il lavoro che, senza forse,
dovrebbe essere svolto da questi Organi?
Il dubbio atroce che
sorge, il sadico sospetto che spunta è che il doppione sia voluto, salvo rari
casi; fatta eccezione per la Consob, il Garante per la privacy e qualche altro,
il resto assomiglia solo a dei costosi “carrozzoni”, creati per sistemare
persone intoccabili, che vivono sotto la protettiva ala politica dei governanti
di turno.
Cari amici, non molto
più di 24 ore fa, è caduto il governo Letta e si appresta a prenderne il posto
Renzi. Ho sentito in diretta alla TV le motivazioni della sfiducia che la
direzione del PD ha espresso nei confronti di Letta, accusato di essere poco
attivo, di essere finito in un pantano, e che era necessario un “passo nuovo”,
un passo forte, deciso, senza tentennamenti, se si vuole far uscire l’Italia
dal guado, dal pantano di sabbie mobili che possono inghiottirla e colpirla a
morte.
Credo che la fiducia a Renzi venga data senza indugi, nella speranza che
Lui, il “rottamatore”, non si fermerà di fronte ai tanti ostacoli che certo
incontrerà. Cominci a “tagliare”, a rottamare sul serio gli sprechi, mandi via
i fannulloni, crei i presupposti per una ripresa seria che, se non arriverà in tempi
brevi, troverà un’Italia defunta non solo malata grave!
Ciao.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento