Oristano 21 Febbraio
2014
Cari amici,
l’ormai annosa disputa
tra Enti pubblici sull’utilizzo dell’antico Palazzo Paderi, centrale dimora della nobile famiglia oristanese, ora di proprietà indivisa tra Comune di Oristano e A.S.L. n.5,
sembra lunga più della tela di Penelope. E’ davvero un schiaffo al comune senso
dell’economia che un palazzo cosi grande e centrale (si affaccia proprio sulla
Piazza Eleonora) sia da molti anni desolatamente vuoto e regno dei piccioni
cittadini, anziché utilizzato proficuamente, mentre gli Enti proprietari
prendono in costosa locazione altri locali a prezzi non certo popolari.
Passo spesso davanti a
questo austero palazzo e ogni volta vederlo cosi desolatamente abbandonato non
mi fa una bella impressione. Di aspetto severo, caratterizzato da una lunga
facciata in blocchi di arenaria sulla via Carmine e di una più breve in piazza
Eleonora, ha le finestre incorniciate in trachite rossa, accompagnate da tre
balconi al piano nobile sul lato della piazza; lungo il vico Arcais, sopra un
ingresso secondario è ancora collocato lo stemma della famiglia, realizzato in
marmo bianco. Lo stile costruttivo e l’uso dell’arenaria del Sinis rimandano
alla Oristano medioevale, alla Oristano Giudicale, quando la nostra città
rivestiva nel territorio un ruolo importante, addirittura determinante per la
vita sociale dell’intera Isola. Oggi vorrei, con Voi, ripercorrere la storia di
questa dimora, anzi, meglio della sua antica famiglia, in quell’epoca fra le
più importanti della città e del circondario.
Il palazzo, come si può
rilevare dallo stemma nobiliare ancora incastonato sopra lo stipite di un ingresso
laterale in Vico Arcais, appartenne originariamente ad Andrea Dessì Paderi, come
si rileva dall’iscrizione, che fa da bordo allo stemma gentilizio, datata 1548.
Lo stemma presenta uno scudo diviso in due parti: in quella superiore vi sono due uccelli acquatici galleggianti
fra le onde posti l’uno di fronte all’altro, forse due cigni, alludenti al
cognome Dessi(n)i; nella parte inferiore è scolpito un
pavone rivolto verso un albero. Lo scudo, di forma ovale, è circondato dalla
scritta + POSSEOR HVIVS DOMVS EST ANDREAS DESSI ET PADERI ORISTANIEN A. 1548.
La nobile famiglia
Paderi, risulta accreditata ad Oristano fin dal secolo XV. I dati storici la
definiscono al servizio dell’amministrazione del Marchesato di Oristano. Nel
1481 un Sebastiano Paderi risulta ufficiale in forza nel Campidano Maggiore di
Oristano; nel 1608 un altro Paderi, Domenico, è noto per aver fatto edificare
il convento dei Cappuccini di Oristano, ampliato in seguito da un suo omonimo
nipote (vedi in questo stesso blog la storia del Convento e della Chiesa dei
Cappuccini, da me riportata il 7.12.2012). Nel 1630 i Paderi acquisirono la patente
ufficiale di nobiltà con Baldassarre, ufficiale del Campidano di Simaxis, che
fu armato cavaliere il 23 maggio, titolo confermato col diploma di cavalierato
del 18 dicembre 1631. Il nobile Baldassarre donò un suo palazzo per la
fondazione dell’attiguo convento e chiesa di San Domenico, affacciati sulla Via
Lamarmora e, in parte, sull’attuale Piazza Martini. L’edificio, successivamente
rimaneggiato, ospitò i frati Domenicani fino al 1832. In tempi successivi fu
prima sede dell’amministrazione delle gabelle, mentre durante la prima guerra
mondiale l’edificio fu destinato ad usi militari. Nel 1924 vi fu trasferita la struttura operativa della Guardia di Finanza,
la “Caserma Nioi”. Attualmente risulta sempre di proprietà dell’Amministrazione
finanziaria e ospita diversi Uffici.
Il figlio di Don Baldassarre,
Sisinnio, ambizioso e lungimirante, riuscì, nel 1642, ad entrare a far parte del
Parlamento del duca di Avellano; questo consentì anche ai suoi discendenti di continuare
a far parte di questo parlamento negli anni successivi, fino a ricoprirne, più
volte, la carica di Veguer Real (rappresentante vicario del Re) della città
fino all’800. La nobile famiglia espresse anche diversi canonici del Duomo,
fondando anche un canonicato ereditario. Accorti e lungimiranti i Paderi strinsero
proficue parentele con altre nobili famiglie della città, riuscendo a raggiungere
una posizione di primissimo piano. Domenico, per esempio, nel 1777 istituì il
fidecommesso familiare, surrogandone uno precedente del 1766, e nel 1778 divenne
amministratore della Real Tanca di Paulilatino. Il ruolo importante esercitato
da questa famiglia proseguì per tutto il XVIII secolo e fino agli albori del
successivo; il casato, per meglio distinguersi e vantare antiche nobili
origini, portarono, unito per eredità,
il cognome della nobile famiglia oristanese degli Areso o Aresu.
Figlio di Domenico fu
Don Sisinnio che nel 1799 chiese il titolo di marchese di Sant'Anna
coll’erezione in feudo dell’omonimo oliveto che possedeva nei territori di
Donigala Fenughedu, in considerazione dei meriti paterni e con l’offerta di
costruirvi e dotare una cappella per la comodità dei contadini, ma la sua
richiesta, con suo sommo dispiacere, non ebbe corso. Il 1.800 è il momento di
maggior splendore della famiglia, che intanto ha esteso i suoi interessi a
Cagliari, dove Don Sisinnio si era sposato con una delle ultime discendenti dei
Ventimiglia, famiglia che si fregiava del titolo di Conte. Il titolo
marchionale l’avrebbe senz’altro posto ai vertici delle famiglie oristanesi, la
cui aristocrazia all’epoca contava solo un altro marchese, quello d’Arcais e un
solo conte, Valentino di S. Martino (i Malliano, marchesi di S. Maria per
eredità dalla famiglia Deroma si erano ormai già allontanati da Oristano); le
altre antiche famiglie, come i Trogo e gli Aresu, di cui i Paderi aggiunsero il
cognome, erano ormai estinte. Considerando che le altre famiglie nobili che
popolarono la città nell’Ottocento erano quasi tutte di recente nobiltà o
forestiere, i Paderi erano forse la più antica rimasta. Don Sisinnio nel luglio
del 1800, venne decorato della Croce dei SS. Maurizio e Lazzaro e del titolo di
Conte di S. Anna.
Figlio di Don Sisinnio
fu Don Raimondo che nonostante gli incarichi militari partecipò alla vita
pubblica della sua città, dapprima come Vicario Regio poi come sindaco. Morì
nel 1842. Nel suo testamento e successivo inventario si denuncia il palazzo di
Oristano, situato nella strada di Città, composto di un piano terreno e tre
piani alti, sette botteghe terrene verso il Convento di San Domenico, un
magazzino con cortile e con pozzo, un giardino di agrumi ed altri fruttati. Dei
suoi beni fu erede universale il figlio Maurizio che si dedicò anch'egli alla
carriera militare. È da ritenere che morto il conte Maurizio senza figli, il
titolo sia passato allo zio che viveva ormai a Nizza. Iniziava così il declino
di una grande famiglia che tanto aveva contato nell’Oristanese.
Cari amici, abbiamo
ripercorso insieme un piccolo tratto del percorso storico del nostro glorioso
passato. Oggi sembra quasi che delle tracce di questo importante periodo poco
importi ai nostri amministratori che, invece, dovrebbero, in tutti i modi
possibili, metterlo in luce e trasmetterlo, anche attraverso i manufatti ancora
esistenti, ai nostri figli. Palazzo Paderi credo che abbia ancora molto da dire
alle nuove generazioni.
Grazia della Vostra
attenzione.
2 commenti:
Salve, io faccio Paderi di cognome, non conoscevo tutto questo. Grazie, molto interessante!
bonjour,
je vous envoie ce message de France si l'auteur du blog pouvait me contacter
jcberi0613@gmail.com
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